Pasquale Elia, Corriere della Sera 28/6/2014, 28 giugno 2014
LA PRIMA VOLTA DI ACCORSI IN TV «FACCIO PARLARE I LIBRI DEL CUORE»
Al debutto da conduttore: un amarcord per rivivere le passioni La sua personale recherche. Anzi, nemmeno tanto personale, visto che questo viaggio nel tempo ha deciso di farlo in compagnia di altre persone, artisti, ballerini, imprenditori, musicisti… È con loro che Stefano Accorsi farà il suo debutto in tv come «conduttore». È con loro che «sgranocchierà» madeleine per far riaffiorare ricordi ed emozioni legati ad un gesto preciso: la lettura di un libro. Ma non un libro qualsiasi, bensì quello che ha segnato la loro vita, o quantomeno che sia stato in grado di lasciare una traccia profonda sulla direttrice cervello-cuore.
Ai personaggi che accetteranno di sottoporsi all’esercizio della memoria, Accorsi chiederà di raccontare il romanzo, il saggio (della letteratura italiana) fondamentale della loro vita: il momento in cui l’hanno letto, lo stato emotivo in cui si trovavano, le impressioni che ne hanno ricavato, la lezione che ne hanno tratto, il percorso esistenziale che hanno compiuto sulla scia di quella esperienza. Tutto questo succederà su Sky Arte. «Ci siamo incontrati sull’idea comune di fare un programma in cui potessi mettermi in gioco in prima persona — esordisce l’attore —. E credo che da parte del canale satellitare sia davvero un modo nuovo e contemporaneo di affrontare i classici». L’esordio di «Parole che restano» è previsto per la prossima primavera, otto puntate da 25 minuti ciascuna in cui si parlerà degli incontri fatali tra uomini e libri.
Iniziamo dal suo.
«Con i Promessi sposi . So che può sembrare strano, eppure la figura di Renzo o la descrizione della peste mi hanno sempre affascinato, mi hanno regalato suggestioni che ancora oggi mi porto dentro. Non a caso il primo ebook che ho scaricato sul tablet è stato proprio il capolavoro di Manzoni».
In «Radiofreccia» il suo personaggio, come canta Ligabue, ha «perso le parole». Nel suo programma tv, invece, in qualche modo le ritrova.
«Eh sì, mi auguro che succeda qualcosa del genere. In realtà il progetto per Sky Arte parte dal desiderio personale di riuscire a trasmettere ai telespettatori la bellezza racchiusa in quelle pagine, di come grazie alle parole si possa andar lontano. Ma attenzione, non sarà una trasmissione divulgativa, e non vogliamo nemmeno che si trasformi in un appuntamento con la critica letteraria. La nostra aspirazione è che diventi l’occasione di incontri emotivi girati con un ritmo cinematografico».
Un po’ quello che è successo con gli spettacoli, adattati e diretti da Marco Baliani, «Furioso Orlando» e «Giocando con Orlando» che lei ha portato in palcoscenico.
«È il fascino del teatro di narrazione, di cui Baliani è il capostipite in Italia. Ciò di cui mi sono sempre meravigliato, alla fine degli spettacoli, erano i commenti dei ragazzi: non riuscivano a credere di non essersi annoiati nel seguire, seppur rivisitato, un testo di Ludovico Ariosto. Ecco, bisogna avere passione per fare un passo in più».
E a novembre ci riprova con la rielaborazione del «Decamerone».
«Mi piace questa sfida, che poi proseguirà con Machiavelli. Il mio obiettivo è minimo: sperare che ogni spettatore si porti a casa un po’, solo un po’, di quelle tante parole che rimbalzano nella sala».
«Parole che restano», appunto: con chi inaugura le puntate?
«Con l’artista Mimmo Paladino e con il libro che ha scelto di raccontare: Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Essendo una raccolta di fiabe in lingua napoletana, con lui si è finito per parlare di streghe, sabba, munacielli… Ma anche di come quelle favole si siano poi trasformate in opere d’arte».
Dopo Paladino?
«Sarà la volta del ballerino Roberto Bolle, e dopo ancora del fondatore e amministratore delegato di Yoox, Federico Marchetti; dell’imprenditrice Giulia Maria Crespi; del musicista Paolo Fresu; del creatore di Eataly, Oscar Farinetti».
Lei dialoga attraverso i social?
«Non ho Facebook e non ho Twitter. Già passo molto tempo fra email, sms e telefonate. Altro tempo non lo avrei. E d’altronde, ogni tanto, per me è indispensabile lasciare il cellulare a casa».
Dunque, riassumiamo. Teatro, tv: manca il cinema. Oggi, ad esempio, le consegnano il Nastro d’Argento come migliore esordio alla regia per il corto «Io non ti conosco»: a quando il suo primo lungometraggio dietro la macchina da presa?
«Lo sto scrivendo insieme con Ugo Chiti e Andrea Cedrola. Sarà un noir di ambientazione nordica che trae spunto da storie vere. Ma ne riparleremo più avanti, nel 2015».
Vabbè, ma nel frattempo non se ne starà mica con le mani in mano.
«Figuriamoci! Tra le puntate in tv e le prove per il teatro troverò il tempo per interpretare il protagonista del prossimo film di Matteo Rovere, The Italian Race , ambientato nel mondo dei bolidi da gran turismo. Ma non è una storia sulla potenza dei motori, piuttosto sulla fragilità delle persone che vivono tra box e piste».
Dalla lentezza delle parole alla velocità delle auto da corsa.