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 2014  luglio 01 Martedì calendario

MAURIZIO COSTANZO – PADRE STORICO DELLA TV ITALIANA


Per molti anni Maurizio Costanzo è stato non uno dei protagonisti, ma il vero protagonista della televisione italiana. Autore, anchorman, per un certo periodo direttore di rete (Canale 5), ma soprattutto gran consigliere di tutti, eminenza grigia (in senso anche letterale: si vestiva sempre di grigio), punto di riferimento indiscusso. Un uomo di potere anche al di là della televisione. Sembrava che non fosse possibile fare nulla nella comunicazione senza interpellarlo, averlo dalla propria parte. Oppure attaccarlo: è stato anche molto odiato, come simbolo di un sistema ingiusto, personalistico, e anche perché considerato inestricabilmente legato sia al potere politico sia a poteri occulti (massoneria) o più forti (alta finanza). Poi piano piano è scivolato dal trono e adesso è un battitore libero. Scrive ancora su tanti giornali, fa radio e televisione, ma non è più il monarca assoluto che poteva – o si credeva potesse – non solo lanciare talenti, ma favorire o bloccare carriere politiche, imprese editoriali, e infinite altre cose.
Maurizio, ora che è un battitore libero, sono spariti i questuanti. Sono spariti anche quelli che si spacciavano per amici?
Nessuna delusione. Mi aspettavo che certi si allontanassero e ne sono contento: tutti rompicoglioni. Farne il nome e dire quello che so di loro, mai. Non ho mai dato sfogo ai rancori personali, e non perché sia superiore, ma perché non voglio dare visibilità a gente che ritengo mediocre. Preferisco ricordare di chi è stato riconoscente, e sono tanti.
Continuano a parlare di lei come affiliato alla P2.
Me ne frego. Lo dissi e lo ripeto non ho mai avuto problemi giudiziari. Se non vogliono ricordarlo... ciccia. Per fortuna i milioni di spettatori e lettori che mi hanno seguito in questi anni non hanno mai avuto questo problema. La P2 è roba da salotto. Anzi, da piccolo salotto.
Eppure la massoneria si dice sia dietro a grandi manovre finanziarie, al temuto e odiato gruppo Bilderberg, per molti padrone del mondo...
Gli uomini hanno sempre cercato di associarsi per metterla in quel posto ad altri uomini. Ma il complotto è una cosa seria. Non si fanno complotti come si fa una schedina al bar con gli amici, i complotti sono rari nella storia. Bilderberg, banchieri, massoni? La Germania e i banchieri sono stati più abili a farsi gli affari loro, ecco tutto.
Televisione. Stanno riproponendo su Mediaset Extra le puntate del Maurizio Costanzo Show, che lei commenta, e da lunedì 7 vanno anche in onda in seconda serata su Canale5. Qualche momento di cui è particolarmente orgoglioso?
Quando riempii il Teatro Parioli di albanesi, perché avevano cominciato ad arrivare in Italia e volevo che gli italiani si abituassero a loro. Poi quando Luxuria parlò della sua diversità, quando il giudice Francesco Di Maggio denunciò le collusioni tra mafia e colletti bianchi. Il mio impegno contro la mafia mi valse un bel pacco di tritolo. E sono orgoglioso di aver fatto tante battaglie civili.
Cos’è che manca oggi in televisione?
I personaggi. È difficilissimo trovarne sui giornali (una volta compravi il quotidiano anche per i suoi opinionisti), e per i talk. Perché nessuno desta più curiosità. Globalmente negli ultimi anni c’è stato un serio appiattimento, in tutto. Non abbiamo più grandi pittori, poeti, scrittori: qualcosa vorrà dire. Non vale solo per l’Italia, ma pure per l’Europa. E non credo c’entri la crisi. Manca l’energia. Tu guardi i Rolling Stones, il leader c’ha 71 anni e trasferiscono un’energia che è come farsi una flebo. Anche Renzi ha energia, come ha detto Obama. Energia e grande capacità di comunicare. È importante.
In Italia è colpa di vent’anni di berlusconismo?
Ma no. Se uno ha una vocazione esce. Perché, durante il governo Prodi c’è stato un fiorire di arti? È molto facile dare la colpa al berlusconismo. Come ho sempre detto non ho mai votato per lui, ma la colpa semmai è di uno stato latitante, che non ha favorito nulla, che non ha attenzione per le cose importanti. La caduta di Pompei grida vendetta ed è un simbolo di questa indifferenza dolosa.
Qual è il programma che manca in tv?
Non manca un programma, manca una figura importante: l’autore. Non possiamo andare avanti solo coi reality. I reality proprio non mi vanno giù, ho seguito per un po’ Il grande fratello e ora me ne guardo bene. Ma mi piacciono i programmi che fa Maria, i talent come Amici. Per chi ha qualità, è un modo per farsi conoscere.
Le piace di Maria de Filippi anche “Uomini e Donne”?
È come una telenovela. Mi piace molto quello delle persone over che cercano un compagno, una compagna. Si vede la riscoperta dei sentimenti e anche la difficoltà di stare insieme. Perché stare insieme è un fatto di testa. Ciascuno si porta dietro le sue delusioni e le scarica sull’altro, non ci si apre, mancano le emo. zioni, si vuole fare sesso senza coinvolgimento. Io mi emoziono ancora per una frase... e sono contento di questo. Come si fa a vivere senza emozioni?
Veramente lei passa per essere un freddo...
Sì sì, lo so. Perché avendo forte il senso del ridicolo non mi sbraccio, detesto anche che una mia emozione nei confronti di una persona sia cosa discussa da altri e resa pubblica, ho pudore e difese. Quindi a Uomini e donne non ci andrei manco sotto minaccia di pistola.
E per essere un seduttore. Forse perché ha avuto sempre potere, no?
Sono stato fortunato con le donne e lo sono ancora. Ma il potere è il meno. So ascoltare e far parlare, questo è il segreto. E dico un’atra cosa di una banalità sconvolgente: le donne avvertono quanto mi piacciono, anche come amiche. Ho sempre avuto più confidenza con le donne che con gli uomini.
In questi giorni e su questo giornale c’è la polemica a distanza tra il giudice Diego Marmo e la compagna di Tortora. Il giudice chiede scusa, Francesca Scopelliti non accetta le sue scuse. Lei ha conosciuto bene Tortora...
È una vergogna che questo magistrato chieda scusa trent’anni dopo. Siccome io vidi Enzo in quel periodo e ne vidi la sofferenza enorme, per me Marmo si può scusare ogni minuto ma nessuno ripagherà Tortora di quello che gli è stato fatto. Un magistrato che si scusa dopo 30 anni fa rabbrividire. Enzo era un uomo devastato, distrutto, e il cancro che gli è venuto, gli è venuto per quello. Freud diceva che il cancro è l’ultimo rifugio della nevrosi. Quindi ce l’hanno sulla coscienza, interamente.
Lei si è occupato molto delle carceri. Prima, varie puntate del “Costanze Show”, poi dieci puntate della trasmissione “Altrove” dal carcere di Velletri, «per conoscere, capire e mai giudicare», come diceva il sottotitolo.
E già c’era il problema sovrappopolazione. Io sarei favorevole a costruire altre carceri subito, mentre sull’indulto ho dei dubbi perché il problema vero è che durante il periodo di detenzione non c’è nessun recupero del detenuto. Se un detenuto non sa fare altro che rubare non è che lì gli insegnano qualcosa, perciò quando esce che può fare se non rubare? L’impegno mancato è quello di lavorare sul detenuto. Io ho anche ospitato più di una volta al Parioli la Compagnia Stabile Assai di detenuti di Rebibbia, una bella cosa... Ma il problema è che era un caso isolato. Ti devi occupare del detenuto, non puoi lasciarlo lì a marcire, devi insegnargli un mestiere.
Ha paura della morte? ‘
Sono terrorizzato dall’ipotesi di una malattia lunga e devastante, non dalla morte. Certo c’è il dispiacere per i nipoti, i figli, mia moglie. Ma io alla morte ci penso ogni tanto con curiosità. Mi chiedo: «E poi?». Sì, sono curioso.
Spera ci sia qualcosa di eccitante?
Magari. Io ho sempre sofferto di noia, rompevo le palle a mio padre e a mia madre dicendo mi annoio... a otto anni. E rigorosamente ho continuato ad annoiarmi.