Jaime D’Alessandro, la Repubblica 29/6/2014, 29 giugno 2014
AIRPORT 2024
Il futuro degli aeroporti abita dove meno te lo aspetti e prende forme inusuali. Per esempio quella di una valigia con Gps progettata a Londra, di un’oasi verde con tanto di cascata nell’aeroporto di Kuwait City, o di un robot tedesco capace di parcheggiare le macchine dei viaggiatori presso lo scalo di Düsseldorf. O ancora quella di un edificio lungo la via Salaria, a Roma, dove si lavora a una nuova rete satellitare per rendere più efficiente e sicuro il traffico aereo.
Fra dieci anni gli scali nazionali e internazionali cambieranno volto e con loro il nostro modo di viaggiare. «Oggi sono un collo di bottiglia», racconta Nicoletta Tomiselli dell’Enav, l’Ente nazionale di assistenza al volo che ha una delle sue sedi appunto sulla Salaria. «Da quando l’aereo entra in pista a quando atterra ed entra nell’area di parcheggio il ritardo è spesso irrilevante. In Italia, per esempio, in cinque anni lo abbiamo ridotto quasi a zero». Insomma, i problemi sono altrove e alcuni sono strutturali: code al check-in e al controllo passaporti, all’imbarco, al ritiro dei bagagli e alla dogana. Ore. Ma secondo l’ultimo rapporto di Skyscanner, sito per la ricerca di viaggi frequentato da venticinque milioni di utenti al mese, le cose cambieranno presto. The future of travel , questo il titolo del rapporto che viene reso pubblico oggi, dipinge uno scenario attraverso le previsioni degli addetti ai lavori partendo da tecnologie che stanno entrando in funzione un po’ ovunque. «Entro il 2024 con uno smartphone si potrà caricare il bagaglio al McDonald’s o fare il check-in mentre si beve il caffè», azzarda Patrick Yeung, amministratore delegato della Dragonair, compagnia aerea di Hong Kong. Tutto grazie a sistemi di identificazione rapida delle valigie. In realtà, la British Airways e Microsoft stanno già collaborando a un’app e a un’etichetta digitale da inserire nel bagaglio attivata tramite telefono per eliminare completamente le carte d’imbarco e ridurre al minimo i tempi per l’accettazione. Grazie alla tecnologia near field communication (nfc), basterà accostare lo smartphone alla valigia per associarla a noi e al nostro biglietto contenuto nella app, mentre la sua reperibilità verrà garantita dal Gps integrato, così che sia impossibile perderla. La British intende lanciare quest’etichetta 2.0 entro fine anno. Anche Air France e Klm stanno sviluppando un sistema simile. «Questa è solo la punta dell’iceberg», afferma Martin Raymond, il co-fondatore di The Future Laboratory, agenzia londinese specializzata in analisi di mercato futuribili. «Il cosiddetto “Internet delle cose”, quei cinquanta miliardi di dispositivi che saranno connessi fra loro e al Web in dieci anni, riguarda anche il trasporto aereo».
L’altro grosso ostacolo sono le procedure di controllo dei documenti e i transiti in aeroporto. Di qui una serie di iniziative come il Fast Travel della All Nippon Airways che prevede che tutti i viaggiatori siano provvisti di tablet per fare il check-in in pochi secondi e poi esser guidati attraverso i controlli di sicurezza fino al gate. Agli scali di Londra Heathrow e di Francoforte, invece, usano da tempo il sistema iQueue della Bluelon basato sui segnali bluetooth dei cellulari. Traccia in tempo reale il movimento dei passeggeri così da prevenire code troppo lunghe e ottimizzare i percorsi. All’aeroporto Incheon di Seul in Corea del Sud infine, oltre ai terminali self-service che permettono di fare check-in in tre minuti (contro gli otto minuti medi altrove), le partenze saranno presto gestite con sistemi biometrici che utilizzano il riconoscimento facciale. E la stessa cosa dovrebbe avvenire al terminal T4 del Changi Airport di Singapore, apertura prevista nel 2017, dotato di scanner biometrico, check-in self-service e imbarco digitale via smartphone. Ma ci saranno anche negozi con prodotti che basterà inquadrare con la fotocamera del telefono per poterli comprare e vederseli recapitare a casa senza bisogno di portarli in aereo. «Ogni viaggiatore sarà in grado di autogestirsi, così che il tempo negli scali sarà notevolmente ridotto», sintetizza Greg Fordham di Airbiz, società di consulenza per aeroporti e compagnie aeree.
Ma forse la vera rivoluzione è quella invisibile, per chi viaggia, del sistema Aireon della Iridium del quale la Enav possiede il 12,5 per cento grazie a un investimento di sessantuno milioni di dollari. È il primo sistema satellitare per il controllo del traffico aereo mondiale, attualmente gestito da una rete di radar con voragini enormi lì dove le stazioni non sono costruibili a iniziare dagli oceani. Entrerà in funzione nel 2017 e i benefici saranno enormi. «Gli aerei potranno viaggiare molto più vicini fra loro e le rotte saranno ottimizzate con un risparmio di tempo di circa mezz’ora sui collegamenti intercontinentali», spiega Nicoletta Tomiselli. «E poi, se tutte le compagnie lo adotteranno, nessun aereo andrà mai più perso». Come l’MH370 della Malaysian Airlines scomparso lo scorso 8 marzo. Non è cosa da poco. Soprattutto pensando che, per una volta, al centro di una rivoluzione tecnologica di tale portata in prima fila c’è anche l’Italia.
Jaime D’Alessandro, la Repubblica 29/6/2014