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 2014  luglio 02 Mercoledì calendario

ORA RENZI ESPORTA LA ROTTAMAZIONE. DOPO D’ALEMA E LETTA, TOCCA A PRODI

Se un anno fa avesse seguito il consiglio di Massimo D’Alema («Non candidarti segretario del Pd, diventa europarlamentare...»), oggi pomeriggio Matteo Renzi sarebbe stato uno dei 751 euro-peones chiamati nel Parlamento di Strasburgo ad ascoltare il presidente del Consiglio italiano nel discorso di avvio di semestre. E invece quel discorso lo pronuncerà lui, Matteo Renzi, che un anno fa non ha seguito il consiglio di D’Alema e che poi ha continuato a fare di testa sua, perché - come sta dimostrando in queste ore nella vicenda delle nomine europee - è sua intenzione tracciare una linea indelebile tra la propria generazione e quella che l’ha preceduto. Quella di Massimo D’Alema, Romano Prodi, Pier Luigi Bersani, Enrico Letta. Dai quali, con tanti gesti espliciti e non, sta progressivamente aumentando le distanze.
Intanto oggi pomeriggio, alle 15, davanti all’Europarlamento, Matteo Renzi pronuncerà il discorso più importante della sua vita politica, lui stesso se ne rende conto, tanto è vero che per la prima volta, ha preparato un testo scritto, dopo aver compulsato libri, computer, ritagli e avere “costruito”, evento raro, un discorso. Come sempre senza ghost-writer. Renzi, che sarà accompagnato da Federica Mogherini, Graziano Delrio e Sandro Gozi, fino a ieri sera ha tenuto le carte coperte sul discorso, che di sicuro conterrà una forte sottolineatura del ruolo del Parlamento rispetto al Consiglio.
Finito il discorso, la prevista conferenza stampa con Martin Schulz è stata annullata: a Strasburgo si sussurra che tra i due non ci sia una buona chimica. In Europa Renzi sta vivendo una luna di miele, ben raccontata dal titolo del “Figaro” che definisce il premier italiano «le coqueluce», il «cocco d’Europa» e lui intende assecondare questa deriva con un discorso “alto”, che dia il senso di un cambio di verso, di una rottura col passato.
La stessa che nelle ultime settimane Renzi sta approfondendo in Italia con la generazione che l’ha preceduto. Anche con microfratture, non percepibili dall’opinione pubblica. A cominciare da un personaggio che in Europa dice ancora molto: Romano Prodi. Un mese fa, quando si trattava di preparare il viaggio in Cina, Paese nel quale il Professore è una autorità riconosciuta, non risulta che Renzi si sia appositamente incontrato o abbia chiesto consigli importanti a Prodi. E la stessa nonchalance, Renzi la sta mantenendo anche nella preparazione del viaggio in Africa, altra area nella quale Prodi ha acquisito prestigio dopo la missione svolta per conto dell’Onu. Naturalmente tra i due c’è un rapporto cordiale, ma l’emancipazione di Renzi dai “seniores” della sinistra italiana diventa ancora più evidente proprio dal confronto tra la prima squadra di Prodi e quella dell’attuale governo. Nel 1996 il cinquantasettenne Professore scelse di affidare i ministeri più importanti a personalità che per lui erano seniores, due ex premier (Ciampi e Dini), il più sperimentato degli ex comunisti (Napolitano), il suo ex professore (Andreatta). A fine febbraio, Renzi invece ha scelto per quei ruoli personaggi dal profilo opposto: giovani, con curriculum meno pesanti, in alcuni casi leggeri.
Sostiene il professor Arturo Parisi, che “studia” e ha consigliato Renzi nella prima ora, ma che poteva essere richiamato alla Difesa e non lo è stato: «Rottamazione sembrava una parola come tante e invece per Renzi è una parola grande come una montagna: con una serie di gesti, comprese le nomine europee, lui intende affermare che la vecchia generazione è fuori e con lui, che è il più “vecchio”, ne inizia una nuova. In questo modo ogni tanto perde per strada personaggi con competenze e alla fin fine conta solo lui? Vero, ma bisogna mettersi nei suoi panni, di uno che ogni volta avrebbe dovuto pensare: se prendo questa iniziativa, cosa penserà il senior in Consiglio dei ministri? Vada sicuro e tranquillo».
Ecco perché Matteo Renzi non ha mai preso in considerazione di mettere in pista come Alto Rappresentante per la politica estera personalità come Massimo D’Alema ed Enrico Letta, più blasonati di Federica Mogherini, ed esattamente due settimane fa ha iniziato a sondare Angela Merkel su quella candidatura così temeraria.