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 2014  giugno 28 Sabato calendario

NON CHIAMATELI TIFOSI

Gli striscioni carichi di insulti e i cori che si levano dalle curve degli stadi sono soltanto la manifestazione più eclatante, forse la meno grave. Perché sono decine i calciatori italiani ad aver subito calci, pugni, spintoni, vere e proprie aggressioni. E la circostanza che maggiormente inquieta è scoprire che nel 47 per cento dei casi il “nemico” è tifoso della
stessa squadra. È un quadro allarmante quello disegnato dall’Aic, l’Associazione
calciatori, alla fine del Campionato. Mentre sono in corso i Mondiali, e in tutti i ontinenti si tifa e si festeggiano le proprie Nazionali, da noi si fanno i conti con ultras ormai scatenati. Gruppi di teppisti che sempre più spesso tengono in scacco club e giocatori, proprio come accaduto qualche settimana fa durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina all’Olimpico di Roma. Il bilancio tracciato dall’Aic dice che il 35 per cento dei
calciatori ha subito violenza fisica, il 28 per cento insulti o avvertimenti, il 13 per cento striscioni contro. E allora ha ragione il portiere Gigi Buffon quando chiede «subito un cambio di mentalità, perché questo non è tifo, questo non è normale. Fa davvero rabbrividire leggere di tanta violenza e intimidazione nei confronti di giocatori la cui unica colpa, la maggior parte delle volte, è quella di non essere riusciti a vincere una partita. E la cosa che ulteriormente mi rattrista è leggere che quasi la metà di queste azioni sono fatte dai propri sostenitori da coloro che dovrebbero con il loro calore e affetto trasmettere quella marcia in più alla squadra».