Giampaolo Visetti, Affari&Finanza – la Repubblica 30/6/2014, 30 giugno 2014
FAR EAST
Lo shopping online è la rivoluzione che sta cambiando il profilo della Cina e Jack Ma è il suo nuovo Mao Zedong. Settant’anni fa le masse contadine pretendevano il riscatto dalla fame. Oggi la classe media urbanizzata esige il diritto al consumo. Jack Ma, fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, in dieci anni ha trasformato la Cina nel primo mercato del mondo e si appresta a sbarcare a Wall Street per conquistare il dominio del commercio globale via Internet. Nel 2003 ha aperto anche Taobao, sito di vendite sul web che controlla più del partito la vita quotidiana dei cinesi. Lo scorso anno gli utenti registrati hanno superato i 500 milioni, per 60 milioni di ingressi virtuali al giorno in quello che è già il più grande centro commerciale del pianeta. Taobao rappresenta l’80% del commercio cinese da consumatore a consumatore, offre oltre 800 milioni di prodotti e ogni minuto ne vende 48 mila. La sua rivoluzione non si risolve nel creare il bisogno di consumare: oltre 1,3 miliardi di cinesi possono trovare qualsiasi merce senza uscire di casa, assicurandosela a un prezzo più basso di quello dei negozi. Gli shopping center, su cui Pechino ha investito montagne di yuan, si riducono così a semplici vetrine. La gente li frequenta per vedere la merce del vivo, per trovare la taglia giusta per misurare l’ingombro dei mobili, o per confrontare modelli e prezzi. Poi rientra a casa e dal computer invia l’ordine a Taobao. Il fenomeno è tale che nelle metropoli cinesi anche il traffico risulta sconvolto. Calano i mezzi privati, mentre esplodono i furgoni di corrieri e compagnie di consegne a domicilio. In quartieri urbani e villaggi, ad ogni ora si formano intasamenti di veicoli in cerca dell’indirizzo dei clienti e i cortili dei grattacieli si trasformano in depositi di pacchi a cielo aperto. Il boom della distribuzione travolge le strade e i funzionari del partito hanno cominciato a riservare piazze e capannoni alla merce ordinata online di centinaia di milioni di cinesi. Nelle università, lo spettacolo è impressionante: i campi sportivi sono occupati da cumuli di acquisti imballati e gli addetti alle consegne sono costretti a fronteggiare eserciti di studenti che si accalcano per trovare il proprio bene in arrivo da Taobao. La folla impedisce di accertare l’identità di ogni consumatore: i corriere si limitano a gridare le ultime quattro cifre del telefono cellulare, individuando rapidamente i destinatari. Con i centri commerciali usati solo come sale espositive e gli spazi pubblici sfruttati come magazzini della merce acquistata sul web, l’ultima resistenza cinese alla rivoluzione dell’e-commerce era il rischio del falso. Jack Ma è finito nell’occhio del ciclone per il boom della merce contraffatta e si è dovuto difendere promettendo che, se chiudere Taobao avesse contribuito a far cessare la piaga delle imitazioni, non avrebbe esitato a sospendere il sito. Ha trovato una soluzione più conveniente, che si è rivelata il suo vero colpo di genio: Alipay. Si tratta di una piattaforma che fornisce un sistema di depositi finanziari di garanzia. I clienti, quando effettuato un acquisto online, pagano tramite Alipay. Il venditore vede che il saldo è stato versato, ma può riscuotere la somma solo dopo che l’acquirente ha potuto ricevere e controllare la merce, trovandola corrispondente all’ordine. Solo a questo punto, Alipay trasferisce la somma bloccata sul conto dell’e-commerciante. L’eventuale resa del prodotto è a carico di Taobao. Oltre 400 milioni di cinesi si servono di questo sistema, che sconvolge ora anche il credito tradizionale. Il problema della fiducia è stato risolto: per questo la nuova rivoluzione di Jack Ma sta travolgendo la vecchia Cina di Mao Zedong.
Jack Ma, il fondatore di Alibaba e Taobao, che ha reso l’e-commerce popolarissimo in Cina
Giampaolo Visetti, Affari&Finanza – la Repubblica 30/6/2014