Rita Sala, Il Messaggero 28/6/2014, 28 giugno 2014
«FESTA PER I MIEI 40 ANNI»
SPOLETO Non si vedeva in scena da un po’. Niente paura, Luca Barbareschi, che negli ultimi anni, oltre a far spettacoli e a produrre film e fiction, ha aggiunto due ragazzini alla non piccola schiera dei suoi figli (in tutto oggi sono cinque e l’ancor giovane Luca, appena cinquantottenne, è anche nonno) si ripresenta al meglio con una “festa”. «Sì - racconta -. «Una grande festa per i miei quattro decenni di scena. Quasi non ci credo. Il tempo è passato correndo. Ma il mio percorso non è stato né quieto, né breve, e mi ritrovo con un sacco di passato, artistico e non, alle spalle».
LA PERFORMANCE
Cercando segnali d’amore nell’universo - questo il titolo della performance - va in scena al Festival di Spoleto domani sera, una sola recita, al Teatro Romano. La regia è di Chiara Noschese («Dopo Polanski, con il quale ho avuto l’onore di lavorare, Chiara è il miglior regista che mi sia capitato»). Collaborano con il monologante i musicisti Marco Zurzolo, Piero De Asmundis, Antonio Murro, Beatrice Valente, Gianluca Brugnano.
Luca definisce la sua “festa” «un appuntamento pieno di emozioni, che partono dal cuore di chi sta in scena e arrivano a quello dello spettatore». «Si ride, tanto. Ci sono ironia, elettricità, musica dal vivo, soprattutto verità. Avevo raccolto i miei ricordi, da prima di nascere ad oggi, in un’autobiografia. C’era già l’editore. Poi non ne ho fatto nulla. Ho seguito il consiglio della mia compagna, donna saggia, che mi ha fatto notare come, non essendo io quelche si dice un tipo quieto, magari ai miei figli non avrebbe fatto piacere leggere di tante intemperanze, di tante mattane. Il materiale però è rimasto e ne verso parecchio in questo spettacolo. Stupisce che parli di ricordi ante nascita? Ebbene è proprio così. Ero in pancia di mia madre quando lei e papà si imbarcarono per il Sud America su una nave che aveva a bordo la compagnia di Lucio Ardenzi, Proclemer, Albertazzi, Mauri, Vannucchi e altri grandi attori, in viaggio per una tournée. Ascoltai discorsi di teatro, ruoli, personaggi, produzioni e regie fin da allora. Credo non si sia stupito nessuno se, a diciotto anni, decisi di mettermi in arte anziché iscrivermi, come avrebbe voluto mio padre ingegnere, alla facoltà di Economia e commercio».
IL TESTO
Il testo dello show è un’alternanza di memorie personali e brani degli autori con i quali Barbareschi si è confrontato. Ci sono Shakespeare e Mamet, Tomasi di Lampedusa, Eschilo, Leopardi. Quanto agli intermezzi musicali, si va da Mozart a James Taylor, da Simon & Garfunkel a Chico Buarque. In sintesi? «In sintesi è il ritratto della natura di un uomo - io - che non si è mai risparmiato, anzi, che spesso ha esagerato e qualche volta si è buttato via. Mi diverto e insieme mi intenerisco a mettermi a nudo perché oggi mi sento equilibrato, padrone di me, capace di guardare le cose, anche la mia storia personale, da una certa distanza, con la coscienza appagata. Vittorie e delusioni, euforie e dolori, lo stesso impegno politico, che a un certo punto della mia vita è stato una parte importante, fanno pare di una mistura coloratissima alla quale sono affezionato e che merita di essere messa in palcoscenico. Cercando segnali d’amore nell’universo è una mia celebrazione, ma emozionerà, ne sono certo, anche altri, tutti quelli che ancora credono nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di gioire comunque della vita, strano gioco in cui tutti ci troviamo a recitare».
Ecco perché, in scena, un Barbareschi rutilante e multiforme, allegro e riflessivo, cantante e fine dicitore, calato nei panni di Enrico V, Jacques, Riccardo III, il Principe di Salina, Evtushenko... «Il teatro è un luogo sicuro in cui mi sento finalmente a mio agio, una passione alla quale continuerò a dedicarmi nella consapevolezza che il nostro essere uomini cesserà se non riusciremo a farci entrare amore, fantasia e immaginazione».
È nato a Montevideo, Luca, il 28 luglio 1956. Ha il passaporto uruguaiano. La domanda è d’obbligo: durante la partita dei Mondiali che ha visto l’Italia perdere con il suo Paese di nascita, per chi ha tifato? «Iialia, Italia. Ci mancherebbe. Anche se al mio passaporto uruguaiano sono affezionato e quei primi anni trascorsi in Sud America sono un gran bel ricordo». Cercando segnali d’amore nell’universo sarà a Roma a gennaio 2015, al Teatro Brancaccio.