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 2014  luglio 03 Giovedì calendario

ANCHE PIER SILVIO TIFA PER L’ACCORDO: «MEGLIO DI MATTEO C’È SOLO PAPA’»

«Tifo per le riforme e per la fretta con cui il governo Renzi vuole realizzarle. La profonda crisi degli ultimi anni ha colpito tutti i settori, ma soprattutto l’editoria. E io come italiano e come imprenditore, mi auguro che si avvii subito l’auspicata ripresa che deve partire proprio dalle tanto attese riforme». Lo ha detto il vicepresidente Mediaset Pier Silvio Berlusconi nel corso della presentazione dei palinsesti delle reti dell’azienda televisiva commerciale. Consapevole di destare stupore con le sue dichiarazioni, Berlusconi junior, per la prima volta, ha accentuato il discorso sulla politica e sul governo Renzi. Discorso che ha rappresentato la parte fondamentale della serata svoltasi negli studi di Cologno Monzese.
Dunque lei nutre grandi speranze sull’operato del premier Matteo Renzi?
«La verità è che l’Italia sta attraversando una crisi troppo lunga che ha messo in ginocchio molti settori imprenditoriali. Solo nell’editoria è sparito il 30% degli investimenti. Anche se Mediaset ha reagito bene alla crisi, io come italiano e come imprenditore sono d’accordo con Renzi che bisogna agire in fretta. Sotto questo punto di vista il premier ha una grande responsabilità».
Riforme significa anche stabilità politica, non trova?
«Certamente, ci auguriamo soprattutto stabilità perché è l’elemento fondamentale per tutti coloro che devono portare avanti le loro imprese. Ma, ancora più urgenti, sono le riforme che hanno il compito di far uscire il Paese dalla stagnazione in cui si trova e di far ripartire l’economia».
Quali sono le riforme più urgenti a suo parere?
«Credo che buona parte delle riforme di cui il governo Renzi si sta occupando siano urgenti e indispensabili. Penso a quella della giustizia, ad esempio, ma anche a molte altre. In primis, però, vanno messe quelle che riguardano la ripresa dell’economia, il lavoro e la tassazione».
Dunque lei tifa per Renzi?
«In un Paese che ha bisogno di riforme, bisogna tifare per quel governo in grado di realizzarle. In questo caso si tratta del governo Renzi che ha preso il 40% dei voti alle ultime elezioni».
Non crede ci sia bisogno di verificare come sono effettuate le riforme e se saranno in grado di mantenere tutte le aspettative di successo?
«Naturalmente, questo è un passaggio necessario. Prima bisogna verificare che riforme sono e, soprattutto, con quali forze politiche si realizzano».
Ritiene che suo padre, Silvio Berlusconi condivida questa sua opinione?
«Sono sicuro che mio padre ha tutto l’interesse a voler cambiare in meglio il nostro Paese. Conosco il suo senso di responsabilità, la sua correttezza, ma soprattutto conosco il grande attaccamento che ha nei confronti dell’Italia».
Da tempo si rincorrono voci su una sua possibile discesa in campo. La ritiene realizzabile in questo determinato momento politico?
«In questo momento è davvero impensabile e impossibile. Ma immaginate cosa possa voler dire per me o per qualsiasi altra persona, scendere nell’arena politica, ora che lo scenario è dominato da un personaggio con quel consenso?».
Il suo parere sul premier?
«È il più bravo comunicatore dopo mio padre. Merita la fiducia, finora ha realizzato un gran lavoro. Speriamo possa riuscire nel suo intento che è anche quello di tutti gli italiani: avere un Paese e un futuro migliore. La cosa peggiore è deludere le promesse».
Ma lei ha mai pensato, anche solo per un momento, di scendere in politica?
«Per fare politica bisogna studiare, essere preparati, non basta il nome che si porta. E poi sarebbe davvero sconsiderato scendere in campo quando c’è già il più forte di tutti. Non vedo grande concorrenza in giro: se non accade qualcosa in grado di dare un cambiamento agli scenari attuali, Renzi vince per vent’anni».
La competizione tra Rai e Mediaset è oramai la costante di tutte le stagioni televisive. Un suo commento sul servizio pubblico di viale Mazzini?
«Io sono convinto che il servizio pubblico debba esistere per motivi aziendali e culturali».
Crede di essere riuscito, come imprenditore, a resistere alla crisi?
«I risultati parlano per noi. Uno dei nostri obiettivi, centrato in pieno, è stata la nuova logica con cui si è mossa Mediaset: parlare tutti i giorni a 56 milioni di italiani in maniera semplice e convincente. Non abbiamo mai rinunciato alla sperimentazione e ci siamo da tempo avviati sulla strada dell’innovazione e della ricerca di nuovi linguaggi comunicativi».
Per combattere la crisi avete dovuto cambiare, in questi anni, linea editoriale?
«Non siamo abituati a mutare una linea editoriale che ci caratterizza e ci premia presso il pubblico. Nei palinsesti ci sono soltanto delle “evoluzioni” che portano al miglioramento dei prodotti».
Crede che Mediaset possa essere la tv del futuro?
«Lo è già, ha avuto il coraggio di rompere il monopolio ed è in grado di offrire quello che gli italiani chiedono: grandi eventi, streaming e contenuti di qualità».