Giuseppe Marino, Il Giornale 28/6/2014, 28 giugno 2014
BALZELLI HI-TECH LE NORME SULLA TV PUBBLICA
Tranquilli, il videocitofono non paga. Mamma Rai, dopo le passate polemiche, lo mette addirittura per iscritto, come se qualcuno avesse l’abitudine di sistemarsi in poltrona davanti alla porta di casa a guardare i Mondiali, magari maledicendo il postino che bussa due volte e ci interrompe l’emozione. Il fatto che la tv di Stato arrivi a specificare l’esenzione del videocitofono dal canone la dice lunga sulla pervicacia con cui la tv di Stato ha esaminato ogni possibile apparecchio «atto alla ricezione della radiodiffusione». E non certo perché in viale Mazzini abbiano la passione per i gadget. In Rai il motto è di tutto, di più, pur di far pagare il maledetto abbonamento. A chiunque. E nella tabella pubblicata sul web si includono tra i paganti non solo tv e computer che ricevono effettivamente il digitale terrestre, ma anche quelli solo «adattabili alla ricezione». Ed ecco che il giro si allarga: basta ad esempio avere una «chiavetta usb con sintonizzatore», vedi quella distribuita agli abbonati Sky, un aggeggio che infilati nella giusta presa del pc consentono di vedere gli agognati canali Rai. E se non hai un pc in cui infilare la chiavetta? Non puoi guardare i programmi ma fa nulla: paghi lo stesso. L’unico limite è la fantasia, tanto si sa: per le nostre istituzioni il cittadino è sempre al di sotto di ogni sospetto. Le prossime vittime potrebbero essere i tassisti e gli automobilisti in genere. Se guidare guardando la tv è, ovviamente, vietato, è possibile installare in auto dei piccoli schermi dotati del ricevitore del digitale terrestre, per cui soggetti a canone, che dovrebbero spegnersi quando si mette in moto l’auto. Sono tv da sette pollici che si comprano con cento euro e si collegano alla batteria dell’auto e vengono via con neanche cento euro, cioè meno di quanto i proprietari potrebbero essere chiamati a pagare alla Rai ogni anno.
C’è poi il capitolo cellulari. Ormai ci si può guardar su praticamente qualsiasi programma tv. Le case più note hanno un po’ messo da parte l’idea del videofonino che riceveva il digitale terrestre, ma si trovano ovunque in Italia linee di smartphone cinesi che hanno una funzione apposta per usarli come alternativa alla tv. Alla Rai faranno il tifo perché sbaraglino l’iPhone: con 70 milioni di sim attive si potrebbe arrivare al vero sogno dei vertici del cavallino: ogni testa, un canone.
Il vero nodo è un altro: la normativa che regola il canone è antiquariato, rispetto allo sviluppo delle nuove tecnologie. Il modo più efficiente, dopo l’apparecchio tv, di vedere i canali Rai è attraverso il web. Usando «l’app» della Rai con un tablet si possono guardare i programmi e anche pezzi d’archivio con fantastiche trasmissioni del passato. Eppure a chi fruisce in questo modo dei servigi di Mamma Rai non è richiesto il pagamento del canone: un paradosso. Almeno per ora. Chissà che Gubitosi non ci stia pensando. Così potrebbe chiedere di sborsare anche a chi si collega dal Giappone o dall’America. Allora sì che sarebbe Rai World.