Varie, 1 luglio 2014
Bancomat per Sette – Obbligatorio per tutti gli esercenti, compresi gli artigiani o gli studi professionali, accettare pagamenti col bancomat o con la carta di credito
Bancomat per Sette – Obbligatorio per tutti gli esercenti, compresi gli artigiani o gli studi professionali, accettare pagamenti col bancomat o con la carta di credito. Un decreto legge del 2012, entrato ora in vigore, dice che artigiani o studi professionali o esercizi commerciali non si possono rifiutare, purché la somma da pagare sia superiore a 30 euro. Rileva Federconsumatori che l’obbligo di avere il Pos può costare 600 euro mensili al commerciante. Nel dettaglio: l’installazione può toccare 150 euro soltanto per i costi dell’allaccio. A questi vanno aggiunte le tariffe di noleggio dell’apparecchio perché i piccoli esercenti difficilmente procederanno all’acquisto come fanno tutti i marchi della grande distribuzione. L’esborso varia in funzione del modello usato e della tecnologia (dallo standard a rete fissa fino al Gprs che sfiora 60 euro mensili). Poi c’è il costo del collegamento telefonico. Infine ci sono da contabilizzare le commissioni percentuali sulle transazioni (comprese tra 0,5% e 4%) oppure vengono inserite come commissione fissa (fino a 50 centesimi) nel caso sia il contratto con l’istituto di credito a prevederlo. Secondo il Consorzio Bancomat, nel 2012 (ultimi dati aggiornati) in Italia sono stati fatti 773 milioni di prelievi ai distributori Atm. Pagamenti con Pos: 1.075 milioni. In Italia ci sono 48mila Atm. I Pos attivi in Italia (dati 2012 del Consorzio Bancomat) sono 1.273 milioni. Gli italiani possiedono 33 milioni di carte Bancomat. La Diebold, uno dei grandi produttori di bancomat al mondo, prevede entro il 2017 un aumento delle macchine distributrici da circa 350mila a 380mila in Europa occidentale, da due a tre milioni nel mondo. Il bancomat nei paesi anglosassoni è chiamato anche «the hole in the wall», il buco nel muro. Il bancomat si chiama Atm (Automatic teller machine) in Australia, America e Nuova Zelanda. È Cash machine in Regno Unito e Irlanda, Geldautomat nei paesi di lingua tedesca. In Francia si chiama Guichet automatique. Scritta sul display del bancomat dello Ior: «Inserito scidulam quaeso ut faciundam cognoscas rationem», «Inserire la scheda per iniziare». Inserita la scheda, appaiono tre opzioni: «Deductio ex pecunia», il prelievo; «Rationum aexequatio», il saldo del conto corrente; «Negotium argentarium», i movimenti bancari. Una volta terminata l’operazione si digita il «Retrahe scidulam depositam» e si avrà indietro la scheda. Si dice che l’inventore del bancomat sia stato John Shepherd-Barron (morto nel 2010), presidente della Security Express, un’azienda che si occupava di trasporto di denaro. Raccontò di avere avuto l’idea del distributore di soldi mentre faceva il bagno, di ritorno dalla sua banca che aveva trovato chiusa. Era solito prelevare il denaro di sabato, ma quella volta arrivò con qualche minuto di ritardo e trovò gli uffici serrati: «Volevo che ci fosse un modo per avere sempre a disposizione il mio denaro in qualsiasi parte del Regno Unito e del mondo. Ho pensato ai distributori automatici di cioccolato». Illustrò la sua idea al direttore generale della Barclays Bank, che gli commissionò sei sportelli automatici. Il primo bancomat, costruito dalla società De La Rue, fu installato nel sobborgo londinese di Enfield il 27 giugno 1967. Il primo cliente a prelevare fu l’attore Reg Varney. Non essendo ancora state inventate le tessere in plastica con banda magnetica, nei primi bancomat venivano inseriti assegni impregnati di carbonio-14. Con un prelievo, si potevano ritirare fino a dieci sterline. Si deve allo stesso Shepherd-Barron l’invenzione del Pin. La paternità dell’invenzione del bancomat è contesa. Luther George Simijian, americano d’origini turco-armene, nel 1939 progettò e installò a New York una macchina simile. Alla sua apparizione gli unici a utilizzarla furono, per ammissione dello stesso Simijian, «prostitute, biscazzieri e quel tipo di gentaglia che si vergogna di farsi vedere in faccia dal cassiere di una banca». Andò a finire che la macchina fu tolta dopo poco tempo, a causa dello scarso interesse suscitato tra la gente. Altri dicono che il vero inventore del bancomat fu lo scozzese James Goodfellow. La sua macchina, brevettata nel 1966, fu testata un mese dopo quella di Shepherd-Barron. Secondo altri, invece, fu Goodfellow a inventare il Pin. Tra i possibili inventori c’è anche Don Wetzel, che registrò un brevetto nel 1973. Uno dei suoi primi modelli si riempì d’acqua al primo temporale. In Italia, il primo sportello bancomat fu aperto nel 1976 dalla Cassa di Risparmio di Ferrara. La frode più diffusa è la clonazione della carta di credito (62%), seguita dal furto della carta (20%) e dalla clonazione della carta bancomat (10%). Il 25% delle frodi avviene davanti a uno sportello automatico. Tutti gli altri casi si verificano quando si utilizza la carta come pagamento Pos. I metodi di clonazione delle carte si basano sull’introduzione di un chip nel terminale Pos di un punto vendita per catturare i dati delle carte dei clienti o sul posizionamento di elementi (false tastiere, piccole telecamere ecc.) sugli sportelli bancomat per scoprire i codici Pin. Nel 2013, sui 48mila sportelli automatici del consorzio Bancomat, è stato segnalato un migliaio di manomissioni. Ultima truffa al bancomat: cash trapping. Una lastra metallica blocca la fuoriuscita dei contanti dallo sportello automatico. I clienti inseriscono i loro dati e, solo alla fine del prelievo, si accorgono di non poter prelevare i soldi. Quando si allontanano per chiedere aiuto i truffatori intervengono e rimuovono la barra per impossessarsi delle banconote. Un distributore Atm in grado di svolgere più operazioni arriva a costare circa 30mila euro. Una macchina più semplice, di sola consultazione, costa circa 11mila euro. Uno studio condotto nel Regno Unito dice che gli sportelli bancomat sono sporchi quanto o addirittura più dei bagni pubblici. Per esempio i batteri pseudomonas o bacillus si possono ritrovare su entrambe le superfici, con grandi rischi di sviluppare infezioni.