Alessandra Arachi, Corriere della Sera 1/7/2014, 1 luglio 2014
OLTRE 61 MILA PERSONE SBARCATE DA INIZIO ANNO NOVE MILIONI E MEZZO AL MESE PER I SALVATAGGI
ROMA — È una bara gigantesca il nostro Mediterraneo. Una bara senza confini, senza certezze. Non si possono contare con precisione le persone che sono annegate durante le traversate. Si possono stimare. Diecimiladuecentocinquanta, solo negli ultimi sette anni, hanno calcolato alla Comunità di Sant’Egidio. Anime smarrite: volevano raggiungere l’Italia, la Grecia, la Spagna. Ora dormono sotto quel mare color metallo.
Un mare che non smette di essere solcato da imbarcazioni che abbiamo imparato a chiamare «carrette». Cosa è successo negli ultimi sette anni? Per raggiungere l’Italia via mare sono montati a bordo di quelle «carrette» più di 230 mila immigrati (231.314, per la precisione).
Il record
Non era mai successo che arrivassero tanti migranti tutti insieme come quest’anno: 61 mila 500 nei primi sei mesi. Un record inquietante: nello stesso periodo del 2013 erano stati infatti 7 mila 916. Un record che non ha paragoni con l’anno che fino ad ora aveva superato ogni picco, visto che nel 2011 erano arrivati in (quasi) 63 mila. Nel 2014 siamo sul passo del raddoppio netto.
«C’è un flusso notevole di pressione di immigrati sulle nostre coste, ma la verità è che poi quelli che vogliono rimanere in Italia sono una percentuale minima» garantisce Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. Poi precisa: «Per fare un esempio e farmi capire basta prendere i Siriani: tra quelli che quest’anno sono arrivati in Italia, soltanto il 4 per cento ha fatto richie sta di asilo politico» .
Rifugiati
Scappano dalle guerre, dai regimi, dalle carestie gli immigrati che toccano terra in Italia dopo aver attraversato deserti, montagne e pianure prima di imbarcarsi su quel mare che, all’improvviso, può diventare il peggiore dei nemici. Cinquemilasettecentosettanta in sette anni sono stati i morti soltanto nelle acque del Mediterraneo che circondano le nostre coste.
Mare Nostrum
Ecco il perché di Mare Nostrum. Dall’ottobre dello scorso anno il governo ha varato questa operazione militare: è interamente dedicata al salvataggio dei migranti. Dalla nascita Mare Nostrum è stata accompagnata dalle polemiche per i costi. Costi che continuano a lievitare.
Al suo battesimo, in ottobre appunto, venne infatti dichiarato che l’operazione sarebbe costata un milione e mezzo di euro al mese. Adesso dal Viminale non esitano ad ammettere una cifra sette volte superiore, ovvero nove milioni e mezzo al mese. Del resto non potrebbe essere altrimenti visto lo schieramento di forze messo in campo. Millecinquecento militari, aerei infrarossi, navi, motovedette, fregate e persino i droni radar.
In campo, poi, è stata fatta scendere anche la nave anfibia San Marco, per l’occasione trasformata in ospedale, con 165 uomini di equipaggio e un costo stimato di 45 mila euro al giorno, quindicimila euro in meno della fregata Maestrale, tre volte di più dei pattugliatori. Non manca il lavoro alla squadra di Mare Nostrum, anche se è un lavoro che non può avere alcuna organizzazione.
Imprevedibile
Già, è un flusso che non può essere previsto nè controllato quello degli immigrati che sbarcano quasi quotidianamente sulle nostre coste. Nel 2010, ad esempio, arrivarono in tutto 4 mila 406 profughi/immigrati e l’anno precedente erano stati appena poco più del doppio: come si poteva immaginare l’invasione improvvisa che sarebbe arrivata nel 2011?
«Non voglio parlare di invasione quando discutiamo di sbarchi degli immigrati, non è una parola che mi piace». Da due settimane il prefetto Mario Morcone è tornato al Viminale, a dirigere il dipartimento dell’Immigrazione. Ieri era a Bruxelles a parlare proprio del problema italiano degli sbarchi con il tedesco Mathias Reute, il numero uno in Europa per la questione dell’immigrazione. Fatichiamo sempre molto con l’Europa per farci aiutare ad affrontare un problema che, come si è visto dai numeri, non è certo soltanto nostro.
Dice il prefetto Morcone: «L’Italia è un Paese con 60 milioni di abitanti e 8 mila 100 comuni. Per questo non mi piace parlare di invasione. Abbiamo posto per ospitare queste persone che sono per la grande maggioranza profughi in fuga dalle guerre e dalle difficoltà. Guardiamo i numeri dei flussi: arrivano dalla Siria, dall’Eritrea, dal Sudan, dalla Libia. Ecco perché ci stiamo organizzando sempre meglio per l’accoglienza».
5 mila posti in più
Mario Morcone ci fa sapere che proprio da oggi saranno a disposizione 5 mila posti in più nei centri Sprar, quelli dedicati agli immigrati rifugiati. «Fino ad oggi erano 15 mila, ora saranno 20 mila», dice il prefetto Morcone, prima di annunciare il lancio degli «hub», un progetto di collaborazione dello Stato con le Regioni che — garantisce — dovrebbe essere varato a giorni.
«Gli «hub» sono, come dice la parola inglese, degli snodi, dei posti di transito dove verranno portati gli immigrati per essere smistati: i profughi e i richiedenti asilo diretti nei centri di assistenza degli Sprar; gli altri, quelli arrivati clandestini per motivi economici saranno invece rimpatriati, o volontariamente o forzatamente. Gli «hub» dovrebbero essere dei luoghi per evitare che, alla fine, gli immigrati sbarcati finiscano nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) senza che prima si sia capito se sono rifugiati o, appunto, clandestini .
I Cie
In linea teorica i Cie in Italia sono tredici. Ma la verità è che ad oggi ad essere attivi sono soltanto cinque e ospitano circa 600 immigrati clandestini. Introdotti nel 1998 con la legge sull’immigrazione firmata anche dall’attuale presidente della Repubblica, la Turco-Napolitano, i Cie sono da sempre bersaglio di polemiche, da tutti i fronti politici e umanitari.
Frontex
Non è facile trovare strutture di accoglienza per così tante persone. «Siamo in attesa che l’Europa ci metta a disposizione i cosidetti fondi Fami, ovvero 300 milioni di euro per il periodo che va dal 2014 al 2020», spiega ancora il prefetto Mario Morcone che ieri a Bruxelles è andato a discutere anche di questi soldi, dei progetti che bisogna fare per poterli finalmente ottenere. Ma è andato anche per discutere di come poter finalmente sostituire la nostra operazione Mare Nostrum con Frontex, il progetto europeo di cooperazione internazionale.