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 2014  giugno 29 Domenica calendario

COSÌ L’EURO HA IMPOVERITO GLI ITALIANI


Quante volte andando a fare la spesa ci abbiamo pensato. Quante volte abbiamo cercato di paragonare i prezzi attuali con quelli del 2001, quando l’euro era soltanto un’ipotesi e nel portafoglio avevamo ancora le lire. Ma presi dalla fretta e dalla voglia di concludere gli acquisti per rituffarci negli impegni quotidiani lasciamo perdere, evitiamo i conti e ci limitiamo a constatare che sì, probabilmente i prezzi sono aumentati. Magari malediciamo l’euro ed elucubriamo sul fatto che forse sarebbe meglio tornare indietro. Ma i prezzi sono davvero aumentati? E quanto? Lo spiega nel saggio L’euro è di tutti (Fioriti Editore, prefazione di Matteo Renzi), il giornalista e scrittore Roberto Sommella, direttore delle relazioni esterne dell’autorità Antitrust ed ex condirettore di Milano Finanza.
La risposta si scopre essere semplice ed è proprio quella che avevamo sospettato: sì, i prezzi sono aumentati, eccome. Ma il ragionamento e i calcoli che portano a tale deduzione sono leggermente più complessi, anche se limpidi e inequivocabili nella loro conclusione. Perché secondo Sommella un collegamento tra i mercati finanziari e quelli rionali esiste davvero. Dati alla mano infatti è facile vedere come i prezzi di numerosi (quasi tutti a dire il vero) beni di consumo abbiano subito aumenti esponenziali nel passaggio dalla lira all’euro nel corso di questi ultimi 12 anni in cui la moneta unica è stata in vigore. Prendiamo un simbolo italiano: gli spaghetti. Un chilo di pasta costava nel 2001 1.680 lire, pari a 0,86 euro. Calcolando l’aumento dovuto all’inflazione, adesso per un chilo di spaghetti dovremmo pagare 1 euro e 9 centesimi; invece, ahinoi, il prezzo reale che siamo costretti a sborsare è di 1 euro e 55 centesimi, per un incremento nel periodo 2001/2013 di ben il 42%. Stesso discorso per la carne di vitello, che fa segnare un aumento del 69%, del caffè, che sale dell’83%, fino ad arrivare al 99% per cento di aumento del costo della pizza margherita. Va segnalato anche il rincaro deciso del costo di affitti e immobili ma anche di servizi come i bollettini postali (+33%), i prelievi di contante (+53%), il costo del biglietto dell’autobus (+53%). Spulciando i dati presenti nel saggio di Sommella vengono alla luce anche casi limite. Ci si vuole consolare dal caro vita con un bel cono gelato? Meglio di no, perché il suo prezzo è schizzato dalle 1.500 lire del 2001, (0,77 euro), sino ai 3 euro di oggi per un aumento totale del 206%. Altro che refrigerio, roba da bloccare la digestione. Ma qualche soluzione per uscire dalla stagnazione ed evitare di finire gambe all’aria esiste. In primis non affidarsi solo alle riforme nazionali ma alzare la voce in Europa perché vengano rivisti i Trattati con il consenso di tutti, Germania inclusa. A partire dal fiscal compact, che dovrebbe assolutamente essere ridiscusso in quanto rischia di essere insostenibile per le finanze pubbliche, passando per il patto di Stabilità e crescita, per arrivare al tanto discusso tetto del 3% al rapporto deficit-Pil. Necessario anche ridiscutere lo statuto della Bce, in modo da consentire alla banca europea di diventare prestatore di ultima istanza e permetterle di acquistare titoli per il governo dell’Eurozona al pari della Fed e di tutte le altre banche centrali del mondo. Importante è fare in fretta. «Solo mostrando velocità di reazione ai mille populismi che si vanno affermando si potranno convincere 300 milioni di cittadini che l’euroscetticismo è la strada perfetta per il disastro finale mentre le ragioni che hanno portato alla nascita dell’euro sono le uniche in grado di trasformare l’integrazione monetaria in unione politica prospera e solidale», spiega Sommella. Perché l’euro è di tutti ma nel Vecchio Continente ancora nessuno sembra saperlo davvero.