Paolo Giordano, Il Giornale 30/6/2014, 30 giugno 2014
ECCO RISING STAR, IL NUOVO TALENT ORA IL VINCITORE LO DECIDE LA RETE
È partito pian piano ma ha subito avuto successo. Sia in Israele (dove è arrivato al 49 per cento di share) che negli Stati Uniti (per la gioia della Abc) e in Canada (contentissimi alla Ctv). Ora tocca all’Italia e sembra proprio che in autunno a mandare in onda Rising Star sarà Canale 5, anche se la conferma arriverà soltanto domani durante la presentazione dei palinsesti Mediaset. Più che sostanziali, le novità di questo format (che in Israele originariamente si intitola HaKokhav HaBa, ossia «la prossima stella») sono essenzialmente, diciamo così, logistiche. Il focus è sempre lo stesso: un cantante, perché qui è sempre di di musica che si parla, si esibisce e cerca di ottenere la «promozione».
Lo fa davanti a un muro, senza che i quattro giudici o il pubblico possano vederlo. La differenza è che la «promozione» arriva sostanzialmente soltanto dal web, anzi da laptop, smartphone e tablet grazie a una «app» scaricabile gratuitamente. Per capirci, il conteggio dei voti avviene in tempo reale sul muro davanti al quale si esibisce il candidato, con tanto di esibizione dei volti dei votanti.
Una sorta di rivoluzione.
Il televoto va in pensione, arriva il web. E i giudici hanno un rilievo percentuale inferiore rispetto alle abitudini. Spieghiamoci: a The Voice, per dire, il candidato accede alla fase successiva se i coach «girano» le poltrone, qui no. Qui i giudici hanno, in percentuale, 28 punti complessivi mentre i restanti 72 toccano al pubblico attraverso il cosiddetto «webvoto». Una proporzione molto chiara. Per di più, c’è anche una concreta semplificazione procedurale. Al posto dei tanti codici da digitare durante il televoto (X Factor e il Festival di Sanremo ne sono un esempio) stavolta basterà un semplice sì o no. Difatti sulla «app» ci sono soltanto due tasti; uno blu per dire sì e uno rosso per dire no. Tutto qui. «Volevamo riportare l’aspetto drammatico in ogni fase del voto», ha detto Avi Nir, il capo della Keshet che produce e vende il format.
Di certo si tratta di un esperimento significativo, che ha due conseguenze importanti. La prima è la compressione del ruolo dei giudici, ossia in qualche modo della coscienza critica di ciascuna valutazione. E la seconda è lo strapotere del voto popolare dettato dall’emozione immediata, visto che si può votare già al primo secondo successivo all’inizio dell’esecuzione. In Italia, per di più, c’è un ulteriore elemento: ossia l’uso e la fruibilità delle connessioni internet. Come si sa, il traffico dati web è assai condizionato e limitato da difficoltà strutturali e ambientali. In sostanza: a Milano o Roma la connessione è quasi sempre garantita, ma in zone più periferiche o montane o insulari non è così. E questo potrebbe essere un elemento che inciderà molto sull’aderenza del giudizio finale a quello che sarebbe stato il giudizio effettivamente popolare.
Vedremo.
Per ora rimane che questo format si aggiunge a The Voice, consacrato quest’anno da Suor Cristina e dall’arrivo di JAx, a X Factor, che ripartirà a metà settembre con due nuovi giudici, e ad Amici che è il più longevo oltre che quello finora più rappresentato nelle classifiche di vendita. Una nuova sfida che per ora conferma perlomeno la centralità della musica leggera popolare anche nei palinsesti televisivi.