Damiano Aliprandi, Il Garantista 29/6/2014, 29 giugno 2014
DEGRADO E MORTE, L’EMERGENZA NON È FINITA
«L’emergenza del sovraffollamento delle carceri come rilevato dal Rapporto Bes 2014 (Istat e Cnel) è ancora grave nonostante i provvedimenti legislativi deflattivi messi in campo, è ancora assai allarmante e per questo l’Europa ci sanziona». Sono le parole di Pompeo Mannone, segretario generale della federazione nazionale della sicurezza Cisl. «Come da sempre affermiamo – continua – la questione deriva dal malfunzionamento della giustizia penale dato l’alto numero di detenuti in attesa di giudizio, dal limitato utilizzo delle misure alternative alla pena in carcere ed anche dai mancati adeguamenti strutturali degli istituti penitenziari». Eppure il 6 giugno scorso il Consiglio d’Europa aveva emesso una nota in cui si rallegrava delle misure adottate recentemente dal governo italiano per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento delle carceri e del degrado in cui vivono i detenuti in Italia. Per questo motivo è stata sospesa la pena (l’esecuzione sentenza Torregiani), rimandando a giugno del 2015 una nuova analisi delle condizioni delle carceri italiane. I dati reali però non confermano il verdetto e descrivono invece un quadro ancora preoccupante degli istituti di pena del nostro Paese. Il sovraffollamento, seppur con qualche lieve miglioramento, conserva il suo record negativo in Europa. Suicidi e atti di auotolesionismo sono all’ordine del giorno e la situazione è destinata a peggiorare se non si intraprendono riforme strutturali, accompagnate da un’amnistia, come sollecitato dal Presidente della Repubblica Napolitano nel suo messaggio alle Camere. Le condizioni fisiche, oltre che psicologiche, dei detenuti restano critiche, come dimostrano i diversi casi di morte per mancanza o insufficienza di cure. Secondo i medici penitenziari del Simpse il 32 per cento dei detenuti italiani è tossicodipendente, il 27 manifesta problemi psichiatrici, il 17 soffre di malattie osteoarticolari, il 16 di patologie cardiovascolari e circa il 10 per cento ha problemi metabolici e dermatologici. L’incidenza di malattie infettive dentro il carcere è tra le 25 e le 40 volte superiore rispetto all’esterno: l’epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%, ma il 50% nei detenuti stranieri). Epatite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%). Le strutture in diversi penitenziari rimangono fatiscenti e assai carenti igienicamente. Emblematica la storia del detenuto di Poggioreale trasportato al pronto soccorso perché nessuno riusciva a togliergli uno scarafaggio dall’orecchio. Questo è ciò che avviene nella patria di Beccaria e della Costituzione “più bella del mondo”, secondo la quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”.
Dal dossier “Morire di carcere” redatto da Ristretti Orizzonti emerge che tra gli anni 200-2014 abbiamo raggiunto un totale di 2.306 decessi in carcere, di cui ben 820 sono suicidi. Nei primi mesi di quest’anno i suicidi tra i detenuti sono tornati a salire, toccando il 40 percento del totale dei decessi.