Martina Pennisi, Corriere della Sera 28/6/2014, 28 giugno 2014
L’ATTRICE, IL POLITICO, IL DETENUTO ITALIANI IN FUGA DA GOOGLE
Mario Costeja Gonzàlez ha vinto la sua battaglia. Chi scrive il suo nome su Google non visualizza più il risultato relativo all’articolo del quotidiano spagnolo La Vanguardia. Fino a qualche giorno fa qualsiasi utente si sarebbe potuto imbattere in quel link e, cliccandoci sopra, avrebbe scoperto che nel 1998 il ministero del Lavoro iberico ha sequestrato e messo all’asta la sua abitazione. Adesso l’unico modo per risalire all’informazione è andarla a cercare negli archivi della testata: Google, come previsto dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea pubblicata lo scorso 13 maggio, ha iniziato a rimuovere i collegamenti ad articoli o contenuti di qualsiasi tipo con informazioni inadeguate o non più rilevanti sul conto di utenti espressamente citati. Una doppia vittoria per Costeja Gonzàles, che oltre a non doversi più imbattere nei suoi trascorsi economici poco felici passerà alla storia per aver costretto Google con la sua vicenda personale portata all’attenzione dell’Ue a prendere attivamente in considerazione il cosiddetto diritto all’oblio.
Una doppia vittoria di Pirro, però. Il risultato scompare dalle ricerche delle pagine comunitarie del motore come Google.it o Google.es, ma è sufficiente interrogare Google.com, la pagina americana, o Google.sm, versione sanmarinese che agli italiani non crea problemi di lingua, per visualizzare la lista dei risultati originaria. Quando c’è di mezzo Internet le sentenze vincolate a confini territoriali si rivelano inevitabilmente meno incisive. Resta il fatto che il modulo messo online dal motore di ricerca è già stato utilizzato migliaia di volte. Google non dà numeri precisi, anche perché così facendo dovrebbe fornire maggiori dettagli su quanto tempo e quante persone sta dedicando allo smaltimento delle domande, ma le 12 mila inoltrate il primo giorno utile e le 41 mila accumulate nella prima settimana da tutta Europa danno l’idea delle proporzioni del fenomeno.
Storie in attesa di cancellazione arrivano anche dall’Italia. C’è l’assassino che sta scontando 16 anni di galera. Vicino alla scarcerazione per buona condotta, è ancora relativamente giovane, ha 45 anni, non vuole pregiudicarsi un eventuale futuro lavorativo e sta tentando di ripulire i risultati di Google dall’atto commesso. Il passato ombroso di alcuni preti sta invece creando problemi a un’associazione cattolica, che vorrebbe separare il suo buon nome dall’accaduto, quantomeno in Rete. C’è poi una donna citata in articoli su un’indagine su giri di politica e prostituzione. Il suo nome non è nella lista degli indagati, ma online è presente in tutte le ricostruzioni della vicenda.
Coinvolto anche un minore affetto da una malattia degenerativa. Tempo fa è comparso in un video vicino a un personaggio che millantava di aver trovato una cura. Oggi chiunque lo cerchi in Rete viene a conoscenza del suo stato di salute. Nel caso della donna che dava consigli su un forum il problema coinvolge altri utenti: lei ha smesso di collaborare con il sito ma le informazioni di chi le dava nome, cognome, età e dettagli sulla patologia sono ancora in bella mostra. Le persone citate si rivolgono a lei, minacciando querele. E la donna è andata a bussare alla porta di Google.
Storie, all’italiana, di ogni tipo: dall’attrice che vuole eliminare le recensioni di inizio carriera in cui veniva definita più bella che brava al manager citato nei fallimenti di due società. «Mi hanno contattato anche politici di tutti gli schieramenti e livelli», racconta l’avvocato Fulvio Sarzana che in queste settimane ha ricevuto una trentina di clienti intenzionati a rivendicare il diritto all’oblio in Rete e a farlo con l’ausilio di un legale.
La possibilità di scomparire dalla prima fonte di reperimento delle informazioni online fa evidentemente gola a molti, che non devono però dimenticare che Google scrive a fondo pagina di aver link. Come ha sottolineato lo studioso di Internet Evgeny Morozov, sapere che qualcuno ha fatto qualcosa di negativo senza essere a conoscenza di cosa si tratti precisamente può avere l’effetto contrario: la nostra immaginazione è in grado di andare ben oltre la realtà. Per la quale, altro aspetto da non dimenticare, c’è sempre Google.com.