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 2014  luglio 02 Mercoledì calendario

ORLANDO: IO DOROTEO? CON RENZI NESSUNA FRIZIONE


ROMA — «Doroteo io? Dal punto di vista culturale mi sento sideralmente lontano...». Andrea Orlando non si è offeso per quell’aggettivo che il premier gli ha cucito addosso e che sa tanto di naftalina. Non ci ha visto, giura, «alcuna nota polemica». E approfitta del piccolo caso sollevato dalle punzecchiature di Matteo Renzi per smentire attriti con il capo del governo e spiegare il suo metodo di lavoro: «Non sono un teorico del conflitto a prescindere. Ho cercato l’interlocuzione con tutti, andando dai magistrati e dagli avvocati... Sono convinto che il gradualismo sia una componente importante del riformismo e che, se hai idee forti, non devi sottrarti al confronto».
Chissà se la pensa così anche il presidente del Consiglio, il quale lunedì, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, sembrava aver preso di mira il suo Guardasigilli. «Questa è la rivoluzione orlandiana — ha esordito Renzi davanti ai giornalisti —. È la via dell’Orlando, non furioso ma pacifico, con il suo stile quasi doroteo... La rivoluzione dell’Orlando doroteo». Il ministro ha sorriso, senza lasciar trapelare la sua reazione per l’accostamento indiretto a vecchie «glorie» della Prima Repubblica: ai vari Rumor, Colombo, Piccoli, Gava e gli altri democristiani che, nell’anno domini 1959, fondarono la corrente moderata della già moderatissima Balena Bianca. «Se doroteismo è sinonimo di immobilismo, ovviamente non mi riconosco in questa espressione» argomenta con pazienza il Guardasigilli, bene attento a non alimentare retropensieri e strumentalizzazioni: «Se invece doroteo è sinonimo di moderazione, confesso che i temi e la fase in alcuni momenti la consigliano. Tra l’altro si tratta di una virtù che ho sviluppato con l’età... È il momento di fare riforme significative e la mediazione fine a se stessa non è quello che serve». Nel Pd c’è chi ha letto nella battuta del premier una punta (o più) di fastidio per l’atteggiamento assai prudente dell’inquilino di via Arenula verso la magistratura. Eppure lui assicura che no, la sintonia con Matteo è intensa e la riforma è nata da una pedalata in tandem.
«Da ragazzino — racconta Orlando — ero nella destra del Pci, quindi non sono mai stato un rivoluzionario. Però sono d’accordo con Renzi sul fatto che questo Paese abbia bisogno di alcune scosse». Tra i renziani qualcuno dubita che Orlando abbia l’aggressività necessaria per assestare alle toghe la scossa promessa da Renzi, eppure il Guardasigilli sente di godere della piena stima del leader. Incomprensioni? Tensioni con il premier? «Nulla di tutto questo, stiamo lavorando assieme proficuamente». Palazzo Chigi conferma. Niente attriti con Orlando, né di merito né di metodo. E se il Guardasigilli si è prodotto in qualche «sforzo di mediazione in più», è stato solo per un «rispettoso gioco delle parti».
La battuta sulle correnti «ininfluenti» del Pd? Non era, a sentire lo staff di Orlando, diretta verso i «Giovani turchi» di cui il ministro è un elemento di punta. Tanto che Orlando, per nulla preoccupato, si diverte ad accostare i turchi dem ai dorotei diccì: «Noi, come loro, non abbiamo un leader unico, ma gruppi dirigenti collegiali». E una goccia d’acqua sul fuoco la getta anche Matteo Orfini, turco anch’egli e presidente del Pd: «Andrea doroteo? Io dico di no. Punto».
Il video della conferenza stampa conferma che Orlando ha tenuto botta col sorriso sulle labbra fino a quando Renzi, sul finale, ha fatto quell’accenno alle intercettazioni, prendendo ancora una volta in prestito il suo nome: «Se io ho il fondato sospetto che Andrea Orlando stia commettendo un reato...». A questo punto il Guardasigilli ha posato la mano sinistra sul braccio destro di Renzi, con l’evidente intenzione di stopparlo: «Cambiamo esempio?». Il premier — che poco prima lo aveva paragonato, sempre scherzando, al procuratore di La Spezia scusandosi con quest’ultimo — ha sì cambiato esempio e però si è concesso un’ultima battuta: «Finché facevi il giudice andava bene, eh?». Un altro ci sarebbe rimasto male, ma Orlando no. Lui nelle battute del premier non ha letto freddezza o disistima, tutt’altro: «Renzi lo ha fatto per sdrammatizzare un tema su cui si sono concentrate tensioni enormi».
Il caso è chiuso. Anzi, in via Arenula assicurano che non si è mai aperto. E quelle voci che si rincorrono nel Pd? È vero che il Guardasigilli starebbe meditando su un futuro politico fuori dal governo? Possibile che pensi di candidarsi alle prossime regionali? Orlando il moderato sorride e smentisce: «Davvero non vedo perché dovrei cercare vie di fuga. Sono concentrato sugli obiettivi della riforma e determinato ad arrivare in fondo».