Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 30 Lunedì calendario

QUELL’ORSETTO UCCISO ALLO ZOO PER SPIEGARE LA NATURA CATTIVA


LUGANO
L’impagliatore è già al lavoro. Il piccolo orso è stato prima addormentato, poi ucciso. Infine il suo corpicino è stato congelato. È vissuto poco “Cucciolo 4”, solo undici settimane. Il suo futuro è l’esposizione alle scolaresche, «perché i ragazzi capiscano quanto può essere crudele la natura». Una vicenda controversa, che ha fatto inorridire le associazioni animaliste di mezzo mondo, e non solo quelle. Siamo allo zoo Dählhölzli di Berna, la cui direzione ha deciso qualche settimana fa di sopprimere l’animale per evitare che venisse ucciso dal padre, evitandogli la stessa sorte già toccata al fratellino (chiamato, senza un eccessivo sforzo d’immaginazione, “Cucciolo 3”). La loro, per dirla ricorrendo a categorie umane, è una lunga storia di violenza: i due piccoli orsi, figli di una coppia di plantigradi siberiani, Misha e Masha, regalati allo zoo di Berna nel 2009 dall’allora presidente russo Medvedev, nascono in gennaio. Misha e Masha, spiegano a Berna, avevano perso i genitori per mano dei bracconieri, sviluppando così dei veri e propri «comportamenti psicotici ». Non a caso, da subito Masha mostra scarsissimo interesse per i suoi piccoli. E un giorno papà Misha, un bestione di 360 chili, afferra “Cucciolo 3” come un topo, lo scuote con violenza, poi lo lancia in aria e lo fa cadere al suolo. “Cucciolo 3”, una palletta di peli di appena 4 chili, non sopravvive all’aggressione. Gli esperti rimangono senza parole. «Capita che un orso uccida i cuccioli, ma mai i suoi», spiega Joanna Schönenberger, specialista di plantigradi per il Wwf.
Fatto sta che poco tempo dopo Misha ripete lo stesso trattamento costato la vita al fratello: il piccolo viene ferito, e così, «per evitargli ulteriori sofferenze», i capi dello zoo decidono di ammazzarlo. Non gli è andata come a Knut, l’orso polare nato in cattività allo Zoo di Berlino: rifiutato dalla madre, allevato dai guardiani dello zoo, cresciuto come una star amata da grandi e piccini, oggetto di trasmissioni televisive, dvd e di un merchandising senza fine. Il punto è che quando l’orsetto candido fu rifiutato dalla madre, lo Zoo decise di salvarlo, di garantirgli una nuova vita. Con soddisfazione di tutti, si può dire, visto che nel 2007 gli utili del bioparco berlinese aumentarono a 5 milioni di euro.
“Cucciolo 4” non ha la stessa fortuna. «In sostanza meglio la morte dei due cuccioli che la presenza, nel recinto, di un adulto sofferente di turbe comportamentali», si giustifica oggi il direttore dell’istituto bernese Bernd Schildger (un po’ come la storia della giraffa Marius, uccisa e data in pasto ai leoni per decisione del direttore dello zoo di Copenhagen per «problemi di sovraffollamento»). Dicono a Berna che è necessario «avvicinare la natura ai bambini in tutte le sue sfaccettature, anche quelle meno carine». E dice il direttore dell’associazione europea degli zoo e degli aquari, David Williams-Mitchell, che «il pubblico protesta solo quando vengono soppressi animali carini, non quando si tratta di volgari roditori». Ma molti interrogativi rimangono sul tappeto. «È buona regola tenere i maschi lontani dai cuccioli per almeno due anni, e mi chiedo perché a Berna non l’abbiano seguita», afferma Olivier Blanc, direttore del Juraparc di Losanna. E perché è stato consentito a Misha e Masha di riprodursi quando in casi analoghi negli Usa si procede alla sterilizzazione? E perché dopo la morte di “Cucciolo 3” non è stato messo al riparo “Cucciolo 4”? A quanto pare allo zoo di Berna si preferisce lasciare che la natura faccia il proprio corso. Salvo poi esibire un cucciolo impagliato alle scolaresche (in autunno il corpo verrà esposto al pubblico al Museo di Storia Naturale) a dimostrazione di quanto la natura possa essere crudele.

Franco Zantonelli, la Repubblica 30/6/2014