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 2014  giugno 29 Domenica calendario

E L’UNIVERSO FECE RUMORE

La scoperta della Radiazione cosmica di fondo dovuta a Arno Penzias e Robert Wilson cinquant’anni fa (1964) è il clas­sico caso di serendipity, dove con questo termine si indica una scoperta inaspet­tata o più precisamente la scoperta di u­na cosa mentre se ne sta cercando un’altra. La scoperta fu considerata una delle più importanti del ventesimo secolo e dimostrava che il nostro universo era per davvero nato da una gran­de esplosione, il famoso big bang, evento acca­duto circa 14 miliardi di anni fa.
Ma andiamo con ordine. All’inizio degli anni Ses­santa del secolo passato la Bell Telephone prese al­le sue dipendenze due ingegneri, Pensias e Wilson, e affidò loro il compito di modificare uno speciale tipo di antenna per captare i segnali provenienti da Telstar, il nuovo satellite per le comunicazioni che sarebbe stato lanciato nel luglio del 1962 da Cape Ca­naveral. L’antenna assomigliava al corno usato dai pastori svizzeri e aveva una ’apertura’ di quasi due metri quadrati.
Ben presto, però, i due ingegneri si trovarono di fron­te a un fatto inspiegabile. L’antenna, infatti, regi­strava un ’rumore’ molto debole ma costantemen­te presente. Penzias e Wilson dedicarono un intero anno per cercare di capire la fonte di questo miste­rioso rumore. Analizzarono accuratamente la loro antenna, verificarono tutte le saldature, ma senza ve­nire a capo di nulla. Poi, secondo uno di quegli a­neddoti che fanno sempre da corona a certe im­portanti scoperte, si pensò di aver individuato la causa in un nido di piccioni scovato in una cavità del­l’antenna. I due volatili, ovviamente, furono imme­diatamente sfrattati, la cavità fu ripulita con cura ma evidentemente la coppia di pennuti non c’en­trava proprio nulla perché il ’rumore’ persisteva.
A questo punto i due ingegneri presero carta penna e calamaio e stesero una relazione del loro lavoro, che verrà pubblicato nel maggio del 1965 su A­strophysical Journal, limitandosi a sottolineare la presenza del rumore, ma senza avanzare nessu­na ipotesi sulla sua origine. Nella loro relazione, però, i due ingegneri descrissero l’identikit del ru­more definendolo un segnale emesso da una sor­gente alla temperatura di 3 gradi Kelvin (3 gradi K corrispondono a -273 °C).
Il caso volle che l’artico­lo venisse letto da alcuni astronomi dell’univer­sità di Princeton che, guarda caso, dopo avere ipotizzato l’esistenza di un rumore del genere stavano per costruire u­na antenna per catturar­lo. Ma dopo aver letto l’articolo compresero su­bito che quanto avevano ipotizzato era già stato scoperto dai due inge­gneri.
Detto in parole povere questo rumore sareb­be una specie di eco del big bang e dunque u­na prova inequivocabile che la grande esplosione si è realmente verificata. Al tempo del big bang, in­fatti, l’universo era caldissimo ma a seguito dell’e­spansione andò sempre più raffreddandosi e oggi la sua temperatura, lontana da fonti di calore (stelle, galassie…), è intorno ai 3 gradi Kelvin, che è proprio la temperatura che corrisponde al rumore che tan­to aveva preoccupato Penzias e Wilson.
Tutti felici e contenti, dunque, per questo scoop i­natteso la cui importanza fu paragonata alla sco­perta dell’espansione dell’universo? Nossignori. Gorge Gamow, di fronte all’entusiasmo per la sco­perta, si arrabbiò moltissimo perché da nessuna par­te trovò citato il suo nome. E aveva tutte le regioni perché molti anni prima il gruppo da lui coordina­to aveva previsto l’esistenza di questo ’rumore’. E due suoi allievi, Ralph Alpher e Robert Herman, nel 1949 avevano pubblicato su ’Nature’ un articolo nel quale affermavano che la temperatura dell’uni­verso doveva aggirarsi intorno ai 5 gradi Kelvin e dunque di poco superio­re a quella rilevata da Penzias e Wilson.
Come si dice, Gamow se la legò al dito e anche molti anni dopo dimo­strò di non aver digerito quello che lui considerò sempre uno sgarbo. E il senso della sua indigna­zione sta tutto in questa dichiarazione che rila­sciò a una conferenza sulle microonde: «Se io ho perso un nichelino, e un altro trova un niche­lino, non posso dimo­strare che il nichelino sia il mio. Però io ho perso un nichelino proprio là dove loro ne hanno trovato u­no!». Ma Gamow non fu l’unico permaloso di questa sto­ria. Anche Alpher ed Herman si associarono nel­l’indignazione e fecero di più. Disgustati per questa dimenticanza, abbandonarono per sempre la fi­sica.
Altri si giustificarono ricordando che lo stesso Ga­mow, a una ben precisa domanda se quell’eco a­vrebbe potuto essere misurato, aveva risposto con un secco «no». Ma forse, come a volte succede nel­la scienza, Gamow e il suo gruppo furono troppo in anticipo sui tempi.
La rivendicazione della paternità della scoperta tenne banco per parecchio tempo e, come scrisse Dennis Overbye, «lasciò una macchia sulle tradi­zioni accademiche della cosmologia, che erano sta­te caratterizzate sempre da un’estrema correttez­za». E probabilmente fu proprio per questo motivo che il premio Nobel a Penzias e Wilson arrivò sola­mente nel 1978, quattordici anni dopo l’annuncio della loro scoperta, quando ormai le acque della po­lemica si erano calmate.