Cheo Condina, Il Sole 24 Ore 1/7/2014, 1 luglio 2014
CIR ARCHIVIA SORGENIA: ORA SI RIPARTE
La presa d’atto che l’investimento in Sorgenia è stato «un insuccesso», la determinazione a ripartire nella convinzione che il gruppo «tornerà presto a generare valore per tutti gli azionisti», e un vero e proprio endorsement per Monica Mondardini, confermata amministratore delegato e alla quale spetterà «la gestione dell’intero gruppo in una prospettiva di rilancio». Parlando agli azionisti durante l’assemblea annuale tenutasi ieri, in cui i soci sono stati chiamati ad approvare un bilancio 2013 con una perdita consolidata per 269 milioni, il presidente Rodolfo De Benedetti ha voluto rimarcare l’eccezionalità del 2013 per Cir.
Il motivo è ovviamente la questione Sorgenia: il gruppo energetico, in crisi sotto il peso di 1,8 miliardi di debiti, è stato infatti «la priorità assoluta» oltre che la zavorra sui conti, visto che solo l’anno scorso ha perso 796 milioni ed è stato integralmente svalutato sia a livello civilistico che consolidato. Tuttavia, ora che le trattative con le banche sono agli sgoccioli - gli istituti rileveranno l’intero capitale della società guidata da Andrea Mangoni convertendo debiti per 400 milioni (oltre a un convertendo da 200) -, a fronte di una soluzione che «garantisce la continuità aziendale di Sorgenia», Cir può tornare a concentrarsi alla crescita e «al futuro con rinnovata fiducia». Ciò, ha precisato lo stesso De Benedetti, perché la holding ha tutti i «requisiti» per farlo, ovvero «un progetto di lungo periodo, un azionariato stabile, un nuovo management di qualità e aziende di valore come Espresso, Sogefi e Kos», che hanno tutte chiuso in utile il 2013.
Riguardo Sorgenia, il presidente di Cir ha ammesso che «l’investimento è stato un insuccesso». L’azienda è stata sì «una storia di crescita e creazione di valore», visto che «ancora nel 2008 la sua valutazione, secondo analisti e investitori, sfiorava 4 miliardi», ma «progressivamente e violentemente, negli ultimi anni, è stata investita dalla crisi senza precedenti che ha colpito l’economia e il settore dell’energia in Italia e in Europa». In tutto ciò Sorgenia ha anche pagato «un prezzo molto più elevato essendo più giovane e piccola dei concorrenti»: in altre parole, la crisi ha colpito il gruppo al momento di picco degli investimenti, con il debito a livelli elevati. Anche se tutto questo, secondo De Benedetti, «non può rappresentare per noi una giustificazione», visto che «alcune scelte strategiche non hanno prodotto i risultati auspicati, ad esempio l’ingresso nell’esplorazione e produzione di idrocarburi», fortemente voluto dall’ex ad Massimo Orlandi.
Ma questa, a fronte dell’accordo in dirittura d’arrivo con le banche (anche se «Cir inizialmente aveva proposto soluzioni alternative», ha tenuto a precisare De Benedetti), è prossima a diventare una pagina del passato. Il futuro passerà per la solidità delle altre controllate, come l’Espresso, Sogefi («tra i leader mondiali nei suoi settori di attività»), Kos (ovvero «un’ex start up ormai cresciuta»). Di tutto ciò si occuperà l’ad Mondardini, ieri assente per un problema di salute passeggero, che ha «il pieno supporto» di Rodolfo De Benedetti e dei suoi fratelli Edoardo e Marco (nominato oggi nel cda Cir) come azionisti di riferimento. Il presidente di Cir ha inoltre voluto ringraziare il padre Carlo, che ieri ha lasciato il cda (ma resterà presidente onorario) per avere dato vita all’azienda e averla fatta crescere negli anni.
Il cda di Cir, ieri, ha anche approvato i conti del primo trimestre che vedono ricavi in calo del 13,8% a quasi 1,1 miliardi, principalmente per l’effetto Sorgenia, un ebitda che arretra del 32% a 72,2 milioni e una perdita netta di gruppo di 2,6 milioni (da un utile di 6,4 milioni dello stesso periodo del 2103). Un peggioramento, quest’ultimo, legato agli oneri di ristrutturazione di Sogefi e al fatto che nel 2013 Cir aveva beneficiato di un positivo adeguamento a fair value di titoli in portafoglio. Per quanto riguarda le controllate, nel trimestre Sorgenia ha registrato ricavi in calo del 25% a 475,5 milioni, un mol a 23,9 milioni (dimezzato rispetto al 2013 quando c’erano stati tuttavia benefici positivi non ricorrenti) e una perdita netta di 14,6 milioni. Quest’ultima non ha inciso sul rendiconto di Cir, visto che la holding aveva già effettuato adeguati accantonamenti in vista di questo ulteriore rosso della controllata. Kos ha invece chiuso il primo trimestre con un utile di 2,5 milioni, in linea con l’anno scorso.
Cheo Condina, Il Sole 24 Ore 1/7/2014