Alberto Mattioli, La Stampa 3/7/2014, 3 luglio 2014
SARKOZY: «HANNO VOLUTO UMILIARMI»
«Mi hanno voluto umiliare». Nicolas Sarkozy si appalesa (registrato) al tiggì delle 20 per contrattaccare. È più nero della sua cravatta, arrabbiatissimo, polemico, dunque il miglior Sarkò. Anche se, a occhi italiani, la sua filippica contro i giudici politicizzati ha un curioso sapore di déjà-vu (già ieri «Libération» notava nell’ultimo Sarkozy «comme un air de Berlusconi»).
Il tono è solenne. L’ex Presidente della Repubblica guarda negli occhi i francesi a mezzo telecamera e giura che «jamais», giammai, il ritornello della serata, «ho tradito la loro fiducia. Giammai ho commesso un atto contrario ai principi repubblicani o allo Stato di diritto». Ma il vero bersaglio sono i magistrati che l’hanno indagato: «La situazione è sufficientemente grave perché dica ai francesi a che punto è arrivata oggi la strumentalizzazione della giustizia». E giù controaccuse alle due giudici che lo accusano, soprattutto a una, mai nominata (lo facciamo noi: Claire Thépaut), che appartiene al Sindacato della Magistratura, la versione francese di Magistratura democratica. Per Sarkò, se i capi d’imputazione sono «grotteschi» è perché il suo è un processo politico.
Fin qui la sostanza. Però al Président non è andata giù nemmeno la forma, le quindici ore di fermo di polizia seguite da due di interrogatorio da parte delle magistrate. «Sono profondamente scioccato, si sta facendo di tutto per dare di me un’immagine che non è conforme alla verità». Peggio: «Mi hanno voluto umiliare». Aggiungendo la beffa al danno, pare che nella notte del terzo grado l’ex Président sia pure rimasto bloccato per venti minuti in un ascensore in panne insieme ai flic che l’avevano appena torchiato.
E poi: insinuazioni sapientemente dosate sul suo successore («Sono intercettato dal settembre scorso. Immaginate lo scandalo se, quando ero io Presidente, fosse stato intercettato François Hollande»), sui ministri della Giustizia e degli Interni che forse sapevano delle sue telefonate registrate e in ogni caso non potevano non sapere e così via. Nel gran finale si ripassa dalla cronaca giudiziaria a quella politica. Insomma, tornerà in politica? La risposta è un «ci sto riflettendo», che suona come un sì, alla faccia dei magistrati cattivi.
Però ieri si è scoperto che la situazione giudiziaria di Sarkozy è anche peggio di quello che sembrava nella notte di martedì. I capi d’accusa non sono più due, ma tre: «traffico d’influenza», «corruzione attiva» e «ricettazione di violazione del segreto professionale». La condanna, molto ipotetica, potrebbe ammontare a dieci anni di galera. Ma gli esperti degli arcani giudiziari francesi assicurano che il processo, se mai ci si arriverà, non si farà prima di un anno e mezzo. Un periodo molto lungo, durante il quale il Gran ritorno sulla scena politica di Sarkozy sarebbe sempre appeso alla spada di Damocle giudiziaria. Esattamente quel che vogliono i suoi nemici e forse anche di più i suoi «amici».