Antonio Sgobba, Corriere della Sera - La Lettura 29/6/2014, 29 giugno 2014
QUASI BUONI , DALLA NASCITA
In scena ci sono tre pupazzi e una palla. Il pupazzo al centro passa la palla a quello di destra. Il secondo la restituisce al primo. Ora la palla va a quello di sinistra. Che la prende e scappa via. Tutto si svolge sotto gli occhi di un bambino. Finiti i passaggi, vengono messi davanti al piccolo il pupazzo di destra e quello di sinistra. Di fronte a ciascuno dei due c’è un dolcetto. Si chiede all’infante di prendere uno dei due dolcetti. Che cosa farà il giudice bambino? Sottrarrà il dolcetto al pupazzo a sinistra, quello cattivo. Ripetendo l’esperimento si osserverà che la maggior parte dei soggetti reagisce allo stesso modo. Addirittura capita che il piccolo si protenda verso il pupazzo cattivo e lo colpisca ripetutamente alla testa. Insomma, il cattivo viene sempre punito.
È uno degli esperimenti riportati dal professor Paul Bloom nel suo ultimo saggio Buoni si nasce. Le origini del bene e del male (Codice edizioni). L’autore è docente di Psicologia e si è occupato di infanzia e morale anche nei suoi libri precedenti, Il bambino di Cartesio e La scienza del piacere . Analizzare gli atteggiamenti dei bambini non è semplice: «Sono più difficili da studiare persino dei ratti o dei piccioni, che almeno possono correre in un labirinto o spingere una leva», osserva Bloom a proposito dei suoi studi presso l’Infant Cognition Center di Yale, laboratorio diretto da sua moglie, Karen Wynn. Che cosa dimostrano le sue ricerche? «Alcuni aspetti della morale ci appartengono in modo innato», scrive il professore. Psicologia evolutiva, biologia evoluzionistica e antropologia culturale ci dicono che abbiamo ricevuto dei doni naturali: la capacità di distinguere tra azioni crudeli e azioni gentili, l’empatia, la compassione e un primitivo senso di equità e di giustizia. Questo non vuol dire che la nostra etica in tutta la sua complessità sia presente sin dalla nascita. Ci sono però alcuni fondamenti morali che non vengono dall’apprendimento o dalla cultura e sono il frutto dell’evoluzione.
Verrebbero sfatati così due miti sull’origine della morale. Non nasciamo egoisti e crudeli, per poi acquisire un’etica attraverso la cultura, e non siamo neanche piccoli angioletti dalla nascita, corrotti in seguito dalla società cattiva. Secondo Bloom ciò che è innato non è l’impulso a fare il bene ed evitare il male, piuttosto la capacità di esprimere un giudizio. La moralità inizia coi geni, ma non finisce certo lì.
La nostra vita morale si comporrebbe quindi di due parti. La prima comincia con i sentimenti che abbiamo quando nasciamo. La seconda inizia quando interviene la ragione. Gran parte degli psicologi e dei neuroscienziati oggi la sottovalutano: domina ormai l’idea per cui le nostre scelte sono dettate per lo più dall’istinto e dalle emozioni. Bloom non è d’accordo: «Una parte fondamentale della nostra morale — quasi tutto ciò che ci rende umani — emerge nel corso della storia dell’uomo e dello sviluppo individuale. È il risultato della compassione, dell’immaginazione e della nostra straordinaria capacità di ragionare». Non si può essere bambini per sempre.