Maurizio Gallo, Il Tempo 2/7/2014, 2 luglio 2014
ECCO IL TARIFFARIO DEI TRAFFICANTI D’UOMINI
Cominciamo sfatando due luoghi comuni. Il primo è che i cosiddetti «scafisti» siano i deus ex machina del traffico di uomini. Il secondo è che i flussi più consistenti di migranti avvengano via mare e passino soprattutto per Lampedusa. Non è così.
Lo hanno scoperto sul campo Andrea Di Nicola e Giampaolo Musumeci, il primo docente di criminologia a Trento, il secondo giornalista specializzato in conflitti e immigrazione. Sono gli autori del libro «Confessioni di un trafficante di uomini», edito da «Chiarelettere», che ha visitato i luoghi dove questo immondo traffico viene organizzato e attuato. «Dietro alle decine di migliaia di migranti che ogni anno arrivano in Europa - scrivono - c’è un’industria, fatta di piccoli delinquenti, sì, a volte di miserabili, ma anche e soprattutto di grandi professionisti del crimine, di gente in doppiopetto, veri e propri uomini d’affari, il cui fatturato mondiale è secondo solo a quello della droga».
PREZZI E PROFITTI
I prezzi per i «viaggi della speranza» aiutano a capire come il commercio di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla fame procurino profitti da capogiro. Dal Nordafrica all’Italia la «tariffa» va da 1500 a 3000 dollari Usa, dala Turchia al nostro Paese, tra i 2500 e i 5000 e dalla Cina fino a 15.000. Il prezzo più economico, 700 dollari, è per la tratta Afghanistan-Iran. Dalla Somalia agli Stati Uniti bisogna sborsarne 10.000, dal Vietnam all’Europa, 28.500, dall’Iraq al Regno Unito, 10.500. E, in generale, dall’Asia al Vecchio Continente è necessario pagare fra i tremila e i 10 mila dollari. Basta moltiplicare questi numeri per decine di migliaia di viaggiatori per avere un’idea dell’entità dei guadagni delle organizzazioni criminali. Secondo l’Onu l’«affare» immigrazione dall’Africa all’Europa garantisce un guadagno annuale di 150 milioni di dollari e l’ingresso negli Usa frutta, invece, sei miliardi di dollari. «Altre fonti - sottolineano Di Nicola e Musumeci - parlano di un mercato del valore annuo totale di venti miliardi di dollari americani». Nella più «spietata agenzia di viaggi del mondo» lo scafista «è solo la punta dell’iceberg», come dicevamo. A volte «è lui stesso un migrante che si ripaga il viaggio». E il fenomeno non si fermerà arrestando questi piccoli o medi delinquenti, avvertono gli autori del libro, perché esiste «un network globale che lucra sulla necessità di spostamento delle persone» e «per ogni migrante che arriva in Italia (...) c’è un ricco imprenditore che ha intascato dai mille ai diecimila euro». Il numero uno dei trafficanti d’uomini è Josip Loncaric, un croato che per anni ha fatto attraversare le frontiere al 90% dei cinesi giunti illegalmente nel Belpaese, al 50% dei clandestini bengalesi e al 30% dei filippini, per non parlare degli altri. «Si calcola - scrivono gli autori del libro - che l’organizzazione facesse raggiungere l’Italia a 35.000 clandestini ogni anno, guadagnando 135 miliardi di lire».
LAMPEDUSA E L’EUROPA
A sud il «chiavistello» europeo è sicuramente la Sicilia e, in particolare, Lampedusa. Spiega Emir, trafficante tunisino: «Io da quest’affare devo ricavare il più possibile. Mettiamo che un battello costi 30.000 dinari, crica 15.000 euro, e che dentro ci stiano 50 persone. I clienti pagano 2000 dinari a testa. Il capitano, cioè io, prende 7-8000 dinari. L’assistente 4-5000. Di ciò che resta, il coordinatore, che poi sono sempre io, si prende il doppio degli altri collaboratori. Semplice, no?». Durante la «rivoluzione dei gelsomini» il business andava a gonfie vele. Negli ultimi due anni è calato dell’80% a causa delle nuove leggi varate dal governo di Tunisi. Ma il traffico si è spostato in Libia, da lì partono i piccoli eserciti di migranti che vogliono far breccia della «fortezza Europa». Non sempre, però, la destinazione finale è Lampedusa. Si sbarca anche a Pozzallo, Agrigento, a Crotone, in Puglia. E si salpa anche dall’Egitto. Eppure, a leggere i giornali, «pare che l’immigrazione irregolare» in Italia «passi tutta da lì, ma non è vero e l’eccesso di mediatizzazione distoglie dal comprendere il fenomeno nella sua completezza», scrivono Musumeci e Di Nicola. Le porte d’accesso all’Europa sono numerose, come la Grecia, la Turchia e, in particolar modo, i Balcani.
L’ACCESSO BALCANICO
L’Osservatorio Balcani e Caucaso stima che ogni giorno ci sono cento ingressi clandestini sulla frontiera italo-slovena. E che ogni anno dall’Est riescano a varcare il confine 35.000 migranti, contro i 24.000 degli sbarchi in Italia via mare. Dati che fanno riferimento al periodo agosto 2012-agosto 2013. Sempre secondo l’Osservatorio, poi, «al confine fra Turchia e Bulgaria, nei primi nove mesi dello scorso anno, sono transitate illegalmente 5.815 persone. Sette volte tanto gli ingressi del 2012», si legge nel libro.
I trafficanti si servono di strumenti tecnologici avanzati, comunicano via Skype per non essere intercettati, usano i telefoni satellitari. E dietro lo spostamento di masse enormi di esseri umani spesso si cela un altro pericolo: il terrorismo islamico. L’opulento e ignaro (o indifferente) Occidente è avvertito.