Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 29/6/2014, 29 giugno 2014
DOPPIETTA IN FRANCIA PER I FIGLI DI VARENNE (COSTRETTI A EMIGRARE)
MILANO — La fuga dei cervelli restituisce talvolta soddisfazioni alla madre patria, ma non scherza pure la fuga degli zoccoli, specie di quelli costretti a emigrare dalla crisi economica dell’Italia ippica e tuttavia ugualmente capaci di competere ai vertici dell’Europa: ieri in Francia due cavalli italiani entrambi figli del fuoriclasse azzurro Varenne, il 7 anni Napoleon Bar e il 5 anni Pascià Lest, hanno fraternamente trionfato tagliando primo e secondo il traguardo dell’internazionale «Prix de Washington» da 120.000 euro sui 1.600 metri alla media chilometri di 1 minuto 10 secondi e 7 decimi, e battendo tra gli altri il favorito francese Universe de Pan che era reduce dai successi nel «Gran Premio di Oslo» e nella «Corsa di Finlandia» a Helsinki.
Negletta e dimenticata, benché sia comparto che tra addetti e indotto impiega 60.000 persone tra agricoltura (l’allevamento) e sport (le corse agonistiche) ed economia (le aste, le assicurazioni, i concorsi gestiti dallo Stato), l’ippica è una delle misconosciute principali vittime dei ritardi nei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione.
Negli ultimi anni proprio il blocco o lo stillicidio della liquidazione dei premi vinti dai cavalli al traguardo ha infatti messo in crisi le scuderie e di conseguenza inceppato il mondo dell’allevamento, che per definizione ha bisogno di programmare la nascita dei futuri puledri sulla base di un quadro finanziario e normativo certo.
Il risultato è stata la chiusura di molti ippodromi (e quindi a cascata la crisi di allevatori, guidatori, allenatori, artieri), a cominciare proprio dalla sacrilega dismissione della «Scala del trotto»: cioè la favolosa pista record di San Siro, la cui perduta attività ha fatto da sola venir meno circa cinque milioni di euro nel settore.
Ma prima di spegnersi mestamente, l’allevamento italiano continua a esprimere, sull’inerzia del precedente decennio d’oro, valori che ancora innervano tutta Europa, come ad esempio dimostra il fatto che siano ormai più di 100 i Gran Premi vinti in giro per il mondo dai vari figli di Varenne: forse il più forte trottatore di tutti i tempi, ma certamente quello che tra il 1998 e il 2002 riuscì nell’impresa di divenire popolare e familiare nelle case degli italiani come Valentino Rossi o Marco Pantani, a forza di inanellare successi in 52 Gran Premi (compresi due «Prix d’Amerique»), frantumare due record mondiali e uno europeo, e stabilire anche il primato assoluto per somme vinte con 6,3 milioni di euro di bottino sulle piste di Italia, Francia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Norvegia e Germania.
Suo figlio Pascià Lest, che a cinque anni ha da poco superato un milione di euro di vincite, si è visto costretto a cercare fortuna all’estero dopo aver vinto nel 2012 il «Derby Italiano» come nel 1998 il papà, di cui di recente a Stoccolma ha eguagliato il limite cronometrico di 1 minuto 9 decimi e 1 centesimo sul miglio (che non è più record del mondo perché dopo 13 anni lo svedese Sebastian K lo ha abbassato un mese fa negli Stati Uniti a 1 minuto 8 secondi e 6 decimi). E l’altro suo figlio Napoleon Bar, anch’esso alla soglia del milione di euro di vincite, aveva già iniziato a emigrare dopo aver imitato l’illustre genitore nel «Premio Costa Azzurra» al primato della pista di Torino: l’unica rimasta aperta nel Nord Italia da quando non c’è più la Milano di Varenne e della canzone scritta per lui da Jannacci.