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 2014  giugno 29 Domenica calendario

IL SILENZIO DEGLI ARCHIVI

Ma davvero Cesare Pavese ha conosciuto Beppe Fenoglio? E tanto apprezzava lo scrittore di Alba, da insistere con Franco Ferrarotti perché cercasse di incontrarlo?
Cosa che si sarebbe puntualmente verificata durante una cena a La Morra, presente anche il critico Geno Pampaloni. Si tratterebbe di una bella novità. L’ipotesi che i due si fossero conosciuti era stata presa in qualche considerazione, giocando su ristretti margini di tempo. Pavese muore infatti nell’agosto del 1950, ma l’anno prima Fenoglio aveva mandato in visione alla Einaudi i Racconti della guerra civile, poi confluiti nei Ventitre giorni della città di Alba, pubblicati nel 1952 dalla stessa casa editrice. Si poteva pensare che Pavese li avesse letti e apprezzati in manoscritto. Ma in ogni caso siamo ben più avanti dell’incontro con Beppe che Ferrarotti fissa nel 1948.
Allora, secondo il testimone, non si sarebbe parlato di racconti ma di un romanzo in gestazione, il futuro e postumo Partigiano Johnny. Sono comprensibili scherzi della memoria. D’altra parte, a trattare con Fenoglio alla Einaudi sulla pubblicazione di quei racconti sono, come si evince dalla corrispondenza, Calvino e Vittorini. Il nome di Pavese non compare mai. L’asserita, fascinosa conoscenza tra i due alfieri della letteratura in terra di Langa sembra perdersi in nebbiosi contorni.
Nel 1951 Fenoglio invia ad un’amica albese la traduzione delle due poesie che Cesare ha scritto in inglese per Constance Dowling («Tu, screziato sorriso/Su nevi gelate-/Vento di marzo,/Balletto di rovi/Spuntati su nevi,/Che gemi ed accendi/I tuoi piccoli -ho-...»). Si realizza così un incontro ideale tra i due scrittori, dove Cesare presta i suoi versi per un omaggio colto e galante a Beppe, fraternamente romantico.