Sergio Romano, Corriere della Sera 3/7/2014, 3 luglio 2014
PATTO D’ASSOCIAZIONE CON KIEV TROPPA POLITICA, POCA ECONOMIA
La provocazione della Ue nei confronti della Russia prosegue senza sosta. Non si è limitata a sottoscrivere un accordo di associazione e libero scambio con l’Ucraina, ma ha anche firmato patti
di cooperazione con Moldavia e Georgia. Quindi, come scrive Luigi Offeddu, «economicamente, politicamente, commercialmente e soprattutto storicamente,
un altro passo di allontanamento dalla Russia e di avvicinamento alla Ue. Cioè all’Occidente, alla Nato, agli Usa». La prossima candidata sarà l’Armenia. Armenia e Georgia appartengono al continente asiatico, ma avrebbero forti legami culturali con l’Europa. È sufficiente questo per creare nuove tensioni con la Russia? In che cosa consistono i legami culturali con l’Europa? Considerando i costi, quali sarebbero i benefici che la Ue si aspetta?
Anna Mara Prati
Cara Signora,
nella vicenda del trattato d’associazione vi è sempre stata più politica che economia. A Kiev era desiderato soprattutto da quella parte dal Paese che voleva allontanare l’Ucraina da Mosca e ancorarla all’Europa centro-occidentale. A Bruxelles il patto era voluto da quei Paesi (la Polonia in particolare, ma non solo) a cui premeva soprattutto impedire la ricostituzione di un’area d’influenza russa sui loro confini Le difficoltà economiche sono state trattate sommariamente e distrattamente. È stato dimenticato che l’Ucraina dipende dal gas russo per le sue esigenze energetiche e dal prezzo più o meno politico di Gazprom per il suo sistema finanziario. È stato dimenticato che la produzione industriale dell’Ucraina orientale sopravvive grazie al mercato russo. È stato dimenticato infine che il trattato d’associazione suscita nel Paese associato la speranza dell’adesione: una prospettiva a cui si opporrebbe, molto probabilmente, la maggioranza dei Paesi dell’Ue.
Anche la reazione russa è stata più politica che economica. Il generoso prestito offerto a Kiev (dodici miliardi di dollari) per indurlo ad astenersi dalla firma del patto, fu in quelle circostanze un gesto avventato, una sfida all’Europa che avrebbe irritato gli Stati antirussi dell’Ue. È possibile che il presidente Janukovich sperasse di barcamenarsi tenendo una gamba in ciascuno dei due campi. E vi sarebbe forse riuscito, almeno per qualche tempo, se non fosse fuggito precipitosamente nella notte del 21 febbraio di quest’anno. Forse l’aspetto più paradossale di quella vicenda è l’accordo che Yanukovich aveva concluso qualche ora prima con i ministri degli Esteri di tre Stati europei (Germania, Francia, Polonia) per la riforma della Costituzione e nuove elezioni. Qualche uomo politico europeo dovrà spiegarci, prima o dopo, perché l’Ue abbia tollerato senza protestare che la sua mediazione venisse bruscamente vanificata in circostanze mai totalmente chiarite.
Credo che quanto ho scritto sull’accordo d’associazione con l’Ucraina valga anche per quelli firmati con altre repubbliche ex sovietiche (Moldova e Georgia). Questi accordi sono più politici che economici e destinati a suscitare altre reazioni di Mosca.