Luigi Offeddu, Corriere della Sera 28/6/2014, 28 giugno 2014
IL DINOSAURO FEDERALISTA MEDIATORE PER OGNI STAGIONE
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Proprio questa mattina, The Economist di Londra lo presenterà così sulle sue pagine: un dinosauro che ha in una zampa un bicchiere ricolmo, e nell’altra una sigaretta. Titolo dell’articolo: «Presidente per caso». È il benvenuto inglese a Jean-Claude Juncker, nato 59 anni fa in Lussemburgo sotto il segno del Sagittario, l’uomo che più a lungo di chiunque altro ha governato un Paese in Europa, ed è stato ora indicato come futuro presidente della Commissione europea in quella che David Cameron chiama «una brutta giornata». Ma «che cos’ha la Gran Bretagna contro Juncker?», si chiede perfino la Bbc, rispondendo poi con un filmino di 60 secondi. E il succo del filmino è: «L’uomo è troppo federalista, troppo attaccato a una certa idea di Unione Europea». Altri media britannici l’hanno chiamato «l’uomo più pericoloso d’Europa». Il Telegraph supera tutti sul Web: solo 4 ore prima della decisione del Consiglio, dipinge i leader europei «preoccupati per come beve Juncker, accanito fumatore… ne hanno parlato nei loro incontri». Manca solo qualche critica al tipo dei calzini o boxer indossati. Ma bicchieri o no, sigarette o no, questi stessi leader poco fa descritti «preoccupati per come beve», ora hanno scelto proprio lui, il candidato appoggiato da Germania, Francia, Italia, Svezia, Olanda e altri, tutti i Paesi maggiori. E non lo hanno scelto (non soltanto, almeno) perché così ha comandato la signora Angela: ma perché Juncker — come nessuno nega — con tutti i suoi pregi o i suoi difetti è il politico più esperto e longevo d’Europa, il più collaudato nelle mediazioni fra blocchi diversi, quello che ha dentro di sé più memoria storica. Compresa quella del suo essere nato in un minuscolo Paese, al confine fra i due mondi tedesco e francese che più volte si sono contesi le redini del continente, padrone delle due lingue e delle due culture: cosa che si dimentica spesso. Ma Juncker è anche, nella visione di Berlino, Parigi e Roma, il garante di quella stabilità oggi minacciata dai movimenti anti-europeisti. E di quella sintesi fra il pianeta socialdemocratico, e quello popolare-democristiano, che alla fine è sempre stata la chiave di risoluzione delle incertezze europee: all’Europarlamento, come in Commissione o al Consiglio europeo. Laureato in legge, a 20 anni Junker è iscritto al partito cristiano sociale. A 28 anni, già alleato con i socialisti, è ministro del Lavoro, e a 30 ministro delle Finanze. Poi, dal 1995 al 2013, primo ministro. E per 8 anni, capo dei ministri delle Finanze europei nell’Eurogruppo. Dal 1979 sposato con Christiane, è stato amico di Mitterrand e Kohl quando ancora Angela Merkel era una studentessa nella Germania Est; ha presieduto con gli altri alla nascita dell’euro, al Trattato di Maastricht, al Trattato di Lisbona. Nel 2006, gli assegnano il premio Carlo Magno dedicato agli europeisti più illustri. Nel 2013, per uno scandalo affollato di spie e spioni, il suo governo cade. E ogni tanto, giunge all’ex premier qualche accusa — finora mai provata — di scandali finanziari. Ma Junker punta sempre sull’Europa, e vince. Senza mai perdere un certo umorismo da folletto che l’ha sempre accompagnato: «Quando le cose si fanno serie bisogna dire qualche bugia. E sì, quando abbiamo fatto l’euro, ho dovuto mentire...». La sua proclamazione a presidente avverrà il 18 luglio, in un vertice straordinario. Poi, si penserà all’altra nomina centrale, cioè a chi sostituirà Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo in scadenza il 30 novembre. Ieri, a Roma, è circolata la voce di un appoggio di David Cameron a un’eventuale candidatura di Enrico Letta: «Fino ad oggi, il nostro primo ministro si sta concentrando sulla presidenza della Commissione — spiegano ancora nel pomeriggio fonti diplomatiche britanniche —. Lui e Letta hanno una buona relazione personale, consolidata nel loro incontro a Roma, nel luglio 2013. Ora, comincerà il processo per scegliere il presidente del Consiglio europeo. Al momento, non potremmo dire nient’altro…».