l’Unità 29/6/2014, 29 giugno 2014
I PENSIONATI HANNO PERSO 1400 EURO IN SEI ANNI
Più di 1.400 euro persi in sei anni. Nel 2014 i pensionati italiani avranno 1.419 euro in meno rispetto al 2008. «Sono oltre 118 euro in meno al mese, sottratti ai consumi e ai bilanci delle famiglie. Che sempre più spesso sono sostenuti proprio dai pensionati, diventati durante la crisi pilastri del welfare familiare». Questi i dati diffusi ieri da Marco Venturi, presidente Confesercenti, nel tradizionale incontro con i pensionati della Fipac-Confesercenti. «Siamo l’unico Paese – spiega Venturi – dove i pensionati pagano, in proporzione, più tasse di quando erano attivi. Accade così che il pensionato subisca un maggior prelievo rispetto al dipendente e che tale extra-imposta sia più forte tanto più la pensione è bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alle pensioni d’importo inferiore. Nel resto d’Europa non è così; anzi, avviene il contrario. In tutti i Paesi, a parità di reddito, un pensionato paga in misura inferiore del dipendente».
La denuncia di Confesercenti fa giustizia di molti luoghi comuni su presunti «privilegi» dei più anziani. «I pensionati sono il pilastro della nostra società. Pagano le tasse. Tutte, fino all’ultimo centesimo. Aiutano sempre le proprie famiglie e in particolare figli e nipoti senza lavoro e sono sempre loro che si fanno carico del lavoro di cura in favore di bambini e non autosufficienti – commenta il segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone – È per questo che il governo deve confermare l’intenzione più volte annunciata di dare anche a loro il bonus fiscale di 80 euro e tutelare nel tempo il loro potere d’acquisto. Per rilanciare i consumi ma soprattutto per una questione di giustizia sociale».
Impietoso il confronto del trattamento fiscale dei nostri pensionati con quello degli altri Paesi europei. «In generale – sostiene Venturi – i nostri pensionati sono i più tartassati d’Europa. Su una pensione corrispondente a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno previdenziale, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia e Spagna e Regno Unito nulla». Non va meglio se si considerano i trattamenti pari a tre volte il minimo. «Il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco – continua il leader di Confesercenti – si va dagli oltre 4 mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco». È ora, conclude Venturi, «di dare una svolta definitiva a questa ingiustizia, ripensando il sistema fiscale. Soprattutto si deve tener conto dell’erosione del potere d’acquisto dei pensionati, estendendo a loro, come primo passo, il bonus fiscale, in modo tale da ridurre almeno la perdita su base mensile. Essere anziani non può essere considerato un peso sociale: dobbiamo reagire rivendicando rispetto, dignità sociale ed economica per i nostri pensionati».
Tutti chiedono il bonus, che peraltro finora non si sta trasformando in consumi. Troppo presto per tirare conclusioni, ma è un fatto che in giugno la spesa non ha mostrato andamenti diversi rispetto ai mesi precedenti. Vero è che in questo mese di solito si spende molto proprio per l’erario, cosa che potrebbe aver tirato il freno ai consumi. Ma se spendono poco quelli che hanno ricevuto il bonus, figuriamoci chi non l’ha ottenuto. Allarmante la situazione tra gli agricoltori pensionati. In Italia ci sono più di 800 mila pensionati coltivatori diretti con pensioni non superiori a 480 euro al mese. È quanto emerge da una analisi di Federpensionati Coldiretti. «Questa situazione riguarda la maggioranza dei coltivatori diretti pensionati – afferma il presidente Antonio Mansueto – I nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie».
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