Paolo Valentino, Corriere della Sera 3/7/2014, 3 luglio 2014
BIBBIA E CORTE SUPREMA LA DINASTIA GREEN SFIDA L’AMERICA DI OBAMA
DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Sarà come tornare indietro nel tempo e ritrovarsi nella Terra Santa del Primo Testamento. Il Mar Rosso si aprirà davanti ai vostri occhi in 3D. E come Mosè vedrete il roveto ardere intatto. Potrete interagire con antichissimi testi sacri. E, protette da teche di cristallo, vedrete tavolette con scritture cuneiformi che gli esperti giurano risalire «al tempo di Abramo», una straordinaria collezione di Manoscritti del Mar Morto, la più antica edizione esistente del Vangelo di Giovanni, una nota scritta di pugno da Martin Lutero, insieme a 45 mila reperti, forse la più grande collezione privata al mondo di cose bibliche.
Il Museo della Bibbia costerà oltre 400 milioni di dollari e aprirà nel 2017 a pochi isolati dal National Mall, il grande parco che a Washington corre dal Congresso al Lincoln Memorial e dove la democrazia americana mette in scena la propria narrativa. Destinato a diventare il luogo di riferimento dei cristiani evangelici d’America, il museo segnerà la definitiva consacrazione di una nuova dinastia, la celebrazione nazionale di una famiglia di capitalisti dell’Oklahoma, che dell’adesione totale alla lettera delle Sacre Scritture ha fatto il principio fondante della propria cultura d’impresa. «Noi crediamo con tutto il cuore che il nostro successo sia opera della grazia di Dio», ama ripetere il patriarca David Green, 72 anni, l’uomo che nel 1972 fondò Hobby Lobby, la catena di negozi di artigianato che sotto la sua guida è diventata un gigante con un volume d’affari da 3 miliardi di dollari l’anno e 626 negozi sparsi in 47 Stati. Dove tutto, dalle vacanze alle chiusure domenicali, dalle preghiere mattutine agli inni sacri cantati dai dipendenti, al salario d’inizio doppio del minimo legale dell’Oklahoma, trasuda stretta osservanza del magistero biblico. Ancora oggi sono i Green gli unici proprietari dell’azienda. E sono loro i finanziatori del museo.
Ma prima ancora della sua apertura, a proiettare David Green e i suoi due figli Mart e Steve al centro della conversazione nazionale e a dar loro lo status di eroi dell’universo cristiano-conservatore, è stata la decisione con cui la Corte Suprema, lunedì scorso, ha riconosciuto il diritto di aziende come Hobby Lobby di invocare le proprie convinzioni religiose e rifiutare ai loro dipendenti la copertura medica per pratiche contraccettive come la pillola del giorno dopo, che gli evangelici equiparano all’aborto.
E’ stata soprattutto una vittoria dei Green. Furono loro infatti, due anni fa, in una riunione ormai entrata nella mitologia del movimento e che vide insieme tre generazioni della famiglia, a decidere di sfidare davanti alla più alta magistratura americana la Obamacare, la controversa riforma sanitaria varata dal presidente, sul terreno minato della libertà di professione religiosa, garantita dal primo emendamento della Costituzione. Le possibili conseguenze della sentenza, che di fatto equipara i diritti di una corporation a quelli di una persona fisica, sono ancora oggetto di discussione tra gli specialisti. In teoria, potrebbe aprire il varco a una devastante cascata di richieste di esenzioni, non solo in tema di riforma sanitaria, da parte di qualunque azienda si voglia e si possa dimostrare guidata da principi religiosi. Ma il dato nuovo del paesaggio pubblico americano sono il ruolo attivo e la posizione di primo piano occupata dalla dinastia Green nella galassia evangelica conservatrice. Anche perché l’assalto legale alla sanità, secolare e laicista, di Barack Obama e la costruzione del museo a ridosso del rettangolo di terra dove si rappresenta l’identità nazionale, sono solo le iniziative più celebri. Porta infatti la firma dei Green l’assegno da 70 milioni di dollari che nel 2007 salvò dalla bancarotta la Oral Roberts University, un college cristiano dell’Oklahoma travolto dalla disinvolta gestione del suo presidente, che con i fondi dell’Università finanziava campagne elettorali, restaurava le sue ville e pagava i viaggi alle Bahamas, le auto di lusso e i vestiti della figlia.
Ma il loro progetto più controverso è forse la Green Scholars Initiative, un curriculum di insegnamento quadriennale della Bibbia inizialmente previsto per le scuole pubbliche di Oklahoma, Texas e North Carolina, destinato a scontrarsi con una sentenza della Corte Suprema del 1948, che proibisce l’insegnamento biblico nelle scuole pubbliche durante le normali ore di lezione. «Il nostro obiettivo — ha detto Steve Green — è reintrodurre la Bibbia come storicamente vera e buona, in una nazione in pericolo poiché ignora l’insegnamento di Dio». E’ più che abbastanza per scatenare una nuova guerra di cultura sulla laicità dello Stato.