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 2014  giugno 30 Lunedì calendario

SORPRESA MATILDE GIOLI “VIRZÌ MI HA SCOPERTO ORA STUDIERÒ DA ATTRICE”


TAORMINA
Matilde Gioli ha le guance arrossate dal sole, i capelli raccolti e l’aria di chi è appena uscito dalla piscina. Milanese, 24 anni, è l’attrice rivelazione dell’anno, vincitrice del premio Biraghi del sindacato giornalisti cinematografici, che si aggiunge ai sei Nastri d’argento guadagnati da Il capitale umano. Tra un impegno e l’altro, si butta in acqua: «Fino a qualche mese fa facevo nuoto sincronizzato agonistico, come atleta e allenatrice. L’acqua è il mio elemento, ma ho dovuto mollare tutto per il cinema». L’incontro con Paolo Virzì, che l’ha voluta per un personaggio pieno di forza e dolcezza che spicca tra l’umanità cupa del film, è stato casuale: «Mia mamma è insegnante, uscendo da scuola ha notato un volantino attaccato a un semaforo, cercavano ventenni con accento milanese. Mi ha detto: “Buttati, sono solo comparse, non devi fare granché”. Invece il provino é stato selezionato e mostrato a Paolo». Che le ha affidato un personaggio di «donna determinata, queste due parole insieme mi piacciono. Bisogna ricordare la forza e l’energia delle donne». Sul set ha rubato il mestiere con gli occhi a Valeria Golino («la sue straordinaria espressività ») e Valeria Bruni Tedeschi («nel suo isolarsi per entrare nel personaggio»). Secondo Matilde, la cui bellezza ricorda quella di Angelina Jolie, Virzì l’ha scelta «per la sincerità, la trasparenza di sentimenti. Sono un libro aperto, quindi facile da utilizzare al cinema». Grande soddisfazione da parte della mamma, «ora mi dice che fin da ragazzina ero disinvolta, cantavo e ballavo davanti a tutti, senza vergogna. Ma certo non pensava avrei fatto l’attrice». Anche perché era una brillante studentessa di Filosofia e «durante le riprese mi sono laureata nel triennio. Tesi sull’etica aristotelica. Trovo curioso come l’uomo si ponga delle norme che poi quasi sempre cerca di sviare in tutti i modi. A volte basterebbe leggere i filosofi greci per comportarsi meglio. E gli studi classici servono anche sul set. Penso alle versioni di greco: per tradurre serve il ragionamento, e io lo applico a tutto».
Ora studierà recitazione. «Per quanto questa esperienza sia stata divertente, so che se in futuro voglio continuare mi servono le basi. Credo nel talento ma anche nella fatica. Altrimenti funzioni una volta, poi non più». Nel frattempo ha girato una puntata della serie Gomorra e guarda tanto cinema, soprattutto italiano.
Il premio è stato una sorpresa e un segnale, «si premia poco il nuovo. Spero che questo riconoscimento rappresenti per i miei coetanei un messaggio di speranza, un bel “dai, coraggio, che ce la facciamo”».

Arianna Finos, la Repubblica 30/6/2014