Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 1/7/2014, 1 luglio 2014
PROMESSI DG E MANAGER: COSA C’È DIETRO LA TV
[Campo Dall’Orto] –
Cinquant’anni di gioventù. Antonio Campo Dall’Orto, classe 1964, veneto astuto che gode di mielosa stampa, bussa ai cancelli di viale Mazzini, ingresso principale Rai, ascensore al settimo piano, stanza da direttore generale. Candidato. Non disoccupato. Mai libero, sempre conteso. Il nome fa pensare a Mtv, a cariche nazionali, internazionali, quasi planetarie: gli archivi ansimano per cotante celebrazioni. L’americana Viacom è l’ultima esaltazione a una carriera in accelerazione permanente, poderosa, inaugurata a Publitalia: un corso (master), la fucina di talenti ispirata da Marcello Dell’Utri, e poi l’affiancamento a Giorgio Gori a Canale 5. C’era un posto di assistente a Silvio Berlusconi, ancora imprenditore: rifiutato , per questioni di aspirazioni. Il dirigente televisivo, multicanale e multiforme, è in sosta (momentanea) in Poste Italiane: consigliere d’amministrazione, designazione di Matteo Renzo. Un disimpegno, una stanza di passaggio verso la Rai: così pare. Il mandato di Luigi Gubitosi in viale Mazzini vacilla e Campo Dall’Orto, uomo che sa respingere le offerte e pure accettare le venture proprie e le sventure altrui, ha avanzato un paio di caselle, s’è spinto in pubblico: due interviste in una settimana, le solite buone idee per ottenere buone occasioni. Campo Dall’Orto ha scalato La7, allora di Telecom, in epoca di Marco Tronchetti Provera. Ha investito denaro che ha generato programmi d’importazione: appalti esterni, spesso toccava a Magnolia di Gori. Ha acchiappato Gad Lerner, Dario Bignardi, Maurizio Crozza, Piero Chiambretti e Giuliano Ferrara. Per non oltraggiare Ferrara, ha serrato Decameron di Daniele Luttazzi: prima l’ha richiamato in video e poi l’ha spento perché fu volgare con un “compagno di squadra”. Campo Dall’Orto si professa un liberale.
Quando Franco Bernabè rientra in Telecom spedisce Giovanni detto Gianni Stella, er canaro per le sue maniere spicce, a ripianare i debiti di La7, il fantomatico terzo polo che si fa notare per le invenzioni editoriali e le finanze allegre: in un anno il passivo supera anche 100 milioni di euro. Stella prende il controllo, Campo Dall’Orto si dimette. Il bilancio 2008 rammenta la liquidazione da 1,975 milioni di euro e il compenso da 500.000 euro. Qualche anno fa, Campo Dall’Orto lo voleva mezzo mondo: Pier Silvio Berlusconi per Italia 1, Rupert Murdoch per Sky, Pier Luigi Celli per Rai2. Offerte un po’ claustrofobiche. Il giovane veneto ha bisogno di spazi larghi, manovre avvolgenti (e tanti soldi) per fabbricare una televisione di successo. Soldi e Rai: un ossimoro. Di televisione pubblica, quando non era una destinazione agevole, parlava con un pizzico di disprezzo. Ma Renzi stravede per Antonio Campo Dall’Orto. A Renzi non piace chi dice no.
Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 1/7/2014