Alex Frosio, La Gazzetta dello Sport 2/7/2014, 2 luglio 2014
OLANDA ’74, IL CALCIO TOTALE E IL PRIMO PORTIERE VOLANTE
Riguardatelo nelle immagini di quell’Olanda del ’74: maglia gialla numero 8, fisicaccio da mediano, mani nude, ginocchiere da pallavolista, tuffi pochi. Tutto sembrava, Jan Jongbloed, titolare dell’Arancia Meccanica nel Mondiale di Germania (e poi nella finale del 1978), tranne che un portiere. In effetti, non lo era. Non un portiere professionista. Divideva il suo tempo tra la tabaccheria di famiglia, la canna da pesca e l’Fc Amsterdam, cuginetto povero dell’Ajax che dominava l’Europa. Ma Rinus Michels l’aveva chiamato tra i 23 con la regia - nemmeno tanto occulta - di Johan Cruijff, che non sopportava il presunto titolare, Jan van Beveren (reduce da un infortunio ma soprattutto portiere del Psv, e in nazionale comandavano l’Ajax e il suo «14»).
Chiamata a sorpresa? A dir poco. Pure per lui, che alla partenza mise in valigia la canna da pesca, pensando di avere parecchio tempo libero. Jongbloed aveva esordito nell’Olanda nel 1962: aveva fatto una figuraccia, prendendone 4 dalla Danimarca. Addio nazionale e sogni di gloria. Ma dodici anni dopo aveva una dote che gli altri interpreti del ruolo, nella terra del calcio totale, non avevano: ci sapeva fare con i piedi. Di più, era un kamikaze nelle uscite. Dentro l’area, fuori area: un libero aggiunto. O meglio, un portiere volante. Necessario, per quell’Arancia Meccanica che giocava con la difesa alta. Come necessarie sono state le uscite di Neuer in una Germania che, come il Bayern di Guardiola, lascia quasi del tutto scoperta la propria metà campo. Cruijff disse che grazie a Jongbloed era nato il portiere moderno. Nel ‘74 fu il meno battuto: 3 gol, un’autorete di Krol, poi il rigore di Breitner e la girata di Muller in finale.
Quel Mondiale fu, paradossalmente, l’inizio - a 34 anni - di una carriera (professionistica) proseguita fino a 46 anni e chiusa da un quasi infarto in allenamento. Di una partita vinta a San Siro con l’Inter parando tutto, ricordò: «Mentre ero proteso in tuffo ebbi la sensazione che avrei potuto fluttuare a mezz’aria in eterno se solo avessi voluto. La percezione estrema del concetto di libertà: questo è ciò che mi ha regalato il ruolo di portiere. Non esiste nulla di meglio al mondo». La sintesi perfetta del portiere libero.