Mario Marcis, il Fatto Quotidiano 1/7/2014, 1 luglio 2014
LE 20 MILA VITTIME DELLA ‘FORTEZZA EUROPA’
Se ci si limitasse a guardare i numeri lo si dovrebbe chiamare “Mare monstrum”, non “Mare nostrum”, secondo la dicitura latina. In 26 anni, dal 1988, il Mar Mediterraneo ha inghiottito 19.812 esseri umani. Il dato viene da Fortress Europe, blog di Gabriele Del Grande, che per anni ha viaggiato nei paesi affacciati sul Mediterraneo alla ricerca di storie. Ma le storie, i volti, senza i numeri valgono poco, soprattutto quando si parla di morti. In quella che Del Grande definisce “una grande fossa comune” i numeri che si possono estrapolare dalla cifra totale sono tanti. Il 2011 è stato l’annus horribilis delle migrazioni. Ben 2.352 migranti hanno perso la vita in quell’anno. Sono 590 i morti nel 2012 e 801 nel 2013. Il Canale di Sicilia, nella grande fossa comune, è la buca più profonda.
Le vittime sono state 7.314, di cui 5.360 sono stati i dispersi. Cercavano di espugnare la ‘fortezza Europa’, attraverso il tratto più breve, quello che collega Tunisia e Libia a Malta, ma soprattutto alla Sicilia. Tra Lampedusa e la Libia ci sono solo 355 chilometri. Un’altra tratta ‘calda’ – che non è nel Mediterraneo, ma è comunque una porta per il Vecchio continente – è quella che attraverso l’Atlantico porta alla Spagna continentale o alle Canarie. 4.910 persone di cui 2.466 disperse, sono morte nelle navi salpate da Mauritania, Senegal, Algeria e Marocco. Il Mar Egeo ha fagocitato meno vittime, ma 1.577 morti, tra i quali 857 dispersi, non sono pochi. C’è chi sui barconi neanche ci arriva. Il mare è solo l’ultimo ostacolo da affrontare per molti di loro.
Per chi fugge dalla Siria o dal Corno d’Africa il Sahara è una tappa obbligata. Nei viaggi di fortuna sui camion o sui tir, dal 1996 a oggi sono morte almeno 1.790 persone, secondo i dati di Fortress Europe, ma si tratta di un dato sottostimato.
Poi ci sono i governi dei paesi del Maghreb: Tripoli, Algeri e Rabat non sono mai stati teneri verso profughi e migranti. Nel 2000 a Zawiyah, in Libia, furono sterminate 560 persone nel corso di sommosse razziste. Viaggiando nascosti nei tir hanno perso la vita per incidenti stradali, per soffocamento o schiacciati dal peso delle merci 373 persone. Circa 416 esseri umani sono annegati attraversando i fiumi frontalieri: la maggior parte nell’Evros tra Turchia e Grecia. Alla fine si arriva alla frontiera e non sempre ci sono le Fregate militari e Frontex ad accogliere. Soprattutto in passato sono state le armi spianate a ricevere i migranti. La polizia di frontiera spagnola, al confine tra Ceuta e Melilla, le enclavi spagnole in territorio africano, ha ucciso negli anni a colpi di fucile almeno 53 persone.
Mario Marcis, il Fatto Quotidiano 1/7/2014