Dino Messina, Corriere della Sera - La Lettura 29/6/2014, 29 giugno 2014
COME FARE DI VERDI UN LEGHISTA
Come è potuto accadere che tre nomi simbolo del Risorgimento, tre protagonisti assoluti del processo di unità nazionale nel campo della musica, Giuseppe Verdi, della letteratura, Alessandro Manzoni, della pittura, Francesco Hayez, siano finiti nel pantheon antiunitario della Lega Nord? Per rispondere a questa e ad altre domande ci aiuta la lettura del saggio di Anna Di Qual, Revisionismo leghista a 150 anni dall’Unità d’Italia , pubblicato sul nuovo numero della rivista «Italia contemporanea» (Franco Angeli editore). Si tratta di un’attenta analisi dell’annata 2011 del quotidiano leghista La Padania , che ha costituito la maggiore voce dissonante. L’offensiva antiunitaria della Lega si è svolta a partire dalla contestazione della stessa data del 17 marzo 1861, giorno della proclamazione del regno, considerata simbolo del sopruso sabaudo. Altre sono le date da celebrare, come il 25 marzo 421, fondazione di Venezia. Nella costruzione della vulgata storica leghista non è solo interessante la contrapposizione di date e di simboli (il sole delle Alpi e la croce rossa su fondo bianco da sostituire al tricolore), ma la disinvolta costruzione di un discorso antinazionale con gli stessi materiali risorgimentali. Così Verdi, Manzoni e Hayez vengono decontestualizzati dal loro esplicito impegno risorgimentale. Alla stessa stregua le Cinque giornate di Milano e la rivoluzione veneziana vengono raccontate al di fuori del movimento europeo e nazionale del 1848. Si prende insomma dallo scaffale della storia quel che serve per sottolineare gli aspetti localistici senza preoccuparsi dei processi e in ultima istanza della verità storica. Lo spregiudicato utilizzo dei materiali storici riguarda anche i grandi esegeti del Risorgimento. Per esempio, il lessico di Antonio Gramsci, «la Rivoluzione mancata», «il Risorgimento tradito», vengono usati a uso leghista, solo che la Rivoluzione mancata non è quella delle classi popolari, ma delle istanze locali. Il personaggio negativo per antonomasia è Giuseppe Garibaldi, mentre Cavour e Minghetti vengono recuperati per un progetto regionale mai andato in porto. Ma anche qui si esaltano i particolari a discapito di una comprensione complessiva dei fatti e dei processi storici.