Daniela Polizzi, CorriereEconomia 30/6/2014, 30 giugno 2014
CIR DIMENTICARE SORGENIA È TEMPO DI PULIZIA IN CASA
L’holding della famiglia De Benedetti studia il riacquisto di bond Per ora la manovra è tenuta sotto traccia in casa Cir. Nei riflettori c’è piuttosto la chiusura della partita Sorgenia, ormai instradata con la firma del term sheet (documento preparatorio) auspicata entro luglio. Un passaggio che porterà, salvo intoppi, all’accordo con le banche che nel tempo hanno finanziato con 1,8 miliardi la società energetica. Ma sullo sfondo la holding guidata da Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini, che proprio oggi saranno confermati presidente e amministratore delegato dall’assemblea, ha già aperto un altro dossier.
La storia
Nel gergo si chiama «liability management», ossia le gestione dinamica delle passività obbligazionarie. Sotto il cappello Cir, significa il riacquisto del bond da originari 300 milioni, lanciato dieci anni fa con una durata extra lunga: 20 anni. La decisione non è presa ma l’opportunità è al vaglio di tutta la prima linea di via Ciovassino a Milano. Vede in prima linea il direttore finanza Michele Cavigioli, impegnato negli incontri con le banche che si sono candidate a condurre in porto l’eventuale operazione. Molte le investment bank che si sono proposte per il buy-back ma le più coinvolte nelle valutazioni sono in questa fase Société Générale e Unicredit, ancora senza un mandato.
Perché Cir ha aperto questo nuovo dossier? Occorre fare un passo indietro. L’emissione era stata organizzata da Lehman brothers a dicembre 2004. Da lì a poco si sarebbero sbriciolati i mercati sotto il peso dei mutui subprime e tassi, rating e metodi di valutazione del debito delle imprese avrebbero cambiato metro. All’epoca era stata un’emissione di successo, con una domanda superiore all’offerta, in un periodo avaro di emissioni ma ricco di liquidità. Anche il tasso era giudicato conveniente per Cir, ma addirittura «tirato» dai sottoscrittori, abituati all’epoca a rendimenti ben più elevati per le emissioni lunghe: il bond ha infatti una cedola del 5,75% e un prezzo di emissione sotto la pari, il che significa un rendimento lordo effettivo a scadenza del 5,85%.
Un buon tasso per l’epoca, meno conveniente adesso. Visto che per esempio la controllata Gruppo editoriale l’Espresso ha emesso ad aprile un bond convertibile di 100 milioni con cedola del 2,65% che servirà per rimborsare una parte di altri titoli obbligazionari in scadenza quest’anno (hanno una cedola quasi doppia, quindi onerosa). Anche se bisogna tenere conto che i convertibili pagano sempre una cedola sensibilmente più bassa rispetto ai bond standard perché gli investitori guardano più al premio di conversione. E’ stata la strada peraltro scelta anche da Sogefi, la controllata nella componentistica auto che a maggio ha piazzato un bond equity-linked sempre da 100 milioni con rendimento del 2% (e con un premio del 37,5%).
La molla
E’ nata così la scelta di valutare il riacquisto, una pratica dinamica che ha sempre contraddistinto la gestione finanziaria della compagnia milanese: tra il 2009 e il 2011 aveva effettuato un buy-back parziale su altri bond emessi. Qualche passo in questa direzione è d’altronde già stato fatto anche questa volta. Ad aprile Cir ha riacquistato titoli di quel bond per 48,8 milioni, riducendo l’impegno a 210,1. La molla è stata l’opportunità delle quotazioni basse alla Borsa di Lussemburgo. Ma anche un altro aspetto ha giocato nella decisione.
E qui torna in campo Sorgenia la cui crisi può tecnicamente far decidere al Trustee (che regola i rapporti tra emittente e bondholder) di chiedere alla controllante Cir di accelerare il rimborso dell’intero bond. Cosa che fin qui non è avvenuta. Anche perché la soluzione dei nodi finanziari del polo termoelettrico e il disimpegno futuro di Cir da quel business potrebbero addirittura, agli occhi del Trustee, migliorare la percezione della solidità finanziaria del gruppo. E persino spingere Standard & Poor a rivedere il rating Cir, sceso da BBB- del 2004 all’attuale BB. Difficile quindi che prima di una ripresa del merito di credito Cir si avventuri nel lancio di altre obbligazioni. Se riacquisterà i residui 210 milioni di titoli, lo farà per cassa (ha circa 500 milioni di liquidità frutto in larga parte del Lodo Mondadori), in attesa di tempi migliori.
La decisione di procedere al riacquisto è strettamente legata alle condizioni di mercato, in questa fase non proprio favorevoli, con le quotazioni del bond al 2024 arrivate a 106 euro (+3,8% da aprile). Segno che c’è chi scommette su un intervento di Cir. Bisognerà lasciare raffreddare gli scambi che già questa settimana sono stati in leggero calo. Si vedrà dopo l’estate.