Andrea Bassi, Il Messaggero 3/7/2014, 3 luglio 2014
IL RE DELLE SLOT ORA MEDITA LA CHIUSURA LO STATO RISCHIA UN BUCO DA 1 MILIARDO
ROMA Tutto sul 9. O la va o la spacca. E se la spacca Bplus, la società controllata da Francesco Corallo, il principale concessionario italiano di slot machine, sarebbe pronta a chiudere i battenti. Il 9 luglio è il giorno fissato dalla Corte dei Conti per la sentenza di appello sulle maxi multe per il mancato collegamento alla rete Sogei dei concessionari dello Stato. Una vicenda che si trascina da anni e che era iniziata con la richiesta di un «danno erariale» di 98 miliardi di euro. Poi la stessa Corte dei conti lo aveva ridotto a 2,5 miliardi. Il governo Letta aveva varato un «condono» con un pagamento del 25 per cento del dovuto, poi portato al 30 per cento dai magistrati contabili. Alla sanatoria, alla fine, hanno aderito sette concessionari su dieci, che hanno versato 356 milioni. Bplus guida invece la pattuglia degli oltranzisti. Fin qui il riassunto delle puntate precedenti. Il problema è che ora i nodi stanno per venire al pettine, con lo Stato che rischia di perdere da un giorno all’altro un gettito di quasi un miliardo di euro l’anno. Corallo, rimasto coinvolto nell’inchiesta sui prestiti facili della Bpm sotto la gestione Ponzellini, si è disamorato dell’investimento italiano. Da tempo avrebbe voluto vendere la società. Le offerte sono pure arrivate, l’ultima da un fondo di Jp Morgan. Ma nessuno ovviamente può comprare una società con una spada di Damocle di una multa di 845 milioni sulla testa.
I LIBRI IN TRIBUNALE
Corallo, nel frattempo tornato nei caraibi a San Marteen, avrebbe a questo punto cambiato idea. Secondo chi ci ha potuto parlare in queste ultime settimane, si sarebbe convinto che in caso di condanna l’unica possibilità sarebbe portare i libri in tribunale. Chiudere Bplus, insomma. Poi trascinare lo Stato italiano davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I legali che lo difendono dalle pretese della Corte dei conti gli avrebbero garantito la possibilità di poter ottenere in sede europea un maxi risarcimento. In che modo? Utilizzando il precedente del caso dell’equity swap Exor che permise alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo della Fiat. Su questo caso la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emanato una sentenza solo qualche mese fa definita «storica», rispolverando uno dei principi fondamentali del diritto romano: «non bis in idem», ossia nessuno può essere giudicato due volte per uno stesso comportamento o reato che sia. Bplus (insieme a tutti gli altri concessionari), sostengono i legali della società, è stata già assolta in via definitiva dal Consiglio di Stato nel 2010 per la ritardata connessione alla rete Sogei, esattamente la stessa fattispecie per cui giudicherà la prossima settimana la magistratura contabile. Se così fosse si precostituirebbero le condizioni per una rivalsa economica miliardaria nei confronti dello Stato.
GLI INCASSI PUBBLICI
L’erario, tuttavia, come detto, ha anche un altro problema. La chiusura di Bplus farebbe uscire dal mercato in un sol colpo quasi 100 mila macchinette, oltre 90 mila slot machine e 8 mila videolotteries. Bplus, come gli altri concessionari, di fatto raccoglie soldi per lo Stato. Ogni anno versa quasi un miliardo di euro di somme raccolte (960 milioni per l’esattezza). I Monopoli, al momento, non hanno un piano B per gestire un’eventuale uscita traumatica dal mercato del principale operatore. Il rischio di un buco per i conti, insomma, sarebbe molto concreto.