VARIE 2/7/2014, 2 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI, CON UN DISCORSO AL PARLAMENTO EUROPEO SI INSEDIA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Da www.ansa.it
Si è aperta a Strasburgo la nuova legislatura del Parlamento europeo ed è iniziato anche il semestre italiano di presidenza dell’Ue. Matteo Renzi è all’europarlamento per tenere il suo discorso programmatico, incentrato sulla necessità di sostenere la crescita e non puntare solo sul rigore.
MATTEO RENZI A STRASBURGO MATTEO RENZI A STRASBURGO
IN SINTESI:
CURIOSITA’ - Per la prima volta il premier italiano Matteo Renzi avrebbe dovuto leggere un discorso scritto, cambiando rispetto all’abitudine di andare ’a braccio’ o aiutandosi solo con appunti scritti su foglietti. Ed invece anche davanti ai parlamentari europei, nel discorso inaugurale del semestre italiano, ha preferito parlare ’a braccio’ dopo aver consegnato il discorso ufficiale con gli obiettivi del semestre di presidenza italiana della Ue.
15:39
"Senza crescita, l’Europa non ha futuro", ha detto Matteo Renzi. L’invito per "questo semestre non è solo ragionare di questione economiche, su cui comunque ci faremo sentire con la nostra forza, quella di un grande Paese fondatore che contribuisce al bilancio più di quanto incassa".
MATTEO SALVINI SEGNALA CHE MENTRE PARLA RENZI L EUROPARLAMENTO E MEZZO VUOTO MATTEO SALVINI SEGNALA CHE MENTRE PARLA RENZI L EUROPARLAMENTO E MEZZO VUOTO
15:34
"Se continuiamo a richiuderci nelle nostre frontiere non andremo da nessuna parte. Il protagonismo dell’Europa non è solo nelle esigenze economiche, negli investimenti delle nostre azienda ma anche nella dimensione umana: voi rappresentate un faro di civiltà, la civilizzazione della globalizzazione". "L’Italia non chiede scorciatoie, ma si offre per fare la propria parte".
15:33
"Se dobbiamo unire le nostre burocrazie, vi garantisco che a noi basta la nostra". C’è "un’identità da respirare insieme. Non voglio sottovalutare le questioni economiche e finanziarie ma il valore più grande" non è questo. Lo ha detto il premier Matteo Renzi intervenendo all’europarlamento.
15:31
L’Italia sa che deve "fare le sue riforme, cambiare la burocrazia, il sistema fiscale, le istituzioni. In questo momento il Senato sta votando la riforma costituzionale che cambia le regole del gioco. Sappiamo che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi la forza di cambiare per essere credibili". Così il premier Matteo Renzi a Strasburgo. Il nostro è il "partito che ha preso più voti: li abbiamo presi non dicendo che era responsabilità dell’Ue ma che i problemi nascono dall’Italia. Abbiamo usato il linguaggio della responsabilità".
protesta contro i leader europei attaccati a bombole di gas e petrolio durante il g sette protesta contro i leader europei attaccati a bombole di gas e petrolio durante il g sette
15:28
"Non ci sarà spazio per l’Europa se accetteremo di restare solo un puntino su Google map". Così il premier Matteo Renzi a Strasburgo, che ha esortato la Ue a riprendere il ruolo di "avanguardia" sull’innovazione, il cambiamento climatico, il capitale umano. "Un’Europa senza il Regno Unito non sarebbe meno ricca ma sarebbe meno Europa, meno se stessa", ha aggiunto Renzi.
15:26
L’Italia sa "che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi stessi la forza di cambiare per essere credibili. L’Italia non viene in Europa per chiedere ma per dare". Così il premier Matteo Renzi a Strasburgo. L’Italia "crede nelle istituzioni europee e ha voglia di cambiare".
15:24
gli ottanta euro di renzi gli ottanta euro di renzi
"Il futuro ha bisogno di noi ma se pensiamo al passaggio del testimone tra Grecia e Italia non pensiamo a cose straordinarie e affascinanti e ricche di suggestione, come il rapporto tra Anchise ed Enea, Pericle e Cicerone, l’agora ed il foro ma alla crisi finanzia perché è molto forte nel nostro corpo la ferita della crisi". Così Renzi.
15:22
"La vera e grande sfida che abbiamo di fronte è ritrovare l’anima dell’Europa".
15:20
"Con estrema preoccupazione devo dire che se l’Europa oggi si facesse un selfie, emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L’Europa oggi mostrerebbe il volto della noia".
RENZI AL VERTICE EUROPEO RENZI AL VERTICE EUROPEO
15:08
"Un grande in bocca al lupo da parte del popolo italiano " al presidente Schulz e a tutti gli eurodeputati: "Avete la grande responsabilità di riportare fiducia e speranza nella Ue".
L’incontro con gli europarlamentari italiani - "La cifra italiana del nostro semestre, la parola chiave, deve essere coraggio ed orgoglio perché è il tempo in cui coraggio ed orgoglio sono richiesti all’Europa e all’Italia". Lo ha detto il premier Matteo Renzi incontrando gli europarlamentari italiani a Strasburgo. "Il Governo - ha proseguito - è convinto che mai come ora bisogna che l’Italia non vada in Europa a chiedere o a rivendicare" ma a portare "una storia straordinaria ed un futuro all’altezza del nostro passato".
Martin Schulz Martin Schulz
A colloquio con Martin Schulz e il ’giallo’ della conferenza stampa - Renzi avrà ora un colloquio con il presidente del Parlamento Martin Schulz. Che - rispondendo nella conferenza stampa di fine presidenza greca - ha confermato che non ci sarà la conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, al termine della presentazione del programma del semestre di presidenza italiana della Ue. "Non è la prima volta. Non è perché non vogliamo ma eccezionalmente ed esclusivamente a causa di restrizioni di orario del premier", ha detto Schulz .
REPUBBLICA.IT
STRASBURGO - Un discorso di circa venti minuti, pieno di passione e riferimenti colti, interrotto sette volte dagli applausi dell’aula, più quello finale. Matteo Renzi ha inaugurato dinanzi all’Europarlamento di Strasburgo il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Il premier ha seguito una traccia scritta, ma in sostanza ha parlato a braccio, affidando la descrizione dettagliata del programma sul quale l’Italia si impegnerà a un documento distribuito a tutti gli eurodeputati. E ha centrato la sua orazione su due punti fondamentali: la necessità di sostenere la crescita economica e l’importanza di ritrovare un’identità culturale comune, lanciando il nuovo slogan della "generazione Telemaco". Al suo fianco il ministro degli Esteri Federica Mogherini, l’esponente che il premier vuole candidare come Alto rappresentante della Politica estera dell’Ue.
L’Europa oggi ha il volto della noia. "Se oggi l’Europa facesse un selfie - esordisce Renzi - che immagine verrebbe fuori? Il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L’Europa mostrerebbe il volto della noia. Eppure fuori di qui il mondo corre a una velocità straordinaria".
I pilastri del pensiero occidentale. E sottolinea l’importanza del passaggio di testimone fra Grecia e Italia: "Questa mattina avete chiuso il semestre greco, un passaggio di consegne. Immaginiamo quale potrebbe essere il testimone tra Grecia e Italia. Pensiamo a cose straordinariamente affascinanti, come il rapporto fra Anchise ed Enea, tra Pericle e Cicerone. Grecia e Italia sono agorà e foro, il tempio e la chiesa, il Partenone e il Colosseo. Non pensiamo a questo quando parliamo di Grecia e Italia e neanche al senso della vita, nonostante Aristotele e Dante, Archimede e Leonardo. E invece pensiamo solo alla crisi, allo spread, alle difficoltà finanziarie, perché è molto forte nel nostro corpo la ferita lasciata dalla recente difficoltà congiunturale economica".
Ritrovare l’identità comune. "Non credo che possiamo sottovalutare la questione finanziaria - aggiunge - tra qualche momento lo dirò in modo deciso e convinto. Esite un grande tema finanziario, ma l’Italia sostiene che la grande sfida del semestre non sia solo elencare una serie appuntamenti, che pure ci saranno e spero con partecipazione la delle parlamentari e dei parlamentari, ma la grande sfida è ritrovare l’anima dell’Europa, il senso profondo del nostro stare insieme. Se dobbiamo unire burocrazie, a noi in Italia basta e avanza la nostra. C’è un’identità comune da ritrovare".
Senza crescita non c’è futuro. "Rappresento un paese fondatore - dice ancora il premier - noi italiani siamo tra quelli che danno di più di ciò che prendono. L’Italia viene qui a dire che per prima ha voglia di cambiare e lo dice con il coraggio e l’orgoglio di rappresentare l’Europa. Noi vogliamo rispettare le regole, c’è la stabilità ma c’è anche la crescita. Senza crescita non c’è futuro. Non chiediamo un giudizio sul passato, ci interessa cominciare il futuro. Noi siamo una comunità, non un’espressione geografica".
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Smart Europe e l’importanza della Gb. Coraggio e orgoglio come parole chiave, dunque, ma anche semplicità: "La semplicità è una grande battaglia politica, la smart Europe che vogliamo, la dobbiamo costruire tutti insieme". E, riferendosi alle polemiche del gruppo euroscettico di Farage e Grillo, aggiunge: "Un’Europa senza il Regno Unito sarebbe meno ricca e meno se stessa".
Immigrazione, Europa come frontiera. Poi Renzi affronta un altro tema caldo, quello dell’immigrazione: "L’Europa deve tornare a essere una frontiera. Lo è se guardiamo alle carte geografiche e vediamo un Paese che ha il maggior numero di coste rispetto all’estensione territoriale: siamo una frontiera geograficamente. Questo ci pone molti problemi, ne sappiamo qualcosa noi in Italia in questo momento, quando le difficoltà in Libia stanno portando a una serie di stragi nel nostro Mediterraneo alle quali cerchiamo di far fronte con operazioni condivise dai capi di governo e dalla Commissione e riusciremo a far fronte in modo più deciso con il programma Frontex plus. Ma non è solo l’immigrazione il problema, proviamo a rovesciare l’approccio: l’Africa deve vedere un protagonismo maggiore dell’Europa, non solo investimenti d’azienda, il tentativo è andare ad affrontare la questione energetica, ma anche nella dimensione umana. Voi - dice rivolto ai parlamentari - rappresentate, quale vertigine, un faro di cività, la globalizzazione della civilizzazione".
No a scorciatoie, riscoprirsi Telemaco. L’Italia non vuole "chiedere scorciatoie", chiarisce Renzi, ma "offre la sua disponibilità a fare la propria parte". C’è una generazione nuova per il premier ben rappresentata dalla figura di Telemaco, il figlio di Ulisse: "Oggi in Europa c’è una generazione nuova che ha il dovere di riscoprirsi Telemaco (VIDEO), di meritare l’eredità" dei padri dell’Europa. "Io non ero nemmeno maggiorenne quando c’è stata Maastricht. Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno" sapendo "che non è semplicemente nella moneta che abbiamo in tasca il nostro destino: è nell’avere il diritto di chiamarsi eredi, di assicurare un futuro a questa tradizione. Lo dobbiamo - conclude Renzi - a chi è morto nel corso dei secoli perché l’Europa non fosse solo un’espressione geografica, ma un’espressione dell’anima".
Polemica sulla conferenza stampa congiunta. E ulteriore imbarazzo a Strasburgo aveva creato la decisione iniziale di Renzi, poi sconfessata, di non tenere la tradizionale conferenza stampa congiunta con Martin Schulz e Josè Manuel Barroso davanti alla plenaria del Parlamento europeo per un impegno televisivo in Italia (alle 20,30 dovrebbe essere ospite in diretta su Raiuno dello speciale di "Porta a Porta" di Bruno Vespa che appositamente riapre per una serata). Ma poi il premier è tornato sui suoi passi e ha deciso di partecipare.
Critiche del Ppe: mantenere il rigore. Sul debutto di Renzi, che ha fatto della richiesta di maggiore flessibilità il suo slogan europeo, è calato a un certo punto il gelo del premier olandese Mark Rutte che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha dichiarato al Parlamento dell’Aja: "All’ultimo vertice Ue Olanda e Germania hanno stoppato il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio". Rutte rispondendo ai deputati che lo incalzavano preoccupati dalla nuova flessibilità delle regole di cui si parla dopo il vertice, ha spiegato che "non c’è da preoccuparsi, le regole non sono cambiate, e sta alla Commissione vigilare sulla loro applicazione corretta", ha riferito il Volkskrant. E comunque "l’Olanda è in stretta collaborazione con Germania e Finlandia" che "diranno la loro" sul rispetto delle regole.
E un ulteriore attacco a Renzi dopo il suo discorso arriva anche dal nuovo capogruppo Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu), contro la flessibilità: "I debiti non creano futuro, lo distruggono", dice, aggiungendo che "dobbiamo continuare" sulla linea del rigore".
La replica. In sede di replica nel dibattito di Strasburgo, Renzi risponde duramente a Weber: "Se il capogruppo del Ppe parlava per la Germania, vorrei ricordare che proprio in questa sala fu concesso al suo Paese non la flessibilità ma di violare i limiti, cosa che ha consentito alla Germania di crescere". Difende l’Italia con coraggio: "Non abbiamo paura dei giudizi, ma dei pregiudizi. Il nostro paese non solo ha una grande storia ma ha un futuro. E se qualcuno immagina di venirgli a fare le lezioni ha sbagliato posto". E a Farage: "Si possono voltare le spalle all’Inno ma non ai problemi reali". E ricorda che la prima crisi finanziaria della storia, da cui scaturì il Rinascimento, avvenne proprio a Firenze nel XIV secolo.
Il discorso agli eurodeputati italiani. Prima di prendere la parola in Aula, Renzi ha incontrato gli europarlamentari italiani e poi il presidente del Parlamento Martin Schulz. Agli eurodeputati ha detto: "Il Governo è convinto che mai come ora bisogna che l’Italia non vada in Europa a chiedere o a rivendicare" ma a portare "una storia straordinaria ed un futuro all’altezza del nostro passato". "Siamo disponibilissimi a organizzare un momento di incontro, con Graziano Delrio e Federica Mogherini, con le forme che riterrete opportune come parlamentari italiani in Europa", ha continuato il premier. "Sarebbe una cosa preziosa, su di voi pesa una responsabilità doppia, quella di rappresentare una storia straordinaria e quella di preparare un futuro all’altezza". Infine, Renzi ha riferito di aver incontrato un editore italiano che sottolineava come i libri che recano nel titolo la parola ’Europa’ non vendono più e ha ribadito la necessità di fare in modo che anche questo possa cambiare.
L’ultima volta dell’Italia alla guida del semestre di presidenza Ue era stata 11 anni fa, nel 2003, quando, nella sessione inaugurale, l’allora premier Silvio Berlusconi diede del kapò a Martin Schulz, capodelegazione dei socialdemocratici tedeschi.
Van Rompuy: timida ripresa economica. In mattinata la sessione plenaria del Parlamento europeo era stata aperta dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che davanti agli eurodeputati ha parlato di ripresa economica: "E’ lenta ma sta arrivando" ha detto Van Rompuy, che ha ricordato come "lavorare per la ripresa è la nostra principale missione" e che è necessario "trovare il giusto equilibrio tra la disciplina dei conti e la necessità di sostenere la crescita". Poi ha ha parlato di Ucraina, ricordando che nel summit della settimana scorsa i 28 "hanno preso l’impegno a riunirsi in qualsiasi momento per prendere ulteriori, significative, misure restrittive" nei confronti della Russia.
Barroso, endorsement a Juncker. Subito dopo ha preso la parola il presidente uscente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, che ha garantito l’impegno volto ad "assicurare la miglior transizione possibile verso il nuovo collegio". Da Barroso un endorsement per il presidente designato Juncker: "I leader della Ue", ha sottolineato Baroso, "hanno indicato Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione. Lo conosco da più di vent’anni e la sua esperienza è oltre ogni dubbio". Un’elezione, quella di Juncker, non scontata, soprattutto dopo le parole del neo presidente del gruppo dei Socialisti europei S&D, Gianni Pittella, che, senza aperture sulla flessibilità, non esclude un voto contrario del secondo gruppo più consistente del Parlamento.
Farage e Cameron. In Aula ha parlato anche il leader degli euroscettici britannici Nigel Farage, secondo il quale la Gran Bretagna "è sempre più vicina alla porta d’uscita dalla Ue". Farage si lancia anche in una previsione per i prossimi anni: "Nei prossimi cinque anni per i paesi del sud Europa andrà sempre peggio, e mi dispiace per gli italiani perchè adesso ho degli italiani nel mio gruppo". E i suoi avevano preparato una nuova protesta, poi non andata in scena: sui banchi degli eurodeputati dell’Ukip, durante il discorso di Renzi, campeggiavano alcune bandierine del Regno Unito.
A Strasburgo ancora proteste dell’Ukip: bandierine nel giorno di Renzi
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"A Renzi do 7 - ha detto Farage dopo aver ascoltato l’orazione del premier italiano- ha molta passione ma non credo che collaboreremo, non c’è stata sostanza nel suo discorso". Quelle di Renzi, ha aggiunto il leader dell’Ukip, "sono solo parole. Tutti i grandi leader, tutti i paesi Ue sono spaventati da un’uscita dell’Inghilterra. Hanno parlato con Cameron all’ultimo summit, la maggior parte di noi non vuole però pagare 50 milioni di sterline per un’istituzione che parla di inni".
Mentre il premier britannico David Cameron ha detto di non vedere l’ora "di lavorare con Renzi per portare a termine le riforme in Europa mentre l’Italia inizia i sei mesi di presidenza dell’Ue".
FI e Lega: non una parola sui marò. Da Forza Italia alla Lega a Fratelli d’Italia, le critiche al discorso del premier non mancano. Raffaele Fitto, eurodeputato azzurro, Matteo Salvini del Carroccio e Giorgia Meloni (Fdi), gli rinfacciano di non aver citato i due marò accusati di omicidio in India.
SCHULZ ELETTO PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO
STRASBURGO - Schulz rieletto presidente del Parlamento europeo. Farage e i suoi che voltano le spalle all’inno dell’Ue, ma senza l’appoggio dei loro alleati grillini. E lo show di Grillo che ha presentato il suo gruppo e ha invitato l’Ue a non dare più soldi all’Italia: "Vanno a mafia e camorra". Sono questi i fatti principali di una giornata intensa in cui l’Europa ha inaugurato ufficialmente l’ottava legislatura all’insegna dei partiti contestatori ed euroscettici.
La rielezione di Schulz. Martin Schulz ha ottenuto al primo scrutinio 409 voti da parte degli eurodeputati su 612 espressi (723 i presenti, 111 le bianche e nulle): un numero, dunque, ben superiore alla maggioranza necessaria pari a 307 sì. Vero è che la somma dei voti di popolari, socialdemocratici e liberali - cioè i tre gruppi che sostengono Schulz - è tuttavia di 479. Tradotto: 70 voti in meno rispetto al massimo teorico possibile della alleanza Ppe-S&D-Alde che si era dichiarata in suo favore. Ciò significa che qualche eurodeputato potrebbe essere venuto meno alla disciplina di partito nel segreto dello scrutinio.
RETROSCENA Renzi soppianta Hollande / I costi del parlamento Ue
Una volta eletto, Schulz ha rassicurato il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, sul fatto che in Parlamento europeo troverà "un’ampia maggioranza" nell’interpretazione più flessibile delle regole europee sulla disciplina di bilancio. Schulz era già stato presidente dell’Europarlamento negli ultimi due anni e mezzo della precedente legislatura. Gli altri candidati alla medesima carica erano lo spagnolo Pablo Iglesias, leader di Podemos, che ha ottenuto 51 voti. Altrettanti ne ha incassati l’austriaca rappresentante dei Verdi, Urlike Lunacek, mentre 101 sono andati al conservatore britannico Sajjad Karim.
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Contestazioni euroscettiche. Prima del voto, tuttavia, un assaggio di contestazione euroscettica ha coinvolto proprio Schulz. Beatrix Von Storch, parlamentare di ’Alternativa per la Germania’, ha chiesto il voto palese nell’elezione del presidente dell’Europarlamento ricordando che Schulz è stato accusato di aver "abusato" dei fondi del Parlamento europeo per la sua campagna elettorale. "Vogliamo mostrare chi lo vota" ha detto Von Storch. La richiesta, però, è stata respinta (ai sensi del regolamento interno che prevede il voto segreto) dal presidente ad interim, Gianni Pittella.
LEGGI Ue, polemiche su nomine / Via a semestre italiano, Borsa rimbalza
Plateale protesta Ukip. Stamani, intanto, plateale protesta antieuropea durante l’apertura dell’ottava legislatura: i deputati euroscettici britannici del partito Ukip di Nigel Farage (che siedono nel gruppo Efd con il M5S di Beppe Grillo) hanno voltato la schiena all’assemblea mentre l’orchestra suonava l’inno ufficiale europeo. (FOTO). Di fatto, Farage ed i suoi deputati si sono girati di spalle mentre veniva eseguito l’Inno alla gioia, inno dell’Unione europea. Alla protesta non si sono associati i parlamentari del Movimento 5 Stelle. E più tardi, quando gli è stato chiesto perché il suo gruppo non ha imitato Farage, Grillo ha risposto: "Chiedetelo a loro". Poi però si è associato al leader dell’Ukip e ha aggiunto: "Basta con l’Inno alla gioia: l’ha usato Hitler per i compleanni, la usato Mao, Smith in Rhodesia. L’hanno usato i più grandi killer della storia".
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Salta elezione candidato M5S. Il Parlamento europeo ha poi terminato le procedure di elezione dei suoi 14 vicepresidenti, e il grillino Fabio Massimo Castaldo è l’unico dei 15 candidati a non essere stato eletto. Lo ha annunciato Schulz. L’euroscettico Efd - di cui fanno parte i 5 Stelle - è quindi l’unico gruppo costituito nel nuovo Parlamento europeo a non essere rappresentato da un vicepresidente.
Grillo a Strasburgo. Beppe Grillo, arrivato a Strasburgo nel pomeriggio, dopo aver ironizzato sul premier con la battuta "Renzi chi? Io parlo con la Merkel", ha fatto in streaming il discorso per l’insediamento ufficiale del gruppo dei M5s all’europarlamento. "Questa Europa è fallita", ha esordito il leader dei Cinque Stelle, accusando il presidente Schulz di aver fatto una campagna contro di lui: "Schulz è venuto in Italia a fare campagna elettorale con i soldi pubblici, nostri. Ha detto che sono un venticello che passa. Io sono un venticello che passa? Stai attento Schulz perchè io ora sono qua con altri 17...". E ha invitato l’Ue a non dare più finanziamenti all’Italia: "Io sono venuto qui a guardare i conti e a dire di non dare più soldi all’Italia, perché scompaiono in tre regioni: Sicilia, Calabria e Campania, dove ci sono la mafia, la ’ndrangheta e la camorra".
Sul problema dell’immigrazione ha aggiunto: "Bisogna controllare i flussi. Se la Finmeccanica vende armi alla Siria, allora sarà la Finmeccanica a caricarsi i costi per gli immigrati dalla Siria". E ha spiegato che il M5s è al Parlamento europeo "perchè vogliamo cambiare l’Europa. I trattati fatti a Maastricht, Lisbona e Amsterdam non sono stati rispettati, ma sono stati cambiati con i regolamenti". Ha parlato di ’ truffa delle parole’: "Quest’Europa ci obbliga a fare un fiscal compact - ha aggiunto - parole che la gente non capisce. E’ la loro forza non farci capire. Noi vorremmo un’Europa diversa, fatta dai cittadini e che non sia di banche e di finanza".
Rivolto poi a Farage, ha detto: "Amo le persone come Farage, perché è uno che si emoziona. Ci siamo trovati subito. Noi abbiamo cambiato la politica in Italia, lui la vuole cambiare a Londra. Noi abbiamo cambiato il Parlamento italiano abbiamo già fatto la rivoluzione. Se mi va male in Italia - ha aggiunto rivolgendosi al leader degli euroscettici - vengo a stare da te a Londra, preparati".
Le Pen su Renzi: "Io come San Tommaso...". "Mi piacerebbe che la lotta all’Unione europea fosse risolutiva e fatta con il popolo. Ho sentito tanti dirigenti politici fare grandi discorsi per contestare tanti aspetti dell’Unione, ma poi, quando hanno ruolo e responsabilità per farlo,diventano complici di tutto quello che l’Unione decide contro l’interesse del popolo. Farò come San Tommaso, aspetto di vedere per credere". Lo ha detto a SkyTg24 la leader del Front National, Marine Le Pen commentando le promesse di Renzi che si appresta a presentare in Europa il semestre di presidenza italiano. E a proposito dell’arrivo di Grillo a Bruxelles, Le Pen ha scherzato: "Mi date un cappellino e una trombetta? Un travestimento qualsiasi va bene, e anche un megafono...".
ANDREA TARQUINI SU REPUBBLICA
BERLINO - Visto da Berlino, l’inizio del semestre di presidenza di turno italiana dell’Unione europeo inizia in un momento particolare: proprio nello stesso giorno della seduta inaugurale del nuovo Parlamento europeo, uscito dalle elezioni del 25 maggio scorso. L’Europa continua intanto ad affrontare la sinergia maligna di grandi sfide: dalla crisi dei bilanci sovrani di molti membri dell’Eurozona, alla ripresa economica troppo debole o assente in moltissimi paesi (esclusi Germania, Polonia, Austria, pochissimi altri). Come non bastasse, l’ultima tornata di elezioni comunitarie ha mostrato l’avanzata minacciosa del populismo di destra, divenuto prima forza politica in Francia, Regno Unito e altrove al pericolo oggettivo. A ciò si aggiunge ancora la pressione, alle frontiere orientali dell’Unione, del nuovo espansionismo imperialista russo di un Putin deciso a cancellare l’89, l’anno delle rivoluzioni democratiche in paesi come la Polonia, oggi membri-chiave di Ue e Nato.
Sfide enormi, fanno paura a molti. Ma Matteo Renzi le affronta con capacità politiche riconosciutegli, dalla leadership tedesca e non solo, con toni cui, per giudizi stranieri su leader italiani, non eravamo più abituati. E con una buona dose di fortuna, se è vero che la fortuna aiuta gli audaci. Primo, il nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, è sì un popolare (non un socialista come il presidente del Consiglio), ma è in parziale sintonia con lui su molti punti decisivi. Dall’esigenza
di riforme che puntino al rilancio economico all’emergenza assoluta della disoccupazione giovanile, fino al no assoluto alle neodestre e a obiezioni calme ma decise al peso (spesso apparentemente eccessivo) della Germania, o in passato del tandem francotedesco, nelle grandi scelte dell’Unione intera.
Per Angela Merkel, battezzata "zarina d’Europa" da un recente, efficace e lucido saggio politico uscito in Polonia, l’Italia di Renzi non è un partner facile con le sue richieste di flessibilità. Però, finché la maggioranza resta solida, è un partner attendibile, e che si mostra capace di creatività politica e iniziative. E anche un partner i cui leader si mostrano nei fatti decisi a riforme di fondo. Insomma, in un certo modo l’Italia di Renzi - pur non essendo né potenza vincitrice e occupante del passato né potenza atomica del presente - comincia ad assumere in piccolo e a modo suo i connotati e il ruolo che la Francia oggi in pauroso declino economico, industriale, sociale ed esposta alla sfida del volo di un partito che Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze, chiama apertamente e giustamente "fascista", aveva fino a ieri.
Diciamolo in chiaro: l’Italia di Renzi assume la presidenza semestrale di turno Ue nel momento in cui l’Unione di fatto celebra in silenzio la fine del matrimonio francotedesco. Della Quinta repubblica, i tedeschi d’ogni partito (democristiani di Merkel e Spd, alleati nella grosse Koalition, ma anche gli altri) non si fidano più. A differenza che in Renzi, in Hollande e nel suo governo non vedono alcuna volontà di riforma e modernizzazione, nessuna apertura a idee di adattarsi creativamente al mondo globale. La Francia dall’export in crisi - si è arricchita per decenni armando dittatori come Pinochet, i generali argentini, Saddam Hussein, ora non vende più armi nemmeno pagando tangenti - vuole surgelare se stessa nel sogno impossibile che tutto resti com’era.
Ma la douce France non è più dolce: il caso Alstom, con la scelta dell’intervento pubblico (in barba a un debito sovrano in crescita spaventosa) e della porta aperta a General Electric preferita all’ipotesi d’un matrimonio con Siemens, si è mostrata egoista e antieuropea nelle strategie. "Lo Stato francese si è liberato dai complessi e agisce così difendendo gli interessi patriottici": queste parole nel vocabolario di Marine Le Pen, pronunciate dal ministro dell’Economia Arnaud Montebourg annunciando il no a Siemens, qui hanno provocato reazioni tra repulsione e pelle d’oca. Pensando anche allo sfondo politico e sociale, appunto: col FN che (come ha scritto il vicecancelliere e leader Spd, Sigmar Gabriel, su Repubblica lunedì) diventa primo partito, vola tra operai e ceti medi, potrebbe espugnare il Centro e vincere le prossime presidenziali. In altre parole: una donna erede di fatto di Vichy con in mano la valigetta nera dei codici di lancio delle pur obsolete testate atomiche francesi. E la prospettiva che nelle prossime elezioni europee gli europeisti (democristiani, socialisti, liberali, verdi, quant’altro) non siano più maggioranza. Su questo sfondo, i tedeschi non si fidano più di Parigi nemmeno sul piano della cooperazione militare.
L’emergenza è tale da non consentire troppi margini di scelta ad Angela Merkel. "Abbiamo poco tempo", incalza Gabriel. Nel cui gruppo politico europeo, i socialisti appunto, il Pd di Renzi ha all’Europarlamento la pattuglia più numerosa. Carisma, appeal, immagine di riformatore duro e deciso, da un lato. Popolarità negli abissi, e talento creativo solo nelle scappatelle amorose in Vespa, dall’altro. Suonerà cinico, ma l’Italia può approfittare delle pericolose debolezze francesi per rafforzarsi in Europa. Senza infierire sulla Francia nuovo "Grande malato" della Ue, anzi tentando di aiutarla a guarire. Ma anche senza dimenticare decenni di arroganza anche verso l’Italia, da parte di uno Stato francese che con buona pace di monsieur Montebourg non è mai apparso vittima di complessi d’inferiorità. Semmai del suo opposto.
(01 luglio 2014)
COSTI DEL PARLAMENTO EUROPEO
MILANO - Un miliardo e 790 milioni di euro per 751 eurodeputati: 2,4 milioni di euro l’anno a testa. E il budget del Parlamento europeo con un costo per cittadino di circa 3,58 euro l’anno (quello italiano ci costa 27,15 euro l’anno) lungo 436 chilometri, la distanza che separa le due sedi principali del Parlamento europeo: Bruxelles, in Belgio e Strasburgo, in Francia nel cuore dell’Alsazia simbolo dell’Europa ripacificata dopo la Seconda Guerra mondiale. In mezzo Lussemburgo, il Granducato che ospita la terza sede dell’Europarlamento, quella prettamente amministrativa con gli uffici del segretariato generale.
La premessa è doverosa: la politica europea è molto più attenta ai costi di quella italiana, ma nonostante tutto una revisione di alcuni capitoli della spesa non farebbe male. Quanto meno per mettere un po’ di ordine a sprechi che i tempi non giustificano più. Se una volta, infatti, le sedi di Bruxelles e Strasburgo avevano un forte significato storico rappresentando i territori liberati dall’invasione tedesca e divendando simbolo della pace nel continente, oggi sono diventate spese inutili in un’Eurozona che cerca la via della ripresa.
Lungo l’asse che divide le due città si muovono 5mila persone diverse volte al mese con un costo annuo che grava sulle casse del Parlamento per 200 milioni di euro: oltre il 11% di un budget per il 2014 da 1,79 miliardi di euro, che, pur essendo elevato, appare comunque più leggero di quello italiano (Camera e Senato costano circa 1,5 miliardi di euro). Lo spreco economico è aggravato dall’inquinamento degli spostamenti in uno scenario che vede l’Unione europea impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2030. L’Odissea tra Bruxelles e Strasburgo in aereo, treno, auto, camion solo per trasportare ogni volta i documenti del Parlamento costa 19mila tonnellate di Co2 l’anno (un auto media ne consuma 86 chilogrammi per i 772 Km che dividono Milano da Napoli). A Bruxelles si riuniscono le varie commissioni, mentre in Francia si tengono le sedute plenarie per 4 giorni al mese, agosto escluso. Uno spreco in più, in considerazione del fatto che a Strasburgo è stata costruita una sede ad hoc, costata quasi 600 milioni di euro, ma che viene utilizzata solo 44 giorni all’anno.
La proposta. Lo scorso anno gli europarlamentari avevano votato un risoluzione - non vincolante - per ridurre a una sola le sedi del Parlamento, ma per il momento la Francia continua a porre il diritto di veto, così come in tutte quelle situazioni che diminuiscono il prestigio transalpino. L’idea di perdere Strasburgo, dopo aver riconquistato 69 anni fa l’Alsazia, metterebbe in difficoltà il presidente socialista Francois Hollande già in crisi di consensi lasciando ampi spazi ai nazionalisti ex gollisti.
Lavoro. D’altra parte la maggior voce di spesa del Parlamento riguarda il costo del lavoro. I 766 deputati, che scenderanno a 751, costano 227 milioni di euro l’anno tra stipendi (75 milioni); rimborsi spese (117 milioni); assicurazioni, pensioni ed indennità varie (35 milioni). A questi si aggiungono 620 milioni di euro per i funzionari e i dipendenti temporanei, mentre sono in calo da 116 a 98 milioni le spese per i servizi esterni.
Attività. Le attività ordinarie e straordinarie del Parlamento costano 463 milioni di euro contro i 444 milioni dello scorso anno: in questo caso, però, l’aumento è in qualche modo giustificato dall’allargamento dell’Unione europea che dal luglio del 2013 è salita a 28 membri con l’ingresso della Croazia. Il Parlamento è uno dei due bracci legislativi dell’Unione (l’altro è il Consiglio), ma gran parte della sua attività è dedicata alla divulgazione (106 milioni di euro l’anno tra pubblicazione di documenti, accoglienza dei visitatori e distribuzione di informazioni varie). L’Europarlamento spende 100 milioni di euro l’anno per finanziare l’attività di parlamentari indipendenti, i gruppi parlamentari e le fondazioni. Altri 200 milioni sono stanziati per coprire le gli eventuali eccessi di spese per i lavori parlamentari.
Strutture. Il Parlamento spende 205 milioni di euro l’anno per il mantenimento delle tre sedi; 140 milioni per le telecomunicazioni sotto il cui cappello cade tutta la gestione dell’Information technology. I costi amministrativi ammontano a circa 5 milioni di euro.
BORSE IN RIALXO (1° LUGLIO)
MILANO - Il semestre europeo di presidenza italiana si apre con i timori per la disoccupazione che in Italia, a maggio, è tornata a salire fino al 12,6%, al 43% tra i giovani. Anche per questo in occasione del cambio di guida al vertice dell’Ue, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, chiede ai partner europei di rilanciare la crescita senza invocare nuove regole, ma semplicemente sfruttando la flessibilità già prevista dai trattati. Domani è atteso il discorso del premier, Matteo Renzi, davanti al Parlamento europeo.
Intanto, a livello internazionale, prosegue il miglioramento dell’indice anticipatore dell’attività manifatturiera in Cina, calcolato dalla banca Hsbc. A giugno l’indice si è attestato a 50,7 superando per la prima volta da gennaio la soglia di 50, sotto la quale l’attività manifatturiera si trova in contrazione e oltre la quale, invece, è in espansione. In Germania, intanto, la disoccupazione è stabile al 6,7%, mentre nell’Eurozona l’indice Pmi manifatturiero scende a 51,8 punti a giugno, al valore più basso in sette mesi. Dagli Stati Uniti, invece, delude l’indice Ism manifatturiero sceso a 55,3 punti in giugno da
55,4 in maggio: il dato è peggiore delle attese degli analisti che si attendevano un’accelerazione a quota 55,9 punti, ma l’economia resta comunque in espansione. Salite dello 0,1% le spese per le costruzioni, mentre il Pmi manifatturiero è salito a 57,3, da 56,4 in maggio. Giovedì, invece, sarà la volta dell’occupazione e della riunione della Bce (l’agenda dei mercati).
L’Ocse rileva anche una lieve accelerazione dell’inflazione nell’area a maggio. I prezzi al consumo sono cresciuti su base annua del 2,1% rispetto al 2% di aprile principalmente grazie a energia e alimentari (rispettivamente +3,4% e +2,2% in confronto al +2,7% e +2% di aprile). Escludendo queste due voci, il tasso annuo di inflazione è arretrato all’1,9% rispetto al 2% di aprile. Considerando i soli paesi del G20 i prezzi sono aumentati del 3% annuo dal 2,8% del mese precedente. Nell’Eurozona si è invece avuto un rallentamento a +0,5% da +0,7% con una frenata più consistente in Germania (da 1,3% a 0,9%) e Gran Bretagna, mentre l’Italia è passata da +0,6% a +0,5%.
In questo contesto a Milano, Piazza Affari rimbalza nettamente dopo un filotto di sedute deboli e chiude in rialzo dell’1,32%, migliore in Europa. Allungano nel finale anche le altre: Parigi spunta un +0,87%, in linea con Londra, mentre Francoforte avanza dello 0,71%. A Piazza Affari, domani, entrerà in contrattazione FinecoBank, che ha chiuso l’offerta pubblica con una domanda di 2,9 volte superiore alle azioni oggetto dell’operazione. Al prezzo di 3,7 euro, la società vale 2,24 miliardi. Oggi, intanto, si registra il rialzo del Monte dei Paschi dopo la debolezza di ieri; la banca più antica del mondo ha rimborsato 3 miliardi di Monti bond e diventa public company contendibile. Mps è tra i migliori insieme a Fiat dopo le rassicurazioni di Marchionne sull’andamento del secondo trimestre. A Wall Street, reduce da una giornata poco mossa in attesa delle rilevazioni macroeconomiche (in particolare sul mercato del lavoro, prevista per giovedì), i listini sono in rialzo: alla chiusura dei mercati europei l’indice Dow Jones sale dello 0,8%, lo S&P500 avanza dello 0,6% dopo un nuovo record intraday e il Nasdaq mostra un rialzo dell’1,1% a 120 punti dal massimo storico toccato nel 2000.
L’euro chiude forte ma sotto 1,37 dollari, in attesa del direttivo di giovedì prossimo della Bce. La moneta europea passa di mano a 1,3680 dollari, dopo aver toccato un top di 1,37 dollari. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi staziona poco sotto 160 punti base, per un rendimento dei decennali italiani al 2,83% sul mercato secondario.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha archiviato la seduta con una marcata crescita di oltre l’1%, dopo che l’indice Tankan sulla fiducia delle imprese è risultato in calo. Economisti e investitori si aspettano che il ribasso registrato a giugno dell’indice sarà seguito da un significativo rimbalzo nei prossimi mesi. Al termine degli scambi, il Nikkei ha registrato un guadagno dell’1,08% con l’indebolimento dello yen rispetto alle altre valute che ha inciso ulteriormente sui guadagni.
Sul fronte delle materie prime, il petrolio a giugno è stabile alla chiusura dei mercati europei a 105,3 dollari al barile, l’oro con la stessa scadenza aggiunge lo 0,6% a 1.330 dollari l’oncia.
POLEMICA PER LE NOMINE
BERLINO - Troppi tedeschi, e soprattutto troppi democristiani di Angela Merkel, ai posti chiave nel neoeletto Europarlamento (che oggi tiene la sua sessione inaugurale, dopo il voto del 25 maggio scorso) e nelle altre istituzioni dell’Unione europea. Ecco il mormorio di rabbia, a volte anzi grido di collera, che circola a Strasburgo e Bruxelles, tanto che l’autorevole quotidiano liberal di Monaco Sueddeutsche Zeitung ne riferisce ampiamente con un servizio della sua corrispondente Cerstin Gammelin. Nella Ue "si diffondono insoddisfazione e fastidio per la posizione di dominio tedesca nei posti al vertice", scrive il giornale. E per questo, l’insistenza di Matteo Renzi a favore di Federica Mogherini come nuovo responsabile della politica estera della Ue diventa importante per tutti coloro che si oppongono all’egemonia numerica tedesca.
I conti, sempre secondo l’articolo di Frau Gammelin, sono presto fatti. Tre capigruppo parlamentari sono tedeschi, e cioè quelli dei Popolari, dei Verdi e della Linke (sinistra radicale). Il socialdemocratico tedesco Martin Schulz verrà riconfermato in base all’accordo informale tra popolari e socialisti. Il segretario generale dell’Assemblea, Klaus Welle, Cdu, resta in carica. Non è finita. Guardiamo alle altre istituzioni europee: Werner Hoyer, liberale tedesco, guida la Banca europea degli investimenti. Klaus Regling è al comando dello Esm, il fondo speciale salva euro istituito dall’eurozona. Uwe Corsepius, ex consigliere diplomatico della cancelliera federale, è segretario generale del Consiglio dei ministri dell’Unione europea. Martin Selmayr, democristiano tedesco, già capo dello staff elettorale del neodesignato presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, è considerato altamente papabile come suo capo di gabinetto. E anche personalità non tedesche, come il belga van Rompuy capo del Consiglio (esecutivo) o lo stesso Juncker sono stati scelti grazie all’influenza determinante di Berlino. Un ragionamento analogo lo si può fare per il capo uscente dell’Eurogruppo, sebbene sia socialista: l’olandese Jeroen Dijsselbloem.
Il predominio tedesco viene denunciato come fastidioso e pericoloso, non solo dall’Europa meridionale o da voci di sinistra. La francese Sylvie Goulard, del gruppo dei Liberali, rivela alla Sueddeutsche che del tema si parla anche in consulti e studi riservati alla Ue: "E’ un fenomeno che osserviamo da tempo, e troppo nazionalismo non è sano". Purtroppo, la debolezza politica interna degli altri Paesi crea vuoti di candidature che oggettivamente aprono spazio ai tedeschi.
Nel Regno Unito, l’umore antieuropeo è così forte da rendere inappetibile a qualsiasi politico britannico l’ambizione pubblicamente espressa a una poltrona eccellente a Bruxelles o Strasburgo. In Francia, tutti sono sotto shock per il trionfo del Front National fascistoide e antieuropeo, e alla debolezza del Ps di governo e dell’impopolare capo dello Stato socialista François Hollande si accoppiano ora i problemi interni alla Ump (opposizione di centrodestra) con l’indagine sull’ex presidente Sarkozy e altri scandali. In altri Paesi, non mancano politici che hanno tutta la stoffa e il talento per meritare poltrone europee ma temono di apparire candidati dei tedeschi: dai leader olandesi a quelli finnici, dalla premier danese Helle Thorning-Schmidt ai due cavalli di razza polacchi, cioè il premier Donald Tusk e il ministro degli Esteri Radoslaw ’Radek’ Sikorski.
Unica eccezione, l’Italia. Con Renzi, scrivono i media tedeschi, Roma ha ritrovato sia un ruolo, sia candidati credibili. Per questo la battaglia del presidente del Consiglio per avere Federica Mogherini al posto della discussa responsabile uscente della politica estera Ue, baronessa Catherine Ashton, diventa importante non solo per il peso italiano bensì per un riequilibrio di rappresentanza e interessi a livello europeo.