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 2014  luglio 02 Mercoledì calendario

L’INDIA PUÒ ESSERE LA VERA SORPRESA


Le recenti elezioni generali in India potrebbero rivelarsi l’avvenimento economico positivo più importante dell’anno. Gli elettori indiani hanno bocciato con fermezza il Congress Party che in pratica ha governato l’India senza interruzione da quando nel 1947 ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Sonia Gandhi, presidente del Congress e vedova dell’ex Primo ministro Rajiv Gandhi, dal 1998 è stata l’eminenza grigia al potere, in grado di trasformare il Primo ministro Manmohan Singh in poco più che un capo puramente rappresentativo. Sotto la sua leadership, il Congress Party ha perseguito un’agenda populista che ha aumentato i pagamenti tramite bonifici e ridotto il tasso di crescita economica annua dell’India portandolo nel 2013 a meno del 4 per cento. Il Pil pro-capite in India è tuttora di quattromila dollari circa appena, meno della metà di quello cinese.
Il neo-eletto primo ministro, Narendra Modi, ha fatto campagna elettorale con una piattaforma con la quale ha promesso di garantire all’India una rapida crescita dell’occupazione e il reddito che lo Stato del Gujarat ha raggiunto con lui a capo dei ministri.
Un aspetto considerevole delle recenti elezioni è che il Partito Bharatiya Janata (BJP) di Modi ha ottenuto in Parlamento una maggioranza assoluta, risultato pressoché senza precedenti in India. Di conseguenza, per perseguire la sua agenda legislativa Modi non dovrà cercare compromessi con gli altri partiti nazionali o regionali. Due figure di spicco aiuteranno Modi a coordinare il suo programma economico. Il neo ministro delle Finanze, Arun Jaitley, è un leader politico di esperienza ed anche noto come astuto intellettuale che nutre simpatie per gli interessi del mondo degli affari. A capo della Banca centrale indiana continuerà a esserci Raghuram Rajan, stimato economista che ha già manifestato il desiderio di ridurre il tasso di inflazione annua dell’India, prossimo alle due cifre, e di riformare alcune delle controproducenti restrizioni apposte al settore finanziario. Occorreranno anni prima di attuare i provvedimenti indispensabili a stimolare la crescita economica e a dare i risultati voluti. Chiunque voglia controllare, tuttavia, se il nuovo governo si adopererà per ottenere veramente una crescita a lungo termine più rapida farebbe bene a non perdere di vista i progressi compiuti nelle dieci aree seguenti di intervento politico.
Istruzione. L’istruzione primaria e secondaria è del tutto inadeguata. Soltanto il 60% della popolazione adulta è in grado di leggere e scrivere a un livello elementare.
Infrastrutture. L’India necessita di strade e porti migliori per essere in grado di spedire in maniera efficiente la sua produzione nel paese e in tutto il mondo. La recente espansione di compagnie aeree private e aeroporti dimostra ciò che le aziende private possono realizzare in questo settore.
Consolidamento fiscale. Gli ingenti deficit di bilancio stanno prosciugando i risparmi della nazione che dovrebbero essere utilizzati per espandere gli investimenti nel mondo degli affari, e stanno dilatando il debito nazionale che dovrà essere finanziato da ulteriori imposte.
Privatizzazione. Le aziende di proprietà dello Stato indiano che operano nel settore manifatturiero e in altri ambiti lavorano in modo poco efficiente e spesso provocano perdite che prosciugano i risparmi della nazione. Vendere queste aziende vorrebbe dire contribuire in modo diretto ad accelerare il ritmo della crescita economica.
Abolizione dei sussidi. I sussidi per l’energia elettrica e i carburanti portano a sprechi e consumi esorbitanti, oltre a contribuire al deficit fiscale. È indispensabile sostituirli con bonifici in contanti.
Riforma dell’agricoltura. Nel sistema in vigore al momento, il governo acquista, immagazzina e quindi distribuisce i prodotti agricoli. Di conseguenza, una quantità enorme di prodotti si danneggia e si deteriora nei magazzini, mentre gli incentivi alla produzione sono mal indirizzati. Si dovrebbero piuttosto privatizzare i mercati agricoli.
Diritti di proprietà e zonizzazione. Chiunque visiti Mumbai o altre importanti città indiane non fatica a constatare come le restrizioni imposte alla zonizzazione provochino usi impropri del suolo urbano e ostacolino la modernizzazione. Le ambiguità relative ai diritti di proprietà, soprattutto dei terreni agricoli, precludono nelle aree rurali l’avanzare del processo di industrializzazione.
Allentamento dei limiti per gli investimenti stranieri. Le società straniere non sono autorizzate a possedere la maggioranza degli istituti bancari e delle compagnie di assicurazione. Allentare tali limiti vorrebbe dire rafforzare il settore finanziario e avere un ruolo importante nella crescita economica.
Riforma fiscale. Il complesso sistema indiano delle imposte nazionale e statali sulle vendite distorce il commercio interno. Da tempo si discute della fattibilità di un progetto che sostituisca queste tasse con un’imposta nazionale sul valore aggiunto e consenta l’impiego della condivisione dei redditi per gli Stati: è giunto il momento di tradurlo in realtà.
Corruzione. Gravi casi di corruzione nelle alte sfere hanno pregiudicato la fiducia economica e ostacolato il processo decisionale delle autorità. L’India, oltretutto, è particolarmente svantaggiata dalla corruzione su piccola scala, e dalla diffusione pressoché onnipresente di bustarelle e tangenti in tutte le forme di transazioni personali e di lavoro. Il governo dovrebbe intervenire con mano pesante nei casi di concussione di alto livello e utilizzare il nuovo sistema dei bonifici in contanti per limitare la diffusione di questo meschino malcostume.
Il mercato azionario indiano quest’anno è aumentato del 20% circa in previsione di una crescita più solida e di utili in accrescimento. Adesso spetta a Modi e al BJP dimostrare di essere in grado di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.

Martin Feldstein, Il Sole 24 Ore 2/7/2014