Federico Rampini, la Repubblica 3/7/2014, 3 luglio 2014
ANNUNCIO SHOCK DEL LUPO DI WALL STREET: «HO UN TUMORE»
Il Lupo di Wall Street, quello più autorevole di tutto il branco, si mette a nudo davanti al mondo intero nel momento più terribile. Rivela di avere il cancro alla gola. Annuncia nei dettagli come combatterà contro la malattia, senza tuttavia ritirarsi dal lavoro. È il banchiere più potente del pianeta a fare questo atto di trasparenza estrema e perfino di umiltà di fronte al destino da comune mortale. Jamie Dimon, chief executive di J. P. Morgan Chase, era alla vigilia di un viaggio in Europa dove da oggi lo attendeva una fitta agenda di incontri con i capi di governo, primo fra tutti Matteo Renzi. Viaggio cancellato in extremis. Dimon ha voluto dire tutta la verità sul suo stato di salute, che lo ha costretto ad annullare quegli impegni. Un atto forse dovuto, ma non scontato, per uno dei potenti della terra, il super-banchiere ormai sottoposto allo stesso livello di trasparenza sulla salute che da anni viene richiesto al presidente degli Stati Uniti. Il suo è un dovere anche nei confronti dei mercati: la più grande banca d’America e del mondo vive costantemente sotto i riflettori degli azionisti, una malattia del chief executive può avere ricadute economiche importanti.
Dimon, 58 anni, ha dato l’annuncio in un comunicato rivolto sia ai dipendenti che agli azionisti, poco dopo averne informato il suo consiglio d’amministrazione: «Desidero farvi sapere che mi è stato appena diagnosticato un cancro alla gola. La buona notizia è che
la prognosi dei miei medici è eccellente, il cancro è stato preso molto presto, quindi sono curabile. Anche se la cura mi costringe a rinunciare ai viaggi, mi è stato detto che posso continuare ad essere attivo e presente sul lavoro, pertanto continuerò a dirigere l’azienda come sempre». Dimon ha aggiunto che la prima fase di radiazioni e chemioterapia durerà otto settimane, il consiglio d’amministrazione sarà informato del decorso.
La notizia ha fatto scalpore per molte ragioni. A differenza degli obblighi di informazione medica imposti alla Casa Bianca da alcuni decenni, il capitalismo americano non è sempre stato tenuto a questa sincerità. L’esempio più recente che si ricordi, a questo livello di notorietà, fu il caso di Steve Jobs. Il fondatore di Apple, anche quando era visibilmente consumato dalla malattia, dimagrito e quasi scheletrico, distillò con il contagocce notizie che considerava personali. Solo negli ultimi stadi del suo cancro al pancreas ormai incurabile, gli azionisti e i dipendenti di Apple ebbero diritto a bollettini medici esaurienti. La svolta di Dimon potrebbe essere anche un riflesso delle critiche che a suo tempo furono rivolte dai mercati all’opacità di Apple.
Dimon è un personaggio abituato a far parlare di sé, catalizzando i poli estremi dell’ammirazione e delle critiche. Il Lupo di Wall Street impersonato da Leonardo di Caprio nel film di Martin Scorse, era al confronto un personaggio assai minore, pittoresco quanto marginale. A dieci anni esatti dalla sua ascesa al vertice di J. P. Morgan Chase, Dimon è diventato il più rappresentativo dei Padroni dell’Universo, ancor più di Lloyd Blankfein che dirige Goldman Sachs. Nelle prime fasi della crisi sistemica del 2008, Dimon fu di tutti i Lupi di Wall Street quello che seppe reggere con più grinta. J. P. Morgan uscì dalla crisi assai meno indebolita delle sue concorrenti. Grazie a quella solidità, Dimon riuscì ad avere un buon rapporto con Barack Obama proprio mentre i suoi colleghi banchieri precipitavano nel discredito. Ma ben presto anche le fortune di Dimon ebbero dei rovesci. Il Dipartimento di Giustizia di Obama avviò indagini su J. P. Morgan Chase per illeciti e frodi legate ai mutui subprime. Un procedimento concluso con la multa-record della storia: 13 miliardi di dollari. Un altro duro colpo all’immagine del Lupo capo-branco arrivò con il cosiddetto scandalo della “Balena di Londra”, un buco di oltre 6 miliardi di perdite creato da speculazioni sugli hedge fund, per lo più illecite in base alle nuove norme varate da Obama per ridurre gli investimenti ad alto rischio. Infine la più grande banca di Wall Street fu punita per il suo coinvolgimento con il truffatore Bernie Madoff, un’altra macchia grave nella reputazione di Dimon.
Per quanto il banchiere affronti la malattia con la grinta di sempre, la previsione di Wall Street è che precipiti la resa dei conti: verso la sua uscita definitiva e la ricerca di un delfino; una successione molto più rapida rispetto all’orizzonte dei tre-sette anni che lo stesso Dimon si era dato per gestire la sua eredità imperiale.