Gianni Barbacetto e Andrea Giambartolomei, il Fatto Quotidiano 3/7/2014, 3 luglio 2014
VIETTI CONTRO LE BOBINE IN CUI SI PARLA DI LUI
È sempre “reduce da una visita al Quirinale”. Lo era quando si fece intervistare da La Stampa per anticipare il giudizio del Csm a favore del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Lo è quando dispensa a Repubblica le sue tesi sulla riforma della giustizia. Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, sul falso in bilancio dice che in fondo non val la pena di scaldarsi, la depenalizzazione fu fatta “non per indebolire la fattispecie, ma per proporzionare la pena rispetto al danno”. Al massimo, servono ritocchi. Del resto, la depenalizzazione fu fatta nel 2002, proprio quando Vietti era al governo come sottosegretario: e fu proprio lui a fissare le “soglie di non punibilità” che aiutarono Berlusconi a farla franca in una serie di processi. Due anni dopo, si schierò contro eventuali modifiche: “Farebbe sospettare che la legge sia stata fatta per salvare qualche imputato in particolare”. E sull’immunità? “Sono favorevole a un ammortizzatore tra l’iniziativa giudiziaria e il mandato parlamentare”. Bella, l’idea dell’iniziativa giudiziaria da “ammortizzare”. Vietti ci aveva già pensato nel 2004, il giorno in cui a Palermo fu condannato per mafia Marcello Dell’Utri: “Va ripristinata l’immunità parlamentare”. Nel 2010 la ripristina su misura per B., ideando il legittimo impedimento blocca-processi per il premier. Ma il bello arriva sulle intercettazioni: “Ci vuole una vera udienza filtro in cui, nel contraddittorio delle parti, il giudice faccia una selezione tra ciò che è rilevante e ostensibile, e ciò che non lo è, e va distrutto”. Da distruggere, per esempio, le telefonate in cui si parla di Vietti. Come quelle dell’indagine “San Michele” che martedì ha portato in carcere a Torino venti tra ’ndranghetisti e fiancheggiatori. A fare il nome del vicepresidente del Csm è uno degli arrestati, il “finto avvocato” Gabriella Toroddo. Un personaggio che millanta – avvertono gli investigatori – da prendere con le molle. Già condannata nel 2013 a 3 anni e 4 mesi per truffe immobiliari milionarie, parlando con Franco Mirante, uno dei presunti ’ndranghetisti arrestati, Toroddo dice: “Ho venduto il collegio salesiano di Lanzo a Vietti e a Tecnocasa. Dopo dieci anni che loro davano i numeri, sono riuscita a trovarli, tre compratori in un anno. Poi con uno non ci siamo messi d’accordo e invece con Vietti e con Tecno-casa... Tecnocasa era per fare un piacere a lui e l’ha comprata”. Non è certo il ruolo di Toroddo nella compravendita, ma è sicuro che il collegio è stato ceduto nel 2007 dai salesiani a Tecno-casa e a Sibar, la società della famiglia Vietti che gestisce immobili e case di cura private. E proprio la casa di cura Villa Ida della famiglia Vietti è finita in un’indagine della procura piemontese della Corte dei conti, perché ritenuta parte di un sistema con cui le cliniche private ottenevano rimborsi più alti dalla Regione Piemonte. Vietti ebbe anche uno strano incontro con l’Ad Finmeccanica Giuseppe Orsi, indagato per corruzione internazionale a Napoli e poi arrestato a Busto Arsizio.
L’incontro, avvenuto il 30 marzo 2012 nello studio da avvocato di Vietti a Torino, viene raccontato in un’ordinanza del tribunale del riesame in cui i giudici ribadiscono la sussistenza di un “intenso e concreto inquinamento delle prove” da parte di Orsi. Il manager quell’incontro lo spiegò così: “Il colloquio era finalizzato a parlare della vicenda del trasferimento dell’Alenia Aermacchi (Finmeccanica) dalla sede di Torino a Caselle e delle conseguenti tensioni con i lavoratori e con i sindacati”. Una “giustificazione del tutto tardiva e poco plausibile”, secondo i giudici del riesame, per i quali è “improbabile che il vicepresidente del Csm sia un referente per la politica d’impresa o per i rapporti con il sindacato”. La Procura di Busto e il Riesame ritengono invece che Orsi spingesse per far nominare in fretta il nuovo procuratore di Busto (il posto era vacante), in modo da liberarsi del suo accusatore, il pm Eugenio Fusco, inviato a Busto come “facente funzioni” per coordinare l’inchiesta Finmeccanica. Vietti, invece, la spiega così: “Non ricordo. Ho incontrato Orsi più di una volta in occasioni pubbliche, per esempio una serata al Teatro Regio... Del resto a quella data Orsi era un cittadino ancora incensurato, da molti frequentabile e frequentato. Non escludo di averlo incontrato anche nel mio ex studio: io ascolto tante persone che, in nome del mio passato impegno politico, mi parlano di questioni anche non di giustizia”. Sul trasferimento Alenia Aermacchi a Caselle: “Francamente non me lo ricordo... forse l’ho letta sui giornali o me ne ha parlato qualcuno, può anche darsi sia stato Orsi la sera dell’Opera”.
Gianni Barbacetto e Andrea Giambartolomei, il Fatto Quotidiano 3/7/2014