Gianni Mura, la Repubblica 29/6/2014, 29 giugno 2014
MA SE NON CAMBIA NON VINCERÀ
Adesso diranno che Dio è brasiliano, del resto l’hanno sempre detto. Stavolta un sospetto può venire: traversa di Pinilla al 120’, palo interno di Jara all’ultimo rigore. E così un brutto Brasile va avanti e un bel Cile torna a casa. Va avanti il Brasile, bisogna dirlo, senza spinte e aiutini: Webb è stato molto bravo. Va avanti soffrendo più dell’immaginabile, perché stringi stringi non ha, a parte Neymar, molto da mettere in vetrina. Da brividi i due terzini, solo routine i centrocampisti. Da cartellino giallo anche Scolari, che è riuscito nell’impresa di tenere in campo per 105’ il fantasma di Oscar.
Partita emozionante nel finale, ma piena di errori, di tensioni. Vedi autogol cileno, vedi Marcelo che ricambia il regalo. Quando s’accende Neymar, incontenibile per un’ora, s’accende al squadra e con lei lo stadio. Tende un po’ troppo a tuffarsi, ma quando parte sgommando è un bel vedere. E anche un bel temperamento. Sa che è il suo mondiale e non si nasconde, vuole mettere la firma anche su questa partita, sempre più difficile. Ci riuscirà su rigore, perché Bravo, di nome e di fatto, gli para tutto, come a Hulk. Ma se il Brasile arriva ai rigori può ringraziare una persona e una cosa. La persona è Julio Cesar, che tiene in corsa i suoi con una parata d’istinto su un tiro di Aranguiz a botta sicura. La cosa, anonima ma determinante, è la traversa colpita da Pinilla negli sgoccioli dei supplementari.
Le campane a martello per il Cile erano suonate quando il totem difensivo, Medel (1.71) che ricorda in meglio il Mitico Villa era uscito in barella. Il Cile ha battuto il Brasile solo 4 volte in 98 anni, ma stavolta gli è mancato un niente per anticipare il Maracanazo. Brucia perdere dopo una gara così guerriera, ma Sampaoli e tutti i suoi meritano un applauso supplementare, che forse farà solo più male: hanno mostrato come si fa a mettere in difficoltà il Brasile: superiorità a centrocampo, sano agonismo su ogni pallone, spirito di squadra. Ce l’avesse, il Brasile, uno come Diaz o Aranguiz, un sostanzioso direttore d’orchestra. Ma attenzione, se si vince giocando così male, dopo aver visto l’eliminazione in faccia, chissà cosa succederà quando il Brasile giocherà bene (ammesso che con Scolari giocar bene, in senso collettivo, sia possibile). Oggi ha un portiere, uno stopper e un attaccante molto sopra la media. Se non cambia registro, sarà dura. Anche se può consolarsi pensando che un Cile non s’incontra tutti giorni. Il Cile ha gridato che il re è seminudo, ma il re è sempre al suo posto.
Gianni Mura, la Repubblica 29/6/2014