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 2014  luglio 03 Giovedì calendario

IL BANCHIERE PIÙ FAMOSO DEGLI USA ANNUNCIA IL SUO CANCRO


DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Come una guerra, come un ammanco in grado di far vacillare il bilancio, anche il cancro può essere una variabile che fa fluttuare il valore delle azioni e da affrontare rassicurando gli investitori. Così come ha fatto Jamie Dimon, il presidente e amministratore delegato di Jp Morgan Chase. È solo l’ultimo manager a «comunicare» pubblicamente, quasi fosse un obbligo statutario, di essersi ammalato di tumore.
A 58 anni, gli ultimi dieci dei quali trascorsi alla guida della più grande banca Usa, a metà dell’anno in cui riceverà circa 20 milioni di dollari di compenso, Dimon si è sentito diagnosticare un tumore alla gola. Una tragedia che cambia la vita, ma che può essere ritenuta un’ informazione sensibile con potenziali riflessi sull’andamento azionario di una banca la cui gestione è accentrata sull’uomo che l’ha condotta più a lungo di chiunque. È probabilmente per questo che Dimon ha raccontato, o forse si è sentito costretto a raccontare la sua vicenda personalissima con una nota consegnata martedì scorso ai dipendenti e agli azionisti. «Mi sento molto bene ora ma vorrei che tutti voi sappiate che la mia situazione sanitaria cambia», ha scritto spiegando che per combattere il cancro si sottoporrà per otto settimane a trattamenti nel centro tumori del Memorial Sloan Kettering di New York. Come in una relazione ufficiale, Dimon ha fornito tutti i particolari chiarendo che la malattia è «in uno stadio iniziale», è «curabile», non si è estesa dal «sito originale» nella parte destra del collo e da alcuni linfonodi adiacenti e che la prognosi è «eccellente».
Ha quindi assicurato che resterà a capo di Jp Morgan Chase la quale «continuerà a raggiungere risultati di prima classe». A chi si chiedeva se le cose per la banca cambieranno, il portavoce dell’istituto di credito si è affrettato ad assicurare che comunque «è stato fissato un programma di corto, medio e lungo termine per la successione». Parole che, con la nota di Dimon, sembrano aver disteso il mercato che ieri reagiva con una modesta flessione delle azioni intorno all’uno per cento.
Jamie Dimon non è il primo a mettere in piazza la propria malattia. Nel 1996 Andy Grove, fondatore di Intel, il colosso dei processori, scelse le pagine della rivista Fortune per rivelare di avere un cancro alla prostata. L’approccio fu ingegneristico (lui è un ingegnere) con grafici e dati, ma anche con un racconto in prima persona.
Fece lo stesso nel 2012 il finanziere Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi al mondo, che spedì una lettera agli azionisti della sua Berkshire Hathaway, anche lui per un cancro alla prostata.
Molto più riservato era stato l’anno prima Steve Jobs, colui che incarnava il simbolo stesso della Apple. Aveva tenuto nascosta la sua malattia, ma dopo che la rete tv Abc rivelò i dettagli del cancro che lo aveva colpito al pancreas e ci si cominciò a chiedere se con Jobs sarebbe sparita anche la Apple, l’ad presentò personalmente una serie di nuovi modelli. Così come non accadde nulla alle società di Grove e di Buffet, anche le azioni della casa di Cupertino non subirono danni.
Quando Jobs morì salirono perfino di valore.