Pino Allievi, La Gazzetta dello Sport 1/7/2014, 1 luglio 2014
LA VERSIONE DI BERNIE
Se uno dimentica che Bernie Ecclestone tra poco avrà 84 anni, si augura che la sua reggenza della F.1 continui a lungo. Perché nessuno può far meglio di lui, unendo una rapace capacità nel business a una passione sconosciuta ai costruttori che rappresenta e alimenta. In tanti, sottovoce, accusano Bernie, ma nessuno avrebbe guadagnato fortune colossali senza di lui a gestire, mediare, sanare, pagare. Bernie in Germania sta affrontando un’accusa per corruzione, ma nei GP non è cambiato nulla: tutto accade solo se Bernie sa e vuole. E lui parla a 360°, iniziando da questa F.1 che perde spettatori.
«Le audience sono più basse in Italia che altrove. I canali tv si sono frazionati col digitale, ci sono Twitter, Facebook e altri mezzi di comunicazione, i giovani sono distratti. Come far crescere gli ascolti italiani? Se la Ferrari iniziasse a piazzarsi prima e seconda in qualifica e gara... Le audience salirebbero ovunque, la Ferrari è una passione mondiale».
Sì, però la nuova F.1 è promossa male.
«Posso essere d’accordo. La F.1 tuttavia è principalmente un discorso di uomini, eroi del volante che catalizzano l’attenzione più della tecnica. I piloti dovrebbero fare di più. Invece sono costretti a firmare contratti in cui i team li possono controllare ogni istante del giorno. E perdono spontaneità, freschezza, mentre dovrebbero essere liberi di parlare senza freni, con la stampa, col pubblico. Prendiamo Raikkonen: personaggio bellissimo, imprevedibile, dal quale ti aspetti sempre la risposta originale. Ma deve assoggettarsi a dichiarazioni scontate, per cui sai già cosa ti dirà. Alonso? Parla come un politico…Potesse esprimersi liberamente, chissà quante cose divertenti e interessanti scopriremmo. Io ho avuto in Brabham gente come Lauda e Piquet e non mi sono mai sognato di metter loro la museruola».
Montezemolo vuole un meeting anche su questo…
«Non è un discorso di Montezemolo o di incontri che già si fanno. Siamo diventati troppo clinici con tutto. Si puniscono i piloti perché passano la riga bianca di qualche centimetro. O si arretrano per un contatto. Non va bene…».
Questo Mondiale le piace?
«Le gare a volte sono interessanti, a volte no ed è così da sempre. Ma non sopporto la mancanza di rumore. Siamo sicuri che chi viene ai GP ami l’assenza di rumore perché rappresenta il futuro? No. Prenda i Rolling Stones che si sono appena esibiti a Roma: crede che Mick Jagger canti come 30 anni fa? No, ma la gente va ad ascoltarlo a prescindere, perché lui e i Rolling Stones sono un’icona. La F.1 è un’altra icona, con un brand che produce “quel” rumore, non questo».
La F.1 va sempre più a Est, dove non interessa. Si lascia l’Europa quando c’è appena stato uno spettacolare GP a Zeltweg con 230 mila spettatori e un contorno mai visto prima. I GP senza pubblico sono tristi e fanno cattiva pubblicità, pur rendendo tantissimo ai costruttori.
«Ma le cose stanno cambiando. In Cina la gente arriva e le audience fanno spavento. Serve seminare per avere un futuro in un mondo che non è più quello di 30-40 anni fa».
Parliamo d’altro: Rosberg o Hamilton per il Mondiale?
«Rosberg».
Perché?
«Parla tedesco».
Vettel o Ricciardo?
«Ricciardo è fantastico, ma Vettel, con la macchina giusta, non ha fatto vincere nessuno per quattro anni. Dategli un mezzo competitivo e tornerà a conquistare nuovi mondiali. È più veloce di chiunque altro».
Lei gli parla spesso: ha mai suggerito un futuro in Ferrari?
«Il discorso è diverso: quando la Ferrari avrà una macchina veloce sarà una bella opzione per Sebastian. Lui deve andare dove c’è l’auto migliore».
La Ferrari ha provato la carta di Adrian Newey…
«Ho parlato con Adrian, non aveva nessuna intenzione di trasferirsi in Italia. Sta bene in Inghilterra, è a suo agio in Red Bull. E ha voglia di fare altro. Credo si dedicherà all’America’s Cup, gli piace…».
È vero che la Ferrari gli ha offerto una fortuna?
Sorriso beffardo: «Credo proprio di sì».
Quanto?
«Troppo!».
Che impressione le ha fatto Marco Mattiacci?
«Mah…buona direi. Quando Luciano Benetton decise di entrare in F.1 gli consigliai di prendersi un buon manager. Scelse Briatore che non sapeva niente ma aveva aperto tanti negozi Benetton in America. Flavio arrivò ai GP, capii che era un tipo che imparava in fretta, gli ho dato una mano ed è riuscito in breve a scegliere la gente giusta. Anche Mattiacci mi ha dato la sensazione di imparare velocemente».
E i piccoli team che non hanno più soldi?
«Devono fermarsi. Se non hai le finanze chiudi. Io sono pronto a una F.1 di 8 squadre con tre macchine ciascuna. È meglio vedere una terza Ferrari o una Caterham? La Ferrari troverebbe magari in Usa nuovi sponsor e un pilota americano: bellissimo. Idem per gli altri. Prendiamo la Caterham: ha investito un sacco di soldi, gliene servirebbero altrettanti e quindi cerca piloti paganti. Ma per cosa, se la competitività non c’è mai stata?».
Cosa si potrebbe fare per attrarre nuovi costruttori?
«Possono acquistare un team. Non è facile partire da zero, la F.1 costa. Acquistare una scuderia con galleria del vento, simulatore, eccetera, richiede un investimento sui 150 milioni di euro. E non sei neppure partito. Poi devi avere i piloti, i tecnici giusti per fare la macchina. E quelli buoni sono pochi e costosi. Per questo Ferrari voleva Newey…».
Torna sempre sul tema Ferrari e sugli uomini: James Allison può riportarla in alto?
«Non so. Per riuscire serve un gruppo affiatato di tecnici. Allison ce l’ha attorno a sé?».
Il contratto tra Monza e Fom scade nel 2016. E il futuro?
«Non buono. Non credo che faremo un altro contratto, il vecchio è stato un disastro per noi dal punto di vista commerciale. Dopo il 2016 bye bye…».
Montezemolo ha parlato di un GP d’Italia al Mugello. Ne ha già discusso con lei?
«No, non ho ricevuto alcuna proposta».
Come vive l’attesa della sentenza a settembre?
«Aspetto, vado in tribunale in Germania due volte alla settimana. Non prendo le pillole per dormire, accetto la vita com’è. Non ho fatto nulla di sbagliato, ho fiducia».
E se fosse condannato?
«Vedremo, di sicuro non sarò felice».
Chiuderà con la F.1?
«La Cvc vuole che io continui…».
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PINO ALLIEVI
Se uno dimentica che Bernie Ecclestone tra poco avrà 84 anni, si augura che la sua reggenza della F.1 continui a lungo. Perché nessuno può far meglio di lui, unendo una rapace capacità nel business a una passione sconosciuta ai costruttori che rappresenta e alimenta. In tanti, sottovoce, accusano Bernie, ma nessuno avrebbe guadagnato fortune colossali senza di lui a gestire, mediare, sanare, pagare. Bernie in Germania sta affrontando un’accusa per corruzione, ma nei GP non è cambiato nulla: tutto accade solo se Bernie sa e vuole. E lui parla a 360°, iniziando da questa F.1 che perde spettatori.
«Le audience sono più basse in Italia che altrove. I canali tv si sono frazionati col digitale, ci sono Twitter, Facebook e altri mezzi di comunicazione, i giovani sono distratti. Come far crescere gli ascolti italiani? Se la Ferrari iniziasse a piazzarsi prima e seconda in qualifica e gara... Le audience salirebbero ovunque, la Ferrari è una passione mondiale».
Sì, però la nuova F.1 è promossa male.
«Posso essere d’accordo. La F.1 tuttavia è principalmente un discorso di uomini, eroi del volante che catalizzano l’attenzione più della tecnica. I piloti dovrebbero fare di più. Invece sono costretti a firmare contratti in cui i team li possono controllare ogni istante del giorno. E perdono spontaneità, freschezza, mentre dovrebbero essere liberi di parlare senza freni, con la stampa, col pubblico. Prendiamo Raikkonen: personaggio bellissimo, imprevedibile, dal quale ti aspetti sempre la risposta originale. Ma deve assoggettarsi a dichiarazioni scontate, per cui sai già cosa ti dirà. Alonso? Parla come un politico…Potesse esprimersi liberamente, chissà quante cose divertenti e interessanti scopriremmo. Io ho avuto in Brabham gente come Lauda e Piquet e non mi sono mai sognato di metter loro la museruola».
Montezemolo vuole un meeting anche su questo…
«Non è un discorso di Montezemolo o di incontri che già si fanno. Siamo diventati troppo clinici con tutto. Si puniscono i piloti perché passano la riga bianca di qualche centimetro. O si arretrano per un contatto. Non va bene…».
Questo Mondiale le piace?
«Le gare a volte sono interessanti, a volte no ed è così da sempre. Ma non sopporto la mancanza di rumore. Siamo sicuri che chi viene ai GP ami l’assenza di rumore perché rappresenta il futuro? No. Prenda i Rolling Stones che si sono appena esibiti a Roma: crede che Mick Jagger canti come 30 anni fa? No, ma la gente va ad ascoltarlo a prescindere, perché lui e i Rolling Stones sono un’icona. La F.1 è un’altra icona, con un brand che produce “quel” rumore, non questo».
La F.1 va sempre più a Est, dove non interessa. Si lascia l’Europa quando c’è appena stato uno spettacolare GP a Zeltweg con 230 mila spettatori e un contorno mai visto prima. I GP senza pubblico sono tristi e fanno cattiva pubblicità, pur rendendo tantissimo ai costruttori.
«Ma le cose stanno cambiando. In Cina la gente arriva e le audience fanno spavento. Serve seminare per avere un futuro in un mondo che non è più quello di 30-40 anni fa».
Parliamo d’altro: Rosberg o Hamilton per il Mondiale?
«Rosberg».
Perché?
«Parla tedesco».
Vettel o Ricciardo?
«Ricciardo è fantastico, ma Vettel, con la macchina giusta, non ha fatto vincere nessuno per quattro anni. Dategli un mezzo competitivo e tornerà a conquistare nuovi mondiali. È più veloce di chiunque altro».
Lei gli parla spesso: ha mai suggerito un futuro in Ferrari?
«Il discorso è diverso: quando la Ferrari avrà una macchina veloce sarà una bella opzione per Sebastian. Lui deve andare dove c’è l’auto migliore».
La Ferrari ha provato la carta di Adrian Newey…
«Ho parlato con Adrian, non aveva nessuna intenzione di trasferirsi in Italia. Sta bene in Inghilterra, è a suo agio in Red Bull. E ha voglia di fare altro. Credo si dedicherà all’America’s Cup, gli piace…».
È vero che la Ferrari gli ha offerto una fortuna?
Sorriso beffardo: «Credo proprio di sì».
Quanto?
«Troppo!».
Che impressione le ha fatto Marco Mattiacci?
«Mah…buona direi. Quando Luciano Benetton decise di entrare in F.1 gli consigliai di prendersi un buon manager. Scelse Briatore che non sapeva niente ma aveva aperto tanti negozi Benetton in America. Flavio arrivò ai GP, capii che era un tipo che imparava in fretta, gli ho dato una mano ed è riuscito in breve a scegliere la gente giusta. Anche Mattiacci mi ha dato la sensazione di imparare velocemente».
E i piccoli team che non hanno più soldi?
«Devono fermarsi. Se non hai le finanze chiudi. Io sono pronto a una F.1 di 8 squadre con tre macchine ciascuna. È meglio vedere una terza Ferrari o una Caterham? La Ferrari troverebbe magari in Usa nuovi sponsor e un pilota americano: bellissimo. Idem per gli altri. Prendiamo la Caterham: ha investito un sacco di soldi, gliene servirebbero altrettanti e quindi cerca piloti paganti. Ma per cosa, se la competitività non c’è mai stata?».
Cosa si potrebbe fare per attrarre nuovi costruttori?
«Possono acquistare un team. Non è facile partire da zero, la F.1 costa. Acquistare una scuderia con galleria del vento, simulatore, eccetera, richiede un investimento sui 150 milioni di euro. E non sei neppure partito. Poi devi avere i piloti, i tecnici giusti per fare la macchina. E quelli buoni sono pochi e costosi. Per questo Ferrari voleva Newey…».
Torna sempre sul tema Ferrari e sugli uomini: James Allison può riportarla in alto?
«Non so. Per riuscire serve un gruppo affiatato di tecnici. Allison ce l’ha attorno a sé?».
Il contratto tra Monza e Fom scade nel 2016. E il futuro?
«Non buono. Non credo che faremo un altro contratto, il vecchio è stato un disastro per noi dal punto di vista commerciale. Dopo il 2016 bye bye…».
Montezemolo ha parlato di un GP d’Italia al Mugello. Ne ha già discusso con lei?
«No, non ho ricevuto alcuna proposta».
Come vive l’attesa della sentenza a settembre?
«Aspetto, vado in tribunale in Germania due volte alla settimana. Non prendo le pillole per dormire, accetto la vita com’è. Non ho fatto nulla di sbagliato, ho fiducia».
E se fosse condannato?
«Vedremo, di sicuro non sarò felice».
Chiuderà con la F.1?
«La Cvc vuole che io continui…».