Carlo Panella, Libero 3/7/2014, 3 luglio 2014
AL QAEDA ROTTAMATA, TRIONFA L’ISIS
Il Califfato islamico proclamato dai terroristi dell’Isil tra Siria e Iraq si allarga a macchia d’olio, e sorpassa abbondantemente la capacità di polarizzare e galvanizzare le forze del terrorismo islamico di al Qaeda. «Vogliamo stringere un legame affettuoso con voi» ha proclamato ieri Othman al Ashimi leader di al Qaeda nel Maghreb al termine di una riunione clandestina convocata nel sud della Libia a cui hanno partecipato le organizzazioni terroristiche che si muovono tra il Marocco, l’Algeria, la Libia, la Tunisia e il Mali. Riunione che aveva lo scopo di prendere posizione rispetto a questa clamorosa novità che ha scosso le coscienze in tutto il mondo dell’estremismo islamico. In un video postato su Internet, il leader dell’Aqmi al Ashimi afferma: «I mujahedin dello Stato islamico in Iraq e nel Levante sappiano che noi non li abbandoneremo mai, l’Isil ha ridisegnato la mappa del califfato islamico, ha sancito la vittoria degli oppressi e ha riscattato gli infelici, mi congratulato con il Principe dei Credenti Abu Bark Al Baghdadi per il suo chiaro trionfo a Mosul, Samarra e altrove». Il comunicato prosegue chiedendo ad al Zawahiri, di sciogliere il suo silenzio sul califfato e ribadisce che comunque l’Aqmi ha fatto la sua scelta «a favore dell’obbedienza all’Isil». Al Ashimi si noti attribuisce ad al Baghdadi il titolo di “principe dei Credenti”, mai attribuito da nessuno a Bin Laden, formula che esplicita la carica di “khalifa” di vicario in terra del Profeta Maometto. Una novità esplosiva che calamiterà proclami di obbedienza da parte di altre organizzazioni terroriste che sono saldamente impiantate nello Yemen, in Egitto e Palestina, Giordania e in Somalia, con eccezione forse di quelle impiantate in Pakistan e Afghanistan ancora legate ad una al Qaeda ormai fuori dai giochi e probabilmente dei Boko Haram della Nigeria che hanno logiche proprie. Sta di fatto che ai 7-10.000 miliziani dell’Isil si sommano ora i 3-5.000 miliziani dell’Aqmi e dei gruppi alleati. Soprattutto, forti del controllo pieno di un grande territorio con città come Mosul, Raqqa e Tikrit, quale mai al Qaeda ha potuto controllare. Territorio in cui l’Isil per di più controlla ormai l’esportazione del petrolio della provincia siriana di Raqqa. Un territorio da cui difficilmente sarà spazzata via.
Con l’individuazione di un Califfo, il terrorismo islamico fa dunque un enorme salto di qualità sul piano politico e religioso che suona come una minaccia diretta all’Occidente. Ieri Al Baghdadi ha lanciato il suo primo «appello ai musulmani del mondo» in cui ha promesso: «Se seguirete le mie indicazioni, arriveremo anche a Roma». Un delirio che sottintende una minaccia chiara: i miliziani del califfato meneranno i loro attacchi terroristici non più solo in terra araba, ma anche in Europa. È questa la sanzione piena del fallimento dell’intera strategia di Barack Obama che ha sempre negato il profondo e evidente legame tra fondamentalismo islamico e il terrorismo e che quindi lo ha contrastato come si trattasse di una sorta di “Spectre”, con le uccisioni mirate con i droni. Strategia ridicolizzata nei giorni scorsi da un report del Stimson center, autorevole think thank bipartisan: «Temiamo che l’eccessiva dipendenza della strategia antiterroristica dell’amministrazione Obama dagli omicidi mirati tramite droni poggi su assunti discutibili; non c’è alcuna indicazione che la strategia Usa per distruggere Al Qaeda abbia fermato l’ascesa dell’estremismo islamico sunnita, costituito un deterrente per i gruppi estremisti sciiti e aumentato la sicurezza a lungo termine degli interessi americani».