l’Unità 3/7/2014, 3 luglio 2014
SCOZIA E CATALOGNA: VOGLIA D’INDIPENDENZA
Spagna e Regno Unito si preparano ai referendum in cui fra qualche mese i promotori vorrebbero decidere dell’indipendenza di Catalogna e Scozia. I primi a votare saranno gli scozzesi, il 18 settembre. Poi il 9 novembre dovrebbe essere la volta dei catalani, ma il voto della regione di Barcellona è oggetto di un braccio di ferro: da una parte il governo di Madrid lo definisce illegittimo, dall’altra il governo regionale catalano è determinato a svolgere la consultazione. E il nuovo re Felipe VI, salito al trono dopo l’abdicazione del padre Juan Carlos, dovrà senz’altro affrontare la questione.
INDIPENDENTISTI UNITI
Nel Regno Unito diversi partiti scozzesi chiedono l’indipendenza della regione. Seppure divisi sulle modalità di attuazione, grazie all’intervento del primo ministro della Scozia Alex Salmond hanno ottenuto, con un accordo con il premier britannico David Cameron, che la popolazione si esprima sulla questione in un referendum costituzionale. Il quesito posto agli elettori (di età superiore ai 16 anni) sarà: «Dovrebbe essere la Scozia uno Stato indipendente?».
Principale promotore è stato lo Scottish National Party di Salmond, che da anni tenta di ottenere sostegno da altri partiti per raggiungere l’obiettivo di tenere un referendum. Nel 2011 con le elezioni ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento e nell’ottobre 2012 è arrivata la firma di Cameron. I principali partiti del Regno Unito, Conservatore, Laburista e Liberaldemocratico, si oppongono al distacco della Scozia. Se gli scozzesi decidessero per l’indipendenza, il nuovo Stato resterebbe comunque nel Commonwealth: il capo di Stato proverrebbe dunque in ogni caso da Buckingham Palace, come sancito dall’Atto d’unione del 1707.
Secondo molte rilevazioni il sì non passerà. I sondaggi hanno mostrato che non tutta la popolazione scozzese è disposta a lasciare Londra (anche perché Edimburgo dovrebbe affrontare una difficile situazione economica, con un pesante debito). Diverse questioni economiche hanno un ruolo nella contesa: tra queste il denaro versato annualmente da Londra alla Scozia e i giacimenti di petrolio nel Mare del Nord.
Anche alcuni nomi celebri si sono espressi sull’argomento. La scrittrice J.K. Rowling, «mamma» di Harry Potter e della sua saga, si oppone con fermezza e ha donato un milione di sterline alla campagna che vuole tenere unito il Paese. L’ex volto di James Bond, Sean Connery, è invece di parere opposto ed è un deciso sostenitore dell’indipendenza.
SONDAGGI CONTRARI
II principale promotore del referendum del 9 novembre per la secessione della Catalogna dalla Spagna e la creazione di un nuovo Stato europeo è il presidente della regione, Artur Mas, politico di carriera trentennale che in questa consultazione si gioca il suo futuro.
Stando ai sondaggi, un’ampia maggioranza dei 7,5 milioni di residenti della Catalogna vuole che il voto si tenga come espressione di autodeterminazione, ma solo la metà di loro è favorevole a tagliare i legami con il governo di Madrid. Se il voto non si dovesse tenere perché bloccato dalle decisioni dei tribunali, Mas potrebbe essere costretto a indire elezioni regionali anticipate. La formazione di un’identità catalana ha radici storiche profonde.
Nella regione oggi bilingue, studiare il catalano era vietato sotto la dittatura del generale Francisco Franco, cioè dal 1939 al 1975.
Il percorso referendario è cominciato a giugno del 2010, alcuni mesi prima che Mas diventasse governatore della Catalogna. La Corte costituzionale decise di bocciare alcuni punti chiave di una legge che l’avrebbe riconosciuta di fatto come una nazione all’interno della Spagna. Secondo Mas, quella mossa legale, che giungeva dopo decenni di battaglia politica, rese i catalani ancora più determinati a prendere, le distanze dal governo centrale di Madrid. Nei quattro anni successivi il movimento ha continuato a crescere: nel 2012 oltre un milione di catalani che chiedevano un voto sull’indipendenza scesero per le strade di Barcellona, dando vita alla più grande manifestazione nazionalista dagli anni ’70. Il referendum della Catalogna è però oggetto di un braccio di ferro con Madrid: ad aprile il Parlamento spagnolo ha respinto a larga maggioranza la petizione che lo chiedeva e il governo ha fatto sapere che il voto sull’indipendenza è impossibile in virtù della Costituzione. Ma il governo regionale intende andare avanti, e in quel caso il governo potrebbe portare la vicenda in tribunale per ottenere lo stop.
Tuttavia, Artur Mas ha lanciato un messaggio al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, dicendo che il voto aiuterebbe ad allentare le tensioni politiche e ha espresso la speranza che il nuovo monarca Felipe VI possa mediare il conflitto.
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