Domenico Letizia, Il Garantista 29/6/2014, 29 giugno 2014
QUANDO MANCA ANCHE L’ACQUA CORRENTE
Caro Garantista,
scrivere della situazione della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere significa passare concretamente in rassegna tutte le gravi difficoltà legate alla piaga del sovraffollamento carcerario, che da tempo ormai caratterizza gli istituti di pena italiani e quelli campani con particolare urgenza.
Un problema, quello del sovraffollamento delle nostre galere, nel quale si riflettono tanti aspetti del malfunzionamento della giustizia italiana.
La nuova struttura è stata costruita nei primi anni Novanta, nel periodo delle “carceri d’oro”, e presenta diverse criticità strutturali. Problemi d’infiltrazione, ad esempio, ma anche legati al fatto che la struttura penitenziaria non è connessa all’acquedotto del comune. Ciò significa che i detenuti possono usufruire di acqua corrente solo per poche ore al giorno, con tutto ciò che ne consegue non solo sotto profilo igienico, ma anche sanitario. L’erogazione idrica sarebbe inoltre compromessa a causa di impianti inadeguati e, come se non bastasse, l’Arpac – l’Agenzia regionale protezione ambientale – avrebbe accertato la non potabilità dell’acqua.
Una situazione assurda, ben descritta nell’interrogazione parlamentare che il senatore Vincenzo D’Anna ha presentato con l’aiuto dei radicali di Caserta, che riguarda anche il cortile antistante la struttura penitenziaria affollato dai parenti dei detenuti, in attesa di poter effettuare colloqui con i propri familiari e che attendono il proprio turno alle intemperie sia durante la stagione invernale che in quella estiva. Risulta la non presenza di servizi igienici idonei. Inoltre la struttura, completamente isolata dal centro urbano, è sprovvista di una linea di comunicazione di trasporto pubblico. Una situazione degradante di costante violazione dei diritti umani fondamentali, sia per i reclusi che per i parenti che si recano a trovare i propri cari.
Da anni, con instancabile determinazione, l’associazione Radicale “Legalità e Trasparenza” di Caserta denuncia, con le armi della non-violenza, la situazione della struttura carceraria in provincia di Caserta. A questa denuncia si sono aggiunti il partito Socialista di Caserta e il senatore D’Anna, ma la situazione di degrado risulta ancora poco conosciuta dai cittadini del casertano. Sono in tanti a pensare, infatti, che queste strutture siano simili ad alberghi dove i detenuti vivono in condizioni dignitose.
L’urgenza della battaglia di Marco Pannella, del Presidente Napolitano, del Papa e di Adriano Sofri, si vive concretamente dentro e fuori la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Una struttura che, da dati risalenti al 2013, ha una capienza regolamentare di 600 unità e ospita 940 detenuti, tra cui il 30 per cento stranieri e il 25 per cento tossicodipendenti. È un caso che conferma l’urgenza di un provvedimento di amnistia e, contemporaneamente, richiede una rivoluzione culturale illuminista, che ripristini davvero la certezza della pena ricordando che un detenuto ha il diritto ad una nuova prospettiva di vita e non alla vendetta delle istituzioni.
Allo stato attuale, non ho nessun timore a sostenere che tali strutture andrebbero abolite, poiché rappresentano luoghi di tortura e spesso di morte. Diffondere informazione, raccogliere dati, monitorare gli istituti di pena è necessario per tutelare la dignità umana e anche a Caserta cerchiamo di farlo con la passione che caratterizza le nostre battaglie. Battaglie di diritto, legalità e umanità.
Domenico Letizia
Associazione radicale di Caserta