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 2014  luglio 02 Mercoledì calendario

NIENTE BIONDE, TANTO FREUD. ECCO LA VITA DA CINEMA DELL’ATTORE PIU’ ESISTENZIALE

Dieci anni fa moriva, a 80 anni, obeso, malato, senza soldi, l’attore che era stato il più bravo, il più bello, il più ricco di tutti. Marlon Brando. La sua vita, cinematografica, e il suo cinema, esistenziale, sono raccontati in una nuova eccellente psico-biografia del critico Goffredo Fofi: Marlon Brando, dal perfetto sottotitolo Una tragedia americana (Castelvecchi). Sfogliando la quale (soprattutto le 50 pagine del Prologo) si scopre che:
INTELLETTUALI AL PASSO COI TEMPI Nel 1951, dopo il successo del film Un tram che si chiama Desiderio di Elia Kazan, i giornalisti italiani che cominciarono a parlare di Brando non sapevano come tradurre jeans e t-shirt, e dicevano «magliette con le maniche corte» e «calzoni da tuta di lavoro».
ESSENZA DELL’ATTORE L’elogio di Kazan: «C’era in Brando qualcosa di miracoloso: gli spiegavo cosa volevo e ascoltava, ma la sua attenzione era così assoluta che parlargli era un’esperienza stupefacente; non rispondeva immediatamente, ma se ne andava e poi faceva qualcosa che spesso mi sorprendeva. Quel che pensavo era allora: “Signore, è meglio di quel che gli ho detto!”».
GENIO E GENI Il padre, taciturno, disinteressato ai figli, era un bell’uomo, donnaiolo. La madre, che poi ebbe grossi problemi con l’alcol, secondo l’insegnante di recitazione di Marlon era «una creatura bellissima, celestiale, svagata».
IL MEGLIO Interpretazione migliore (per Fofi): nel film Riflessi in un occhio d’oro di John Huston (1967).
IL PEGGIO Interpretazione peggiore (per Fofi): nel film In fuga col malloppo, di Yves Simoneau (1998): «In questo ignobile farsetto, Brando si presta a mostrarsi in una decadenza assoluta, più ributtante che squallida».
SOGNI Quello di Marlon era di diventare un batterista famoso. Adorava il jazzista Gene Krupa.
FREUD E STANISLAVSKIJ Brando cominciò, su consiglio di Kazan, la sua interminabile psicanalisi nello stesso momento in cui iniziò a frequentare l’Actors Studio.
«HOLLYWOOD? FA SCHIFO» Brando, primo vero divo «anti-divo» di Hollywood, non sopportava il cinema, né la professione d’attore («Non ho nessun rispetto per la recitazione. Recitare è in massima parte l’espressione di un impulso nevrotico»), tanto meno Hollywood. Innumerevoli le sue battute contro la lobby ebraica e gli studios. Tipo: «Hollywood è un grosso registratore di cassa che squilla ingoiando soldi da mattina a sera».
MACCHINA DA SOLDI Dopo l’Oscar per Fronte del porto, del ’54, per un decennio Brando fu tra i ten top money-makers d’America, i dieci attori che facevano incassare di più.
FORSE ERA MEGLIO SE... Film che avrebbe dovuto fare: Senso di Luchino Visconti con Ingrid Bergman (non lo volle il produttore Gualino: era troppo poco di cassetta in Europa), Giulietta e Romeo di Castellani accanto alla Taylor (non lo presero perché costava troppo), un Amante di lady Chatterly francese, Paris Blòues con Marilyn Monroe (poi lo fecero Paul Newman e Joanne Woodward), il Casanova di Fellini e, sempre di Fellini, un film su Picasso.
FORSE ERA MEGLIO SE NON... Film che non avrebbe dovuto fare: tanti, a partire da Candy (1968), «il più stupido tra i suoi molti film stupidi».
IMPROVVISAZIONI Discorso di ringraziamento per l’Oscar del ’54: «Grazie, molte grazie... ehm, è molto più pesante di quel che credevo... ehm, io, ehm, ho qualcosa da dire, e, ehm, non mi ricordo cosa, ehm, stavo per dire... per la mia vita... Non credo che, ehm, stavo per dire... per la mia vita... Non credo che, ehm, mai nella mia vita ci sono state tante persone così direttamente responsabili di come sono. Sono molto, molto contento... Grazie».
FLIRT Centinaia, fra i quali Rita Moreno, Anna Maria Pierangeli, l’allora diciannovenne Josiane Béranger, conosciuta sul set di Désirée (1954). Ebbe tre mogli e diversi figli: cinque legittimi e almeno altri sei da amanti sparse in tutto il mondo.
NIENTE BIONDE Le sue donne erano tutte di carnagione e capigliatura scura, spesso asiatiche o messicane. Respinse sempre le bionde, cioè le donne che potevano ricordargli la madre.
PETTEGOLEZZI Quelli sulla sua omo e bisessualità, si sprecano.
ITALIANE Nel 1961 accettò di girare, per un milione di dollari, il film Pelle di serpente con Anna Magnani. Non fu un rapporto facile, e la lavorazione fu tempestosa. «Le mani mi prudevano spesso», disse l’italiana. E certamente prudevano anche a Brando. Invece, mentre girava La contessa di Hong Kong con Sophia Loren, disse a un amico: «Se dovessi morire, evitate soltanto che quella venga a piangere sulla mia tomba con tanti fotografi attorno». E per tenerla a bada, un giorno, nel mezzo di una scena sentimentale, arrivò a dire alla Loren: «Hai molti peli neri nelle narici».
SCHERZI Ne faceva di tutti i tipi, sempre, a tutti. Tra i più frequenti, il mooning, che consisteva nel calarsi i pantaloni e mostrare il culo in pubblico all’improvviso. Il migliore, fatto a milioni di telespettatori, quando la notte degli Oscar del ’73, dove vinse la statuetta per Il padrino, mandò al suo posto una giovane apache.
RADICAL CHIC Nel periodo politicamente più azzardato della sua vita, si accostò anche alle Pantere nere. Dei politici diceva: «Anche loro sono dei bravi attori come noi. Per il loro business sapere recitare è molto importante».
COMMEDIA Nel ’78, per recitare pochissimi minuti in Superman, ottenne 2 milioni e mezzo di dollari. «Trattandosi di un film ridicolo, tanto vale farsi pagare a peso d’oro» disse.
TRAGEDIA La figlia Cheyenne si uccise a 25 anni, obesa e depressa, nel ’95. Il figlio Christian, cinque anni prima, le aveva ucciso il fidanzato da cui lei aspettava un figlio. Al processo, Marlon Brando disse: «È probabile che come padre sia stato un fallimento». Come dice Fofi, probabile.