Ldm, il Fatto Quotidiano 2/7/2014, 2 luglio 2014
NOME IN CODICE BISMOUTH LA SPY-STORY DELL’ELISEO
Parigi
Tre mesi fa la Francia scopriva che il cellulare di Nicolas Sarkozy era stato intercettato dai magistrati nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Una decisione senza precedenti per un ex presidente della Repubblica. Ieri gli stessi magistrati si sono spinti ben oltre, convocando Sarkozy e mettendolo in stato di fermo per il lungo interrogatorio nei locali della prefettura di Nanterre. Così il protagonista della vicenda, un ex capo dello stato ambizioso che punta ancora al potere, virtuale candidato alle prossime elezioni presidenziali, ha raggiunto i tre uomini che sono dietro ad un incredibile intreccio: un avvocato fedele e senza scrupoli, e due magistrati pronti a tutto. Gli inquirenti sospettano i quattro uomini di aver infranto il segreto istruttorio e di aver messo su una rete di “talpe” perché Sarkozy potesse essere sempre al corrente di ogni evoluzione nelle tante inchieste che pesano su di lui e sulla sua ambizione.
I MILIONI DEL COLONNELLO GHEDDAFI
Tutto è iniziato nell’aprile del 2013 quando i giudici del servizio finanziario, Serge Tournaire e René Grouman, hanno aperto un’inchiesta per indagare sui presunti finanziamenti della Libia del colonnello Gheddafi (si parla di una cinquantina di milioni) alla campagna elettorale di Sarkozy del 2007. Quella che lo ha proiettato all’Eliseo, battendo la socialista Ségolène Royal. A settembre dunque i magistrati decidono di mettere sotto controllo i cellulari di Sarkozy, di alcuni suoi uomini di fiducia, tra cui due ex ministri, e soprattutto del suo avvocato, Thierry Herzog, 58 anni, amico di trent’anni, al suo fianco sin dai tempi dello scandalo Clearstream contro Dominique de Villepin, nel 2006. Gli inquirenti si accorgono rapidamente che l’ex presidente ha un altro cellulare intestato al nome fittizio di Paul Bismouth. É su questo numero che, inconsapevoli di essere ascoltati, Sarko - nome in codice Bismouth - e il suo legale si lasciano andare. I due parlano tanto. Se le intercettazioni non forniscono nessun elemento nell’affaire sugli eventuali finanziamenti libici, i magistrati scoprono però altri elementi interessanti.
I SEGRETI NEI QUADERNI E L’AFFARE TAPIE
Tra il 28 gennaio e l’11 febbraio 2014, parlando con il suo legale, Sarkozy sembra particolarmente preoccupato per la sorte delle sue agendine di lavoro e private che sono rimaste nelle mani degli inquirenti dai tempi dell’affaire Bettencourt. Erano state sequestrate nell’ambito dell’indagine per circonvenzione di incapace dell’anziana e miliardaria erede L’Oréal, Liliane Bettencourt. Da quell’inchiesta Sarkozy è uscito pulito (ha ottenuto il non luogo). Ma le famose agendine, rivelando impegni e appuntamenti, rischiano di compromettere Sarkozy in un’altra inchiesta, una delle tante in cui compare il suo nome, quella del contenzioso tra lo Stato francese e l’uomo d’affari Bernard Tapie sul fallimento della banca Crédit Lyonnais. Non a caso, l’11 marzo si attende un’importante decisione della Corte di Cassazione, che si deve pronunciare per invalidare o meno il sequestro delle preziose agendine , che l’ex presidente vorrebbe recuperare volentieri. Alla fine il sequestro è confermato, le agende restano tutt’ora nelle mani dei magistrati e potranno ancora essere utilizzate. Ogni tentativo fatto dai due per recuperarle sarà risultato dunque vano. Stando alle intercettazioni, di cui il giornale on line Mediapart ha pubblicato alcuni passaggi il 18 marzo, in questa vicenda, Sarko e Herzog hanno fatto appello a una “talpa” per essere tenuti informati regolarmente sull’evoluzione della procedura.
IL SOGNO DI AZIBERT: UN POSTO A MONTECARLO
A questo punto entra in scena Gilbert Azibert, 68 anni, alto magistrato della Corte di Cassazione. Quest’ultimo ha un solo desiderio: finire in bellezza la sua brillante carriera (fu persino considerato il “Guardasigilli bis” ai tempi di Rachida Dati) come consigliere di Stato a Montecarlo. In cambio di questo posto al sole il magistrato sembra disposto anche a fornire informazioni coperte da segreto istruttorio. Aprendo un’inchiesta per violazione del segreto istruttorio, i magistrati devono dunque stabilire se Sarkozy è realmente intervenuto per soddisfare le richieste di Azibert. Da Montecarlo hanno rapidamente smentito ogni forma di pressione. La candidatura di Azibert del resto è stata bocciata. Ma ad informare Sarkozy ed Herzog di come andavano le cose, compresa la decisione di mettere sotto intercettazione i telefoni di entrambi, sembra che non ci sia un solo informatore. Probabilmente l’altra “talpa” di Sarkozy è un collega togato di Azibert, Patrick Sassoust, avvocato generale alla Corte di Cassazione, 55 anni, direttamente incaricato del dossier Bettencourt. Forse è lui l’“anello mancante”, l’uomo chiave che, potendo accedere a tutti gli elementi, trasferiva le informazioni a Azibert, che a sua volta informava Sarkozy e Herzog.
Ldm, il Fatto Quotidiano 2/7/2014