Eva Cantarella, Corriere della Sera 3/7/2014, 3 luglio 2014
TELEMACO, L’EREDE CHE FORSE NON FU MAI RE
Di Telemaco si parla poco, ha detto Renzi. È vero, se ne parla poco. E non a caso, con un padre come quello che aveva. Se il confronto con un genitore celebre è spesso molto difficile, come non pensare con simpatia al figlio di un eroe assolutamente speciale qual era Ulisse, l’ «uomo dalle molte astuzie» capace di compiere imprese che neppure il più forte degli Achei, Achille, sarebbe mai riuscito a compiere? E come se questo non bastasse quel padre era partito per la guerra lasciando Telemaco ancora bambino e la moglie Penelope alle prese con ben cento otto pretendenti, che volevano sposarla per conquistare il potere su Itaca. Povero Telemaco. All’inizio dell’Odissea lo incontriamo quando ha raggiunto l’età adulta. Esortato dalla dea Atena convoca l’assemblea degli itacesi, ai quali chiede di dargli una nave per andare a cercare notizie del padre, come ben noto assente da vent’anni. Gli itacesi non ci pensano neppure. È solo per intervento di Atena che Telemaco riesce a partire per interrogare Nestore e Menelao: non per colpa sua, un viaggio del tutto vano. Per ritrovarlo in azione dobbiamo aspettare che Ulisse, tornato finalmente a Itaca, lo incontri di nascosto e gli esponga il suo piano di battaglia. L’operazione scatta durante la celebre gara con l’arco, indetta da Penelope per decidere a quale dei proci concederà la sua mano. Affiancato da Telemaco, Ulisse stermina i pretendenti. Il potere regale è di nuovo nelle sue mani. E Telemaco? Quale sarà il suo ruolo? A Itaca non esistevamo regole dinastiche. Il potere regale passava ai figli solo se questi lo avevano meritato. Telemaco lo meritò? Non lo sappiamo