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 2014  giugno 30 Lunedì calendario

QUEL VITALIZIO DA 160MILA EURO CHE SVELA I PRIVILEGI DELLA CASTA


POLEMICO L’ex ministro Roberto Calderoli
Toh, un altro capitolo nella saga infinita della casta. E dei suoi innumerevoli privilegi. Ma anche un duello a distanza fra la professoressa dalla lacrima facile e il ruvido leghista. Elsa Fornero versus Roberto Calderoli. Anzi, a essere precisi è lui che apre la polemica dopo aver letto l’intervista dell’ex ministro del lavoro al Garantista, il nuovo scoppiettante quotidiano on line diretto da Piero Sansonetti.
Nel colloquio con Francesco Pacifico, Fornero svela un retroscena della sua biografia sconosciuto all’opinione pubblica: «Ho rinunciato al vitalizio da ministro». A quanto ha rinunciato?, la incalza lui. E lei: «Ho preferito non saperlo. Credo che fosse il doppio rispetto a quella di professore universitario». Chapeau. Un gesto da incorniciare di cui all’epoca nessuno ha saputo nulla. Ma Calderoli come San Tommaso dubita e dubita ancora. Legge e rilegge quell’intervista, poi detta direttamente all’Agi un comunicato intinto nel sarcasmo: «Non esiste nessun vitalizio da ministro». Questo l’incipit cui segue la canonica crocefissione di uno dei ministri più odiati degli ultimi anni, la studiosa che ha partorito una contestatissima riforma delle pensioni e ha creato la bolla senza fine degli esodati, scivolati senza saperlo in un limbo senza retribuzione. Dunque il vicepresidente del Senato infierisce: «Per più di un anno il mondo del lavoro e la stesura di una legge criminale che ha massacrato i lavoratori, sono stati nelle mani di una persona che dice di aver rinunciata a una cosa che non esiste. A fronte dell’ennesimo scivolone dell’ex ministro è sempre più necessario consentire ai cittadini di scegliere attraverso il nostro referendum di cancellare una volta per tutte i danni prodotti dalla Fornero».
Insomma, la ministra montiana avrebbe cestinato un privilegio che c’era solo nella sua testa. «Quando ho letto l’intervista al Garantista - spiega al Giornale Calderoli - sono rimasto a bocca aperta e lì per lì mi sono detto: “Stai a vedere che sono l’unico pirla che ha fatto il ministro e non sa di avere diritto a una pensione”. Poi però mi sono informato e i funzionari della Camera mi hanno tranquillizzato: “No, non esiste”. La Fornero dà i numeri. E non è la prima volta».
È proprio così? Da Amsterdam lei ribatte trasmettendo tutta la sua irritazione. «Calderoli è un ignorante e non sa di cosa parla. Come gran parte della classe politica quando apre bocca. Io ho detto no ad una pensione che credo fosse più del doppio di quella che mi spetta come docente universitario. Mi pare fosse addirittura di 160mila euro».
In realtà la storia è un filo più contorta, come spesso accade quando si entra nel grande labirinto della casta. Dove le vecchie regole del sistema retributivo fornivano alla titolare del lavoro un assist per sistemarsi con una sontuosa indennità per il resto della vita. «Il punto - spiega dunque Fornero - è che io ho compiuto 65 anni mentre ero ministro. E un funzionario della Camera è venuto da me e mi ha detto: “Lei può andare in pensione con il suo ultimo stipendio da ministro che è molto più alto di quello da professore”. Io nemmeno lo sapevo, ma ho immediatamente evitato questo giochetto e ho risposto con un secco no. Anzi, per correttezza, ho chiamato mio marito, che se fossi morta avrebbe usufruito della pensione di reversibilità e gli ho posto il quesito, ma lui come la sottoscritta ha respinto con fermezza l’offerta». Niente pensione d’oro. Niente superbonus. Migliaia di euro in meno ogni mese. «Probabilmente - spiega Giuliano Cazzola, esperto di diritto del lavoro - Fornero ha rinunciato alla cosiddetta quota A della pensione che col vecchio sistema, cui lei è agganciata, si calcola sull’ultimo stipendio. Lei aveva un’occasione d’oro per alzare il tetto, ma avrebbe dovuto lasciare l’università. Invece ha continuato la carriera accademica e le retribuzioni si sono abbassate di nuovo». Calderoli però non arretra: «Lei in quell’intervista parlava di vitalizio e il vitalizio per il ministro non c’è».
Il privilegio però c’era. Eccome. All’incrocio fra la selva previdenziale e gli stipendi di Palazzo Chigi. Solo che era acquattato nell’ombra.