Giovanni Stringa, Corriere della Sera 2/7/2014, 2 luglio 2014
STERLINA FORTE, CRESCITA VELOCE IL CASO BRITANNICO
Valuta forte, economia debole? Quello che sembra essere vero per l’Eurozona, non vale attraversando la Manica e arrivando in Gran Bretagna.
Ieri la sterlina ha raggiunto i massimi sul dollaro da oltre cinque anni, superando quota 1,716 (biglietti verdi per una moneta della regina), eppure nell’ultimo trimestre l’economia britannica è cresciuta del 3,3% su base annua. Tornando indietro da Dover a Calais, nell’Eurozona, entrambi i numeri si ridimensionano: l’euro è sì forte sul dollaro ma senza i record inglesi, e nonostante questo l’economia cresce molto meno che a Londra: +0,7% (mettendo nella media tutta Eurolandia, dalla locomotiva tedesca alla più piatta situazione italiana). Evidentemente, la forza della sterlina non frena l’economia britannica, dove il settore manifatturiero ha continuato a espandersi a giugno, mettendo a segno uno dei migliori trimestri degli ultimi due decenni.
E in Eurolandia? L’euro forte — per quanto più debole della sterlina — non aiuta. Ma, se Londra cresce veloce nonostante il «super pound», allora puntare il dito contro l’euro forte nell’Europa della moneta unica non è quantomeno una «sentenza» completa. Al di là delle questioni monetarie, la differenza tra Europa anglosassone ed Europa continentale è una questione di riforme strutturali e flessibilità dei mercati, nel bene e nel male. Senza dare troppe colpe alla moneta unica e alla sua forza.